Carlo Saraceni, "Santa Cecilia" |
Parlo della "Festa degli alberi" che cade attualmente il 21 novembre ma che da noi, ai miei tempi, veniva celebrata il 22, appunto in coincidenza con la festa della Santa, patrona della musica e dei musicisti.
Che c'entrano alberi e musicisti???
C'entrano eccome, ma lascio questo discorso a un' eventuale prossima puntata. In realtà, le due cose camminavano insieme anche allora perchè - lo ricordo bene - nel giorno della "Festa degli alberi", si cantava in coro ed eravamo noi bambini a doverci esibire in un parchetto della città dove, alla presenza del direttore didattico e altre svariate autorità, venivano poi piantati degli alberi.
Dico la verità: a quell'epoca, l'amore per la musica in me sonnecchiava ancora sotto la cenere e di quelle mattine di novembre ho in mente solo il freddo, la nebbia e la paura di sbagliare, per cui l'uscita dalle mura scolastiche solitamente accolta con grande gioia e sollievo, in quel caso si trasformava in una sorta di incubo.
Ho frequentato le elementari in una sezione staccata della mia scuola: un tranquillo cortiletto contornato di verde, poche aule e la gioia di sentirsi in un luogo familiare, governato da maestre inflessibili ma bravissime e accoglienti.
E lì, fin dal primo momento mi ero ambientata come fossi a casa mia.
Ma in certe occasioni dovevamo recarci nel plesso principale, e qui l'edificio molto più grande e severo mi metteva una terribile soggezione.
Mi creavano ansia i lunghi corridoi scanditi dalle porte delle classi e dalle file ordinate di attaccapanni, ben diversi dalle nostre cinque aule al primo piano che davano sul ballatoio verso il cortile, come nelle vecchie case di ringhiera.
Non parliamo poi delle bambine che frequentavano la sede centrale: mi sembravano tutte più brave e soprattutto più disinvolte, mentre noi - a confronto - eravamo topi di campagna in mezzo a quelli di città.
Questo discorsino per dire che, il giorno della "Festa degli alberi", dopo essere rimasti impalati, al freddo del parchetto, ad ascoltare i vari discorsi celebrativi, dovevamo cantare insieme alle altre classi della sede, per di più sotto la guida non della nostra, ma della loro maestra di canto: una signora già in età, robusta, pettoruta e a detta di tutti cattivissima!!!
Non ricordo cosa si cantasse, il freddo di quelle mattine mi intirizziva anche i pensieri. Ricordo però un brano che invece la nostra maestra di canto - una dolce ragazza poco più che ventenne - ci aveva insegnato quando frequentavamo la quinta, o anche meno, per prepararci a una ricorrenza primaverile.
Veniva in classe una volta alla settimana, ed era per noi un'ora di svago.
Ma era brava e si faceva ascoltare: ci spiegava i testi e la musica, divideva maschietti da femminucce, ci faceva provare separatamente, infine ci metteva insieme.
E' così che, dopo una serie di lunghe ma piacevoli prove, avevamo imparato nientemeno che un brano dalla "Cavalleria rusticana" di Pietro Mascagni (1863 - 1945). Si trattava del famosissimo coro "Gli aranci olezzano..." : un pezzo che, nell'opera, è cantato dal popolo in festa la mattina del giorno di Pasqua e preceduto da un'ampia e luminosa introduzione orchestrale.
Naturalmente non capivo gran che di musica allora, ma mi affascinava l'alternanza di voci femminili e maschili che cantavano parti diverse e infine si fondevano in perfetta armonia.
E' un brano che non ho mai dimenticato e ve lo propongo qui oggi, nella speranza che Santa Cecilia mi perdoni se la festeggio con un ricordo del tutto personale!
Buon ascolto!
10 commenti:
Splendido questo tuo ricordo.
Anche se dici che allora "la musica in me sonnecchiava ancora sotto la cenere", tuttavia che la tua maestra vi avesse insegnato un brano tratto dalla Cavalleria Rusticana, beh,
mi sembra fosse non solo un segno premonitore, ma un invito pieno di magia alla tua futura grande passione e conoscenza della musica.
Ambra, forse è segno che sto invecchiando, ma certi ricordi della mia infanzia mi riaffiorano nitidi come se li avessi vissuti ieri. E quel coro della Cavalleria Rusticana non l'ho mai perso, è rimasto d'allora in me con tutta la sua suggestione.
Buona giornata e grazie!!!
Adoro gli acuti di Mascagni.
E' bello il tuo raccontare.
Ciao Annamaria.
Bello questo tuo ricordo. Anch'io ho dei bellissimi ricordi d'infanzia legati alla festa degli alberi..ci sentivamo piccoli protagonisti di momenti davvero unici a stretto contatto con la natura.Un apprezzamento per la musica di Mascagni, grazie a te, un saluto Stefania
Grazie di essere passato di qui, Gus, buona serata e buona musica!!!
Grazie, Stefania! Certi ricordi, sia pure lontani, sono sempre un patrimonio di vita prezioso. E immagino che i tuoi siano molto belli, anche perchè - se non erro - vivi in mezzo a una natura decisamente affascinante.
Un abbraccio!
Ero convinta di aver già commentato, ma scherzi della memoria!La festa degli alberi è più recente ai miei ricordi di scuola primaria e secondaria. Avevamo l'aula di canto dove aleggiavano musiche bellissime "Mille cherubini in coro..." le Ave Marie di Gounod e di Schubert
Ah, il pezzo forte era il Nabucco con "L'Arpa d'or:::"E poi a casa il mio papà che amava le opere, non dimenticava di comperare i biglietti per gli spettacoli della domenica mattina: alla Scala o a Palazzo Litta....Quanta bellezza......Grazie e Buonanotte
Cara Lucia, hai commentato in effetti, ma sul post precedente e li' ti ho risposto. Grazie di aver condiviso i tuoi ricordi ricchi di tanta bella musica.
Un abbraccio e buonanotte!!!
Ciao Annamaria carissima.
È vero i tuoi ricordi sono nitidi e magicamente raccontati, questo è un dono dal cielo, come anche la tua professionalità musicale.
È tutto bellissimo, grazie per averlo condiviso con noi.
Abbraccioni.
Cara Pia, ti ringrazio delle tue bellissime parole.
Condividere è per me un'esperienza di gioia, ma una gioia che conosci bene anche tu che, a tua volta, condividi con passione i tuoi svariati interessi.
Abbraccioni anche a te!!!
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