"Gioire in Musica" è un piccolo spazio per condividere lo splendore della musica classica e le emozioni che essa suscita in noi; ma anche un luogo in cui raccontare quanto ogni musica nata dal profondo si intrecci alla nostra esistenza nutrendo il cuore e infondendoci vita, sorriso e limpidezza di sguardi.
Andrea Mantegna: "Crocifissione" - Parigi, Louvre.
"La primavera è stata piuttosto fresca. Se il nostro morale è stato un
po' a terra, pazienza, alla fine l'estate arriverà. E anche il momento
delle vacanze. Le vacanze sono un tempo per prendere le distanze dalle nostre
occupazioni abituali. Ma non sono una semplice parentesi. Sono un
momento di relax, ma anche di rigenerazione, di incontri, di
condivisione, di convivialità.
Un tempo di rigenerazione. Ci sarà chi si prenderà qualche giorno per un
ritiro o un pellegrinaggio. Altri rileggeranno il Vangelo, da soli o in
compagnia, come una parola che fa vivere l'oggi.
Altri potranno rigenerarsi nel grande libro della creazione ammirando i
paesaggi tanto diversi e magnifici che ci elevano e ci parlano di Dio.
L'augurio è che possiamo in quei momenti sentire l'invito di Dio a
prenderci cura di questo mondo, a farne, là dove viviamo, un mondo più
caloroso, più umano, più fraterno. Un tempo di incontro, con
familiari e amici. Un momento per prendersi il tempo di vivere qualcosa
insieme. Un momento per essere attenti agli altri, chiunque essi siano. Un
tempo di condivisione. Condivisione della nostra amicizia, della nostra
gioia. Condivisione del nostro aiuto ai figli, mostrando che per noi
contano. Anche un tempo di preghiera. Attenti a ciò che avverrà
nel nostro mondo in quel momento. Preghiamo per coloro che ne hanno più
bisogno, per la pace, per un migliore vivere insieme. Sarà ancora
l'anno della misericordia. Cerchiamo di avere un cuore attento alle
cose belle, a ciascuno e a tutti coloro che rischiano di sentirsi un po'
più soli.
Che le vacanze ci consentano di fare il pieno di
gioia, di amicizia e di rigenerazione. Allora potremo, meglio provvisti,
riprendere la strada insieme. Buone vacanze a tutti!"
Padre Jacques
(Testo pubblicato da Padre Jacques Hamelil 6 giugno scorso, sul bollettino parrocchiale di Saint-Etienne du Rouvray e riportato oggi su"Avvenire.it". Traduzione di Anna Maria Brogi)
Johann Sebastian Bach: Finale dalla "Passione secondo Matteo BWV 244"
Dolce, vellutato,felpato, morbido, timido, curioso, attento, spaventato, guardingoe via dicendo.... Gli aggettivi si potrebbero moltiplicareper definire ilpiccolo gatto grigio che vedete, ritratto in una foto che ho trovato sul web eche desidero condividere con voi.
E mentre ringrazio lo sconosciuto autore del bellissimo scatto,
non posso non pensare a quale espressività ricca di sfumature e di
emozioni ci regali questo semplice micio col suo sguardo che, da un lato,
ci osserva di soppiatto quasi spiandoci, seminascostoda una tenda, e dall'altro sembra fissarci serio, dritto negli occhi. Che
fa? Vuole forsegiocare a nascondino? Oè spaventato
da qualcosa? Ha paura o aspetta il momento buono per uscire allo scoperto e combinare qualche marachella? O con quel musetto vicino al quale s'intravvede una zampina vellutatacerca solo coccole? C'èun chedi tenero in questo micetto,forseper la tendina biancache sembraaccarezzarlo, ma ciò che ci cattura irrimediabilmente restala sua espressione, uno sguardoa cui non si può sfuggire eche c'interpella: "E tu chi sei?" - sembra dire - "Sei uno che ama i gatti?Mi vuoi?...".
Appunto....e io chi sono? Potrei rispondere che sono una che ama la musica e allora oggi - proprio ispirata da questa foto -ho scovato un branodi Ludwig van Beethovenche mi sembra adatto all'argomento e che chi ha dimestichezza col pianoforte avrà certo suonato:il "Rondò un Do maggiore op.51 n.1". Chissà se Beethoven ha mai posseduto un gatto! A dire il vero, i sacri testi non dicono nulla e se provate a digitare sul web gatto e Beethoven,trovate il titolo di unlibro per bambini ("Il gatto di Beethoven"diRoberto Calogiuri, con disegni di Nicoletta Costa, ed.Gallucci)completodi un cd con una trascrizione per pianoforte dell'Inno alla gioia. Un modo intelligente per avvicinare i più piccoli alla musica e una storia piacevole, ma totalmente inventata dall'autore. Invece, io credo proprio che Beethoven il gatto l'avesse, e se faccio lavorare la fantasia- dai....sono in vacanza, lasciatemi divertire un po'! - m'immaginouno di quei bei micioniche passeggiano impettiti esornioni sulla tastiera stile cartone animato, pasticciando un po' e magarifacendoi dispetti al pianista. Dite di no?....Che Beethoven era un tipo troppo serio e una cosa del genere non può stare? Ma iocontinuo a pensare di sì: in fondoi gatti sono deiromanticoni, amano la notte, i tetti, forse anche il chiaro di luna....E del resto non sarebbe l'unico compositore ad essersi ispirato a loro: esiste infatti un famoso"Duetto buffo di duegatti" per soprani, attribuito nientemeno che a Rossini! Insomma,già lo sapete che ho le mie manie, ma - scherzi a parte - mi sembra davvero che questo Rondò talora rispecchil'incedere di ungattoquando trotterella per i fatti suoi,poi si ferma in agguato, spicca un salto e infinesi lanciain una corsa tempestosa e travolgente. Oquando invece fa le fusa esi muove lento, con incedere sinuoso, a passo felpato: lo sentite - vero? -a 0,28 dall'inizio.....a 1,06.....a 0,55.....e poi a 2,42.....ancora a 3,22 e infine a 5,00???Spesso è la mano destra a riprodurre questo incedere, ma a volteil ritmo è segnatodalla sinistra e lo potete verificare sul video cheriporta lo spartito del brano.
Altrove invece - e lo si avverte con chiarezza - il micio sta inseguendo un gomitolo col qualesi rotolain continuazione per poi fermarsi di botto: una lunga pausa, forse con lo sguardo e una zampina alzata, magari per far la posta a un uccellino o nel tentativo di catturare una farfalla. Dite sempre di no?....Che i miei sono solo luoghi comuni sui gatti e la musica non c'entra?.... In effetti, la mia vicina qui in montagna che ha un bel micio bianco e nero,mi racconta chenon è affatto nottambulo e passa la giornata sul divano a sonnecchiare ova a scaldarsi sotto qualche auto in sosta, con tutti i rischi del caso. Peccato, però: il brano di Beethoven eravario, movimentato, ricco di temi e non privo di echi mozartiani......Che avesse un gatto anche Mozart?????.... Ma suquesto ineludibile interrogativo esistenziale chiudoe vi auguro come sempre buon ascolto!
E' sempre una gioia e un'emozione trovarsi di fronte ad uno strumento musicale, sapendo che c'è chisaprà dargli vita, trarne meraviglie,legare quel legno o quel metallo, quei tasti o quelle corde alle proprie mani, alle dita, al respiro, al fiato, al proprio corpo insomma. Ma al di là di tale coinvolgimento fisico, si sa che ogni vero interprete suona prima di tutto con l'anima. C'è sempre un che di sorprendente inquesto, perchè significa certo usare la tecnica, ma ancheandare oltre per superarla, per far parlare il cuorein vista di un abbracciopiù libero e pieno, di un completo abbandono all'onda della musica. E proprio perchè essa evoca, scava, accarezza, illumina, avvince, rasserena e via dicendo, tali moti non possono non passare attraverso tutto l'essere di chi suona. Se poil'interprete di un brano ne è anchel'autore, tale partecipazionediventa cosìintensa e totale che ne deriva una sorta di identificazione tra il compositore e le suenote.
Per questo, oggitorno a Giovanni Allevi che mi sembra rispecchiare tale assoluto coinvolgimento con la musicanon solo neipezzi più articolati e complessi, ma anche in quelli che si snodano sul filo di una nitida semplicità. Così, del musicistaascolano vi propongo "Room 108" che appartiene al suo primo cd per pianoforte solo, uscito nel 1997 e intitolato "13 Dita". Non soquale spunto abbia datoorigine al titolo del brano, ma mi piace pensare che "Room 108" - presumibilmente il numero di una stanza d'albergo - sialegato a un concerto.Forse un ricordodell'ansia che lo precedeo - più probabilmente ancora -della dolcezza del dopo, di quel momento di solitudine in cui, conclusa la serata, il compositore può ripensare agli applausi del pubblico, alle persone incontrate, ma soprattuttoabbandonarsi all'onda di emozioni e di passioneche lo ha coinvoltonel suo amore per la musica.
O forse la stanza lo ha vistosemplicemente intento a contemplareil panorama dalla finestra, ma col cuore ancora colmo di sensazioni. Infatti, è come sein questo branoAllevi ripercorresse interiormente un evento, facendone riecheggiare ogni sfumaturadalla delicatezza alla passione,e le note seguissero l'andamento dell'anima, dei pensieri, di un segreto dettato del cuore. Ce lo dicebene la parte introduttiva che ha certi pianissimo simili a piccole parentesi di intimitàe sembra procederevagando - ora per brevi accelerazioni, ora per impercettibili rallentamenti - quasi il compositore fosse alla ricerca di un filo interiore chepoi si dipananella piùcompiuta e luminosa intensità del tema. Qui, la melodiasi sviluppaprima conuna sequenza di semplici, delicatissime note, sgranateuna ad una,simili a fiocchi di neve che scendono lenti e leggerio atrasparenti gocce d'acqua. Poi, sale in un crescendosempre più acceso e appassionato, segnato da una ricca distesadi arpeggiche, infine, vanno smorzandosilentamente.
Un brano piuttosto breve, ma dietro la sua apparente semplicitàsi cela una grande capacità di far riecheggiareogni singola nota,ogni minima scansione ritmica, la densità di ogni pausa.Nello splendore dell'esecuzione è infatti il suono a prenderci col suo particolare riverbero,col suotimbro più velato o più nitido, ora intimo, ora brillante,nelle lievi accelerazioni della melodia come pure nei passaggi in cui essa si stemperaquasi vellutata.
"Room 108": un ricordo che si dipana piano, una silenziosa meditazione che si fa musica, mentreil compositore guarda dauna finestrail paesaggiosottostante e lo abbraccia col suo cuore colmo di note. Buon ascolto!
Si è aperta il 24 giugno scorso a Milano, a Palazzo Reale, una mostra dedicata all'olandese Maurits CornelisEscher (1878 - 1972),artista che mi ha sempre affascinato per la singolarità delle sue composizioni. Confesso che non sono ancora andataa visitarla, ma l'evento mi ha sollecitato a riprendere in esame alcune delle opere più famose dell'artista e a proporvele qui, anche se si tratta di cennicerto non esaustivi rispetto a quanto si potrebbe dire. Laproduzione di Escher nel campo della graficacomprende infatti un gran numero di litografie, incisioni e disegni,e costituisceun'interessantissima esplorazione delle infinite possibilità che la fantasia ci offre, oltre che un felice connubio tra arte e matematica. Se - come lo stesso Escher affermava - il disegno è illusione, allora attraverso di esso diventa possibile raffiguraremondidove è consentito mescolarevolumi e superfici, dove anche le leggi della fisica possono essere superateela realtà viene osservata da angolature nuove.
"Giorno e notte"
Nelle sue composizioni,a predominare èun movimento senza fine, una sorta di moto perpetuo che scorre attraversogeometrie impossibili, su e giù perscale che sfidanola forza di gravità, tra architetturecostruite sulla base di improbabili prospettive. Ma non mancanoopere caratterizzateda una fissità allucinata einquietante,e altresegnate da uno studiatissimo decorativismocostruito sulla base di regole matematiche.
"Circle Limit I"
Le sue creazioni ci presentano forme in continuametamorfosi:geometrie che si fondono,linee rette che s'incurvano, si ondulano, danzano, quadratichediventano uccelli,osi mutano inpaesaggie città, case e campi, ponti e mulini a vento. Un gioco fantasioso in cuioggetti concreti che abitano fuori di noi vengono- per così dire - connessi tra loro dall'artista che, con la propria inventiva, ne ricavauniversi misteriosi e stranianti.
El'uso frequente della ripetizione, se da un lato ricorda i concetti matematici di infinito e di limite, dall'altro si apre invece alla fantasia lasciando spazio a una ricchezza di figurazioniimmaginarie capaci di coinvolgerci e destare stupore.
"Vincolo d'unione"
A volte, tuttavia,le sue creazionifanno respirareun'atmosferaonirica simile a quella di certi sogni in cui non si arriva mai alla meta e ci si perde in un dedalo di scale o in uno spazio labirintico.
E insieme agli aspetti più inverosimili ebizzarri,alcuneimmaginihanno un ched'inquietante, a cominciare dai due visi rappresentati in "Vincolo d'unione", scomposti e sezionati come bucce,nei qualisi può cogliere una fissità allucinata e surreale. Più che ciò che legale due teste, infatti, si coglie ciò che manca, il vuoto che le penetra rendendole inconsistenti.
"Convesso e concavo"
Nell'insieme dellecomposizioni, mi pare che in Escher si possaleggere ilsenso di una realtà multiforme ma sostanzialmente incomprensibile, all'interno della quale l'uomo si muovecome sperduto esolo.
Basta osservare le piccole figure che -nel gioco di alternanze tra vuoti e pieni - scorgiamo qua e là nell'opera intitolata "Concavo e convesso"; oquelle che troviamo in "Relatività", isolate in mondi prospettici diversi e contrapposti. Si tratta quasi sempre di figure dritte e rigide, assimilabili a dei manichini e l'inquietudine che esse suscitano a mio avviso è accresciuta dalla suggestione del bianco e nero.
"Mani che disegnano"
Un artista dall'ispirazione multiforme, Escher, capace di prenderci conla sua bizzarria simile a un gioco, ma anche conuna grande ricchezza di riferimenti culturali al passato.
Vi sono infatti decorazioni all'interno delle quali possiamo ravvisare l'influsso dell'arte moresca che Escher aveva ammirato a Granada visitando l'Alhambra.
Ma da certe sue composizioni emergono anche riferimenti ad alcuni aspetti illusionistici del Barocco - e a mio avviso può esserneun esempio"Mani che disegnano" - insieme a citazioni della pittura fiamminga edel Manierismo italiano.
"Mano con sfera riflettente"
Davanti a"Mano con sfera riflettente"- dove tra l'altro artista ha raffigurato se stesso - vengono infattiin mente alcuni precedenti famosi:da un lato il particolare dello specchio che fa da sfondo al "Ritratto dei coniugi Arnolfini" di Van Eyck, e dall'altro il dipinto del Parmiginino"Autoritratto entro uno specchio convesso".
E mifermo qui con questicenni per passare alla musica, associando alle immagini di Escher le note del suocontemporaneo Igor Stravinskij (1882 - 1971). E' la "Danza russa" tratta dal balletto "Petrouchka"il brano che vi propongo, del quale - invece della versione orchestrale - ho riportato la trascrizione per pianoforte. Mi pare infatti che renda con maggiore efficacia l'andamento acceso e vivace del pezzo. La pagina è vigorosa, brillante, movimentata, basata su sequenze parallele di accordi dal ritmo sempre uguale e soprattutto martellante.
E la ripetizione continua, quasi parossisticadegli stessi temi musicali coniugati in diversi modi, ci offre un saggio dell'inventiva del compositore, fantasiosa e originale al pari delle creazioni grafiche di Escher. Buon ascolto!