lunedì 15 novembre 2021

In cerca di leggerezza - 11

Giuseppe De Nittis : "Passa un treno" 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi ha preso a prima vista il dipinto che vedete. Così, non ho potuto non pubblicarlo subito seguendo un impulso del cuore, sia per il suo indubbio fascino che per i differenti piani della sua leggerezza.
Si tratta dell'opera intitolata "Passa un treno" di Giuseppe De Nittis (1846 - 1884), conservata a Barletta nella Pinacoteca a lui dedicata.

Amo da anni questo artista per le sue atmosfere ricche di intensità, i suoi cieli plumbei e le sue nubi cariche di pioggia - come per esempio in "Paesaggio lacustre nei pressi di Napoli" che potete ritrovare qui - ma anche per i tanti quadri in cui, data la sua vicinanza agli Impressionisti, protagonista è la luce. Ricordo a questo proposito, solo per citarne due dei più tappresentativi, "Colazione in giardino" e "Nel grano".

Quello del treno non è un tema nuovo nell'arte figurativa e nella letteratura del secondo Ottocento, ma riflette le tante trasformazioni di quegli anni.
Lo troviamo nella pittura di Turner
che già nel 1844 anticipa tale tendenza, poi in alcune novelle del Verga, in diverse poesie del Carducci e successivamente nel Futurismo che - nel Novecento - ne farà un simbolo di dinamismo e velocità. Ma se vogliamo tornare alla musica, possiamo ricordare il celebre "Pacific 231" di Honegger.
Tuttavia, l'opera di De Nittis a mio avviso si colloca su di un altro piano, a cominciare
dal titolo che non è genericamente Il treno, ma Passa un treno, il che ci riporta ad un'azione presente, come se quella scia di fumo chiaro che irrompe improvvisa nella campagna si snodasse leggera anche per noi, tanto corre in primo piano davanti allo spettatore.

In questo dipinto, forse ideato durante uno dei viaggi dell'artista da Barletta - sua città natale - fino a Parigi e Londra, la lunga nuvola di fumo biancastro che s'inanella dietro un convoglio e una locomotiva che non vediamo, ci porta via con sè e ci fa sognare.

E la leggerezza che vi colgo - oltre al
biancore che attraversa il quadro trasversalmente divenendone il protagonista - sta proprio in quella corsa, in quella velocità che per qualche momento attraversa il verde circostante e la brughiera solitaria. Una velocità resa con grande efficacia prospettica dalla nuvola di fumo che va man mano a rimpicciolirsi verso l'orizzonte per scomparire chissà dove, mentre il suo irrompere improvviso contrasta con la calma immota della campagna intorno. Una natura solitaria, dicevo, ad eccezione delle due donne chine forse a raccogliere arbusti e - almeno in apparenza - incuranti di ciò che accade accanto a loro. Ma poi chissà!...

Quel treno è forse un sogno di ciò che potrebbe essere e non è, mentre passa con la velocità di una meteora e si allontana verso l'ignoto lasciando dietro di sè il suo impalpabile fumo chiaro.
Ma è insieme un evento improvviso che, simile a un soffio, per qualche
istante può allargare l'orizzonte facendoci percepire l'esistenza di altra vita e altri mondi. Un respiro che si apre, uno sguardo che si spalanca e ci conduce - anche solo con la fantasia - al di là dello spazio presente verso universi sconosciuti come in una sorta di infinito leopardiano.

Al tempo stesso, tuttavia, l'immagine mi suggerisce un senso di caducità, una differente dimensione di leggerezza che mi rimanda a ciò che è fugace e transitorio.
C'è infatti un contrasto tra la campagna ferma
sotto un livido cielo incombente e la velocità di quel fumo attorto che la taglia in due mentre il treno fugge in una corsa inesorabile, metafora forse del rapporto tra l'eterno e il tempo.
A sottolineare tale sensazione è proprio il fascino dei
colori cupi del paesaggio: dal verde scuro della vegetazione, all'indefinito biancore del fumo, fino al grigio di quel cielo disfatto verso il quale si protendono sottili e spogli rami di betulla.
Un dipinto in cui affondare gli occhi e il cuore,
un'immagine che ci parla svegliando in noi altra vita insieme all'inquietudine del tempo che passa.

Così, vi ho associato una musica che mi sembra riflettere la malinconia del paesaggio e insieme il fremito che lo percorre improvviso.
Si tratta di un brano di Jean Sibelius (1865 - 1957) intitolato "The spruce"
(L'abete rosso), ultimo dei "Cinque pezzi per pianoforte op.75", composizioni brevi, di lieve cantabilità ognuna della quali è dedicata a un albero.
Nonostante il titolo poco abbia a che vedere con il tema del dipinto, la musica
mi sembra adatta all'atmosfera che vi si respira. Una melodia intima e nostalgica che, se all'inizio esordisce lenta, poi nella parte centrale si anima d'un tratto in una cascata di arpeggi che irrompono ariosi e "risoluti" - recita proprio così l'indicazione agogica - muovendo dalla chiave di basso a quella di violino.
E come il treno di De Nittis passa via sparendo all'orizzonte e lasciando di sè solo sognanti nuvole chiare, così la musica riprende dolcemente il tema iniziale per teminare lenta e scandita da note profondissime.

Buon ascolto!

(Tutte le foto sono prese dal web)

 

10 commenti:

Marco Capponi ha detto...

Questa si chiama "Telepatia" ... o quasi! Stasera anch'io mi sono concesso un viaggio ferroviario in musica, ma ho preferito Villa Lobos e il suo "Trenzinho do Caipira" (si scrive così?), che chiude la Bachiana Brasileira n°2.
Il grigiore invernale della vita reale mi costringe a fuggire (idealmente) al caldo dell'Emisfero Australe. Buona serata!

Annamaria ha detto...

Hai ragione Marco! Quel pezzo di Villa Lobos è interessantissimo e riproduce proprio il procedere di un treno.
Grazie di averlo ricordato e buona serata a te!

Gus O. ha detto...

La musica di Jean Sibelius si adatta bene alla straordinaria pittura di Giuseppe De Nittis,
impressionista di grande valore.
Ciao Annamaria.

Annamaria ha detto...

Sì Gus: come scrivevo, al di là del titolo il brano musicale mi è parso adatto a questo De Nittis davvero affascinante.
Grazie e buona giornata!

Caterina ha detto...

Conosco Giuseppe De Nittis e apprezzo tanto la sua pittura. A mio avviso il brano che hai scelto si sposa perfettamente con il dipinto. Quando l'ho ascoltato osservando il quadro, una malinconia piacevole mi ha attraversato il cuore, facendomi pensare proprio al tempo che passa, al fatto che la stessa scia di quel treno sia evaporata da secoli. E' tutto un continuo divenire. Bellissimo post. Buona serata, Annamaria.

Annamaria ha detto...

Ciao Caterina! De Nittis è un artista affascinante e questo dipinto mi ha suggerito due diverse dimensioni di leggerezza. La prima è un senso di ariosa libertà, e la seconda però è il senso della caducità del vivere. Il tutto rappresentato da quel fumo che corre e attraversa il quadro. La musica poi fa il resto.
Grazie della tua sensibilità che ha colto i vari aspetti dell'immagine e del brano musicale.
Buona serata!

Rossana Rolando ha detto...

Questa riflessione varia, molteplice, contrastante… a partire dal "contenitore immaginario" del treno che passa, mi ha fatto venire in mente – non so bene perché - la pagina della tazza di tè di Proust, quando in "Dalla parte di Swann" conclude il suo viaggio nella memoria involontaria proprio con l'affermazione "tutto quel che vien prendendo forma e solidità, è sorto, città e giardini, dalla mia tazza di tè". Anche il brano musicale mi ha suscitato questo sentimento di un flusso difforme, composto - ora veloce, ora lento, intessuto di pause – eppure unitario. Grazie! Buona serata.

Annamaria ha detto...

Le suggestioni che l'immagine di un treno in corsa può offrire sono tante e talora contrastanti, così come tanti sono i ricordi evocati dalla tazza di tè in quella celebre pagina di Proust che hai ricordato.
A volte, guardando il dipinto, mi viene in mente anche il Petrarca: "La vita fugge e non s'arresta un' ora..."
Grazie, cara Rossana, e buona serata a te!

Stefyp. ha detto...

Un brano che a suo modo, come il dipinto è molto suggestivo e trovo che abbia anche un che di malinconico. Ho avuto modo anch'io di usare quadri di De Nittis per il mio blog, mi piace la sua pittura. Non ho mai capito cosa, in realtà, mi attragga e mi affascini, forse l'essenzialità? In questo quadro le nuvole di fumo del treno che passa, certamente ci portano a pensare alla vita e alla sua caducità, sembra ricordarci che tutto è provvisorio e non ci resta che vivere il momento per come ci è dato. Grazie, post molto bello. Buon sabato, un abbraccio, Stefania

Annamaria ha detto...

Grazie, Stefania! Hai colto bene quel senso di provvisorietà che può comunicare il fumo del treno in corsa. Certo, è una differente dimensione di leggerezza rispetto alla percezione di mondi sconfinati che le immaginei del treno e del viaggio offrono. Ma mi pare che in questo splendido dipinto - come nel brano musicale - riescano a coesistere.
Un abbraccio di buona serata!