
Mi incantano le pievi o le abbazie di cui è disseminata, per esempio, la Toscana e delle quali apprezzo l'architettura sobria - muri di pietra e soffitti a capriate - quasi totalmente priva di decorazione.
Non pensavo perciò che, col tempo, mi avrebbero affascinato stili completamente diversi quali il barocco, e in certi casi addirittura il rococò.
Ripeto, non amo la sovrabbondanza di decorazione che appesantisce gli interni di un edificio, e del barocco mi è sempre piaciuta più che altro la sua capacità di creare il movimento nelle architetture, come le chiese del Bernini o del Borromini con le loro linee curve, gli ovali, le facciate che si snodano sinuose.
Pensavo perciò - la prima volta che mi sono recata in Germania - che il barocco d'oltralpe, così ricco e ridondante, non mi avrebbe colpito gran che.
Invece mi sbagliavo.
Una cosa è vedere aggiunte di questo stile in tante delle nostre chiese romaniche o gotiche. Altro invece è il barocco d'oltralpe, dove pitture e sculture si fondono perfettamente con la struttura architettonica e la muratura sulla quale fioriscono le decorazioni è chiara, talora proprio bianca.
Tanti sono i capolavori dell'arte tedesca a questo riguardo, ma quello che, veramente a sorpresa, ha esercitato su di me l'impatto più forte è stato il santuario della Wieskirche, la "chiesa nel prato".
Si tratta di uno dei più famosi edifici religiosi della Baviera, nei pressi di Steingaden, che risale circa alla metà del 1700 e presenta notevoli differenze tra l'esterno e l'interno.
Quanto infatti è semplice - sia pure nella sua struttura movimentata - l'esterno, altrettanto ricco e fastoso è l'interno, di un fasto però che non appesantisce l'insieme.
Qui infatti, anche la più ricca decorazione rococò (opera di fratelli Zimmermann), si stempera in un risultato di grande leggerezza attraverso i colori chiari: gli azzurri e i rosati dei marmi che si fondono col bianco dell'intonaco e l'oro degli stucchi.
Ed è la luce l'elemento fondamentale che differenzia questo barocco da quello di tante nostre chiese, una luce che permea ogni particolare sia architettonico che pittorico conferendogli una straordinaria leggiadrìa.
Così, colonne, sfondati prospettici, balconate simili a marmorei ricami, nicchie, persino l'organo, diventano un tutt'uno.
Il bellissimo video che segue - che suggerisco di guardare a schermo intero e di cui ringrazio l'autore per averlo condiviso su youtube - mostra diverse inquadrature dell'interno del santuario e accompagna la visione con una splendida pagina di Schubert : il Sanctus ("Heilig") dalla "Deutsche Messe".
Si tratta di un brano molto popolare anche nelle nostre chiese, nonostante venga cantato in parte con altre parole.
Ma questa versione originale, nella sua solennità, mi sembra adattissima a commentare le immagini della Wieskirche nella quale si venera proprio un'antica statua raffigurante il Cristo flagellato e considerata miracolosa.
Buon ascolto!