(Foto presa dal web) |
Succede infatti che, di uno stesso autore, in taluni momenti cerchiamo brani che ci sappiano rinvigorire con la loro energia, in altri rasserenare con la loro gioiosa cantabilità o che riescano a placare le nostre ansie con un vero e proprio effetto terapeutico.
Anche se, comunemente, ogni musicista viene identificato per un suo precipuo carattere o un certo modulo compositivo - in parole povere, quando si associa Bach a una fuga o Chopin a un notturno - in quasi tutti gli artisti, tuttavia, l'ispirazione presenta una molteplicità di aspetti che vanno ben oltre le varie definizioni. Definire serve certamente a mettere ordine, ma talora può essere limitante, come accade a volte anche nell'ambito relazionale.
In tutti noi c'è infatti molto più di ciò che coincide con una semplice definizione ed è una ricchezza che non sempre può essere incasellata, ma spesso va al di là di ciò che emerge con maggiore evidenza. E ogni compositore, nella sua versatilità, in fondo è simile a un cristallo ricco di sfaccettature su ciascuna delle quali la luce gioca in modi diversi.
Proprio in Chopin, così celebre per la dolcezza dei suoi Notturni, troviamo insieme la dimensione eroica e patriottica di certi Studi o della "Polacca in La bemolle maggiore op.53", la più famosa. Ma possiamo pensare anche a Mozart, per alcuni versi giocoso e salottiero, ma per altri capace di ricreare - ad esempio nell'esordio del "Requiem" - l'angoscia del pianto e dei singhiozzi.
E se analizziamo la musica di Rossini, famosa per l'allegria movimentata e solare delle sue ouvertures, scopriamo che può essere anche intrisa di una tragicità che mette i brividi, come nel primo tempo dello "Stabat Mater".
Lo stesso si può affermare per Beethoven, Bach, Haydn e tanti altri nei quali troviamo una poliedricità d'ispirazione che consente loro di ricreare in musica ora un clima tragico, ora scintillante, di costruire mirabili architetture sonore o pezzi che ci avvolgono in un'atmosfera di intimità e meditazione.
In ciascuno di essi si può ravvisare un'evoluzione compositiva legata certo alla storia personale, al carattere, agli eventi esterni, ma prima di tutto alla ricchezza di un genio che ha consentito loro di immergersi in una molteplicità di emozioni e di restituircele in note mirabili.
Un genio libero che, per quanto sia inserito nei canoni di una determinata epoca, sa muoversi nel tempo scandagliando passato e presente, ma spesso anticipando anche il futuro. Diversamente, certe musiche non parlerebbero al nostro cuore a distanza di secoli.
Per questo oggi, nella strepitosa interpretazione di Valentina Lisitsa, vi propongo un brano dell'ultimo Beethoven, scritto esattamente due secoli fa.
Si tratta del finale dalla "Sonata n.29 in Si bemolle maggiore op.106", opera grandiosa, armonicamente complessa e irta di difficoltà tecniche nella quale il compositore sembra aver sperimentato ogni possibilità sonora del pianoforte.
Tale aspetto è evidentissimo proprio nella seconda parte del suo movimento conclusivo: un "Allegro risoluto" che consiste in una monumentale fuga a tre voci, in cui Beethoven fonde la propria conoscenza in fatto di contrappunto con lo schema classico della sonata.
Passato e presente, quindi, ma non solo.
Chi ha in mente brani come "Per Elisa" o il famosissimo Adagio intitolato "Al chiaro di luna" o alcuni movimenti di singolare dolcezza tratti, per esempio, dalla Sinfonia "Pastorale", può forse restare perplesso davanti a un pezzo simile. Certo, Beethoven è anche quello tempestoso ed eroico di alcune sinfonie e ouvertures, ma qui supera davvero ogni confine verso dimensioni di straordinaria novità.
La fuga viene infatti rielaborata in mille modi, utilizzando tutti gli espedienti polifonici che si possono applicare in questo campo, ma insieme le risorse di un' inesauribile creatività. Così, il tema si sviluppa, scompare e riappare in un magma sonoro di incredibili proporzioni che talora sembra quasi destabilizzarsi anticipando vertiginosamente il futuro.
Un Beethoven più che mai versatile e ricco di sfaccettature innovative, che le mani della Lisitsa ci regalano con una padronanza del pianoforte a dir poco prodigiosa.
Buon ascolto!
12 commenti:
Magistrale interpretazione, affascina seguire quelle dita correre sulla tastiera e superbo il brano di Beethoven ricco di vivacità ed estro.
Mi piace, anche se diverso da altri. D'altra parte è naturale che ogni compositore,ogni artista in generale, nella sua espressività, sia influenzato dallo stato d'animo del momento, che darà luogo a creazioni anche molto distanti tra loro.
Buona domenica, cara Annamaria, un abbraccio
Stefania
La Lisitsa è superlativa, non solo per il tocco morbido e insieme deciso, ma anche per la sua prodigiosa memoria!!! Pensa, cara Stefania, che questa è una delle Sonate più lunghe e complesse di Beethoven, dura in media tre quarti d'ora. E occorre anche una concentrazione straordinaria date le diffoltà tecniche.
Sono contenta che ti sia piaciuta: io ho avuto bisogno di risentirla parecchie volte, ma poi ne sono rimasta affascinata tale è la fantasia del compositore nel rielaborare il tema della fuga fino ai limiti del possibile.
Grazie, un abbraccio e, ormai, buona settimana!!!
Grande Beethoven e fantastica la pianista. Tante sfaccettature di un cristallo queste note in cui l'autore è riconoscibilissimo e riporta ad altre composizioni sue, come la seconda parte del "Chiaro di Luna" e tante altre.
Grazie per questo prezioso, splendente e multisfaccettato cristallo.
Un abbraccio.
egle
Sì, cara Egle, l'ultimo tempo della Sonata n.14 - proprio quella che comincia con l'Adagio "Al chiaro di Luna" - al contrario dell'inizio è un movimento vivacissimo e tempestoso. Certo la Sonata 106 per la sua energia può ricordarlo, anche se, armonicamente, a me pare che vada ancora oltre, verso una straordinaria modernità.
Grazie a te e un abbraccione!!!
Eccezionale brano, scelto, come sempre, con competenza!
Un abbraccio
Sì, caro Stefano, un Beethoven straordinario, reso ancor più eccezionale dalla superlativa interpretazione della Lisitsa.
Un abbraccio a te e grazie!!!
Come sempre mia cara Annamaria hai centrato in pieno. La musica quante sfaccettature ci regala, i compositori quante armonie scrivono ricche di emozioni vibranti, talora cupe, tristi, allegre, vivaci , tragiche.
La musica è come la vita , piena di sorprese che spesso trascuriamo, non vedendo i cristalli che luccicano dentro di essa.
Abbraccio stritoloso
Proprio come la vita, sì, cara la mia NELLA, con tutta la sua ricchezza di luci e ombre. La musica riflette le dimensioni infinite del cuore che i compositori sanno cogliere e regalarci splendidamente.
Bella la tua osservazione sui cristalli che luccicano in essa e che dobbiamo imparare a vedere.
Abbracci da stritolo, sempre!!!
Esatto, concordiamo, le definizioni per certi versi aiutano ma per altri limitano e credo che ad essere solo in un certo modo ci si affosserebbe. Variare ci arricchisce. Io, nel mio creare, ho degli amori ma se ad un certo punto non mi dedico anche ad altro mi sento soffocare!
Siamo tutti (artisti e non, nella vita in genere) riconoscibili per un certo carattere ma in diversi contesti, con diversi umori e diverse compagnie, siamo anche altro. Di tanti (me compresa) ho sentito dire cose come "ah ma fuori da casa sembri un'altra persona!".
Il titolo "Come un cristallo" è una suggestione stupenda per lasciarsi conquistare da questa musica, grazie, altrimenti non so se avrei saputo apprezzarla, per bravura d'esecuzione certamente sì ma emotivamente stavolta serviva proprio il tuo aiuto, il tuo spunto.
Cara Anna, l'ultimo Beethoven a volte non è di approccio immediato neppure per me.
Tu comunque sai cogliere a fondo il senso di certi miei post con la chiarezza che ti deriva dalla tua esperienza artistica e probabilmente dal tuo carattere.
Grazie di cuore per questa comprensione!!!
Carissima, mi sono particolarmente emozionata nel leggere questo tuo post che inizia paragonando la musica ad un diamante dai cristalli perfetti e diversi che si combaciano in un'unità perfetta.
Ed è questo il segreto che ci fa amare così tanto la vita e la musica dell'immenso Beethoven! In ogni cristallo, scopriamo la sua vita, i suoi cambiamenti e quell'inno alla gioia nel voler creare e innovare nella piena consapevolezza che il compositore compone fino all'ultimo istante della sua vita.
Straordinario, drammatico, è il momento nel quale il grande Maestro, in punto di morte, innalza la mano verso Dio pronunciando un'unica assoluta parola:"Perchè?"
Un abbraccio
Adriana
Hai ragione, Adriana! Straordinario e drammatico ciò che riporti su Beethoven, un interrogativo che - se possibile - accresce ancora la sua grandezza.
Ti abbraccio anch'io e ti ringrazio!!!
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