Dolce, vellutato, felpato, morbido, timido, curioso, attento, spaventato, guardingo e via dicendo....
Gli aggettivi si potrebbero moltiplicare per definire il piccolo gatto grigio che vedete, ritratto in una foto che ho trovato sul web e che desidero condividere con voi.
E mentre ringrazio lo sconosciuto autore del bellissimo scatto,
non posso non pensare a quale espressività ricca di sfumature e di
emozioni ci regali questo semplice micio col suo sguardo che, da un lato,
ci osserva di soppiatto quasi spiandoci, seminascosto da una tenda, e dall'altro sembra fissarci serio, dritto negli occhi.
Che
fa? Vuole forse giocare a nascondino? O è spaventato
da qualcosa?
Ha paura o aspetta il momento buono per uscire allo scoperto e combinare qualche marachella? O con quel musetto vicino al quale s'intravvede una zampina vellutata cerca solo coccole?
C'è un che di tenero in questo micetto, forse per la tendina bianca che sembra accarezzarlo, ma ciò che ci cattura irrimediabilmente resta la sua espressione, uno sguardo a cui non si può sfuggire e che c'interpella:
"E tu chi sei?" - sembra dire - "Sei uno che ama i gatti? Mi vuoi?...".
Appunto....e io chi sono?
Potrei rispondere che sono una che ama la musica e allora oggi - proprio ispirata da questa foto - ho scovato un brano di Ludwig van Beethoven che mi sembra adatto all'argomento e che chi ha dimestichezza col pianoforte avrà certo suonato: il "Rondò un Do maggiore op.51 n.1".
Chissà se Beethoven ha mai posseduto un gatto!
A dire il vero, i sacri testi non dicono nulla e se provate a digitare sul web gatto e Beethoven, trovate il titolo di un libro per bambini ("Il gatto di Beethoven" di Roberto Calogiuri, con disegni di Nicoletta Costa, ed.Gallucci) completo di un cd con una trascrizione per pianoforte dell'Inno alla gioia.
Un modo intelligente per avvicinare i più piccoli alla musica e una storia piacevole, ma totalmente inventata dall'autore.
Invece, io credo proprio che Beethoven il gatto l'avesse, e se faccio lavorare la fantasia - dai....sono in vacanza, lasciatemi divertire un po'! - m'immagino uno di quei bei micioni che passeggiano impettiti e sornioni sulla tastiera stile cartone animato, pasticciando un po' e magari facendo i dispetti al pianista.
Dite di no?....Che Beethoven era un tipo troppo serio e una cosa del genere non può stare?
Ma io continuo a pensare di sì: in fondo i gatti sono dei romanticoni, amano la notte, i tetti, forse anche il chiaro di luna....E del resto non sarebbe l'unico compositore ad essersi ispirato a loro: esiste infatti un famoso "Duetto buffo di due gatti" per soprani, attribuito nientemeno che a Rossini!
Insomma, già lo sapete che ho le mie manie, ma - scherzi a parte - mi sembra davvero che questo Rondò talora rispecchi l'incedere di un gatto quando trotterella per i fatti suoi, poi si ferma in agguato, spicca un salto e infine si lancia in una corsa tempestosa e travolgente.
O quando invece fa le fusa e si muove lento, con incedere sinuoso, a passo felpato: lo sentite - vero? - a 0,28 dall'inizio.....a 1,06.....a 0,55.....e poi a 2,42..... ancora a 3,22 e infine a 5,00??? Spesso è la mano destra a riprodurre questo incedere, ma a volte il ritmo è segnato dalla sinistra e lo potete verificare sul video che riporta lo spartito del brano.
Altrove invece - e lo si avverte con chiarezza - il micio sta inseguendo un gomitolo col quale si rotola in continuazione per poi fermarsi di botto: una lunga pausa, forse con lo sguardo e una zampina alzata, magari per far la posta a un uccellino o nel tentativo di catturare una farfalla.
Dite sempre di no?....Che i miei sono solo luoghi comuni sui gatti e la musica non c'entra?....
In effetti, la mia vicina qui in montagna che ha un bel micio bianco e nero, mi racconta che non è affatto nottambulo e passa la giornata sul divano a sonnecchiare o va a scaldarsi sotto qualche auto in sosta, con tutti i rischi del caso.
Peccato, però: il brano di Beethoven era vario, movimentato, ricco di temi e non privo di echi mozartiani......Che avesse un gatto anche Mozart?????....
Ma su questo ineludibile interrogativo esistenziale chiudo e vi auguro come sempre buon ascolto!
4 commenti:
Bellissima questa idea del gatto che Beethoven potrebbe avere avuto; compagno di casa che passeggia sul pianoforte aspettando il suo coinquilino. Perché no? In questo pezzo si sentono proprio i passi del micio che prova i tasti bianchi e neri del pianoforte. Molto carino! In ogni caso sembra che Beethoven si sia proprio ispirato ai passi felpati e guardinghi di un gatto in questa sua bella composizione.
Grazie, Annamaria cara.
Un abbraccio.
egle
Oh, cara Egle, ho voluto divertirmi un po', ma sono proprio contenta che anche tu, in questo brano, senta i passi del gatto tra i tasti bianchi e neri del pianoforte!
Un grande abbraccio e grazie!!!
La mia dolce Annamaria, quale ardente fantasia e amore per queste note tesoro caro, per tutta la musica, quale attenzione nel mostrarci i vari movimenti del felini del grande compositore, e in effetti seguendo le tue impressioni sembra proprio che i movimenti coincidano..ma.. si per me c'è un ma..
Vedo molto un bel gattone Mozartiano, meno il gatto di Beethoven...ahahaha
Ti stringo da stritolo!
Ah ah, cara NELLA!!! Allora il mio dubbio finale sul fatto che anche Mozart avesse un gatto non era poi così fuori posto!.....
Un abbraccio grande!!!!!
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