sabato 19 luglio 2014

Per principianti e non

Si sa che le vacanze - quando finalmente arrivano - ci regalano periodi durante i quali, tra altre amene occupazioni, è piacevolissimo dedicarsi alla lettura, senza orologi alla mano, in santa pace, magari su di un prato o una spiaggia poco frequentata, sotto la carezza del sole o della brezza marina.

Ma nel caso queste condizioni ideali non si dovessero verificare e il tempo ci riservasse acqua torrenziale e freddo decisamente fuori stagione - ipotesi del tutto lontana dalla realtà....vero??? - niente di meglio, mentre fuori piove, che una stanzetta silenziosa e riposante, con un libro che ci compensi di non poter stare all'aria aperta a corroborare muscoli e polmoni.

Proprio in questo contesto non del tutto estivo, nei giorni scorsi ho finito di leggere un libro che mi sento di consigliare a chi passa di qui.
Scritto, è proprio il caso di dirlo, a quattro mani da Matteo Rampin e Leonora Armellini - lui medico appassionato di musica, lei giovanissima pianista di fama internazionale - porta un titolo accattivante:  
"Mozart era un figo, Bach ancora di più" (ed. Salani - Euro 12,90). 
Ma oltre a questo, il sottotitolo recita: "Come farsi sedurre dalla musica classica, innamorarsene alla follia e diventarne dipendenti per sempre".

Farsi sedurre???...Innamorarsene??? Appena l'ho visto in libreria, con chiara immodestia mi sono detta: "E' proprio il mio caso!". Così, l'ho subito acquistato e devo dire che l'ho trovato interessante.

Leggero, istruttivo, piacevole, spesso venato di un umorismo che - benchè talora un po' eccessivo - ne facilita la lettura, riesce a comunicare con semplicità e chiarezza contenuti di un certo spessore sia a chi è già esperto di musica, ma soprattutto a chi non la conosce e desidera familiarizzarsi con essa. Inoltre, come ci anticipa il registro linguistico del titolo, ha uno stile vicino ad un pubblico giovane.

Il testo, da un lato prende sinteticamente in esame la vicenda artistica di alcuni musicisti, e dall'altro chiarisce diversi elementi tecnici quali la catalogazione degli strumenti, il significato di alcune forme musicali, insieme alla terminologia usata per indicare il tempo delle varie composizioni.
Di capitolo in capitolo, gli autori delineano una piccola storia della musica classica, senza tuttavia la pretesa di essere esaustivi, ma con l'intento di avvicinare chi legge al mondo delle note e alla sua capacità di suscitare emozioni anche a distanza di secoli.
Numerosi sono gli aneddoti volti a rendere più vicini a noi i grandi musicisti: uomini vivi, presentati nella concretezza dei loro problemi o delle loro sofferenze, ma soprattutto nella lotta per rinnovare la musica anche a costo di rompere gli schemi del proprio tempo e nella straordinaria attualità delle loro composizioni.

Ma insieme alla leggerezza del linguaggio, il testo, soprattutto nella parte conclusiva, è ricco di aperture di grande profondità.
Ne riporto qualche stralcio:

" ....Inoltre (la musica) incita alla riflessione, all'autoanalisi, al lavoro su se stessi.
E in questo scandagliare, in questo approfondire il nostro sè, anzichè lasciarci soli a contemplare le macerie di cui ogni persona è costituita, mostra come il vuoto possa essere riempito in modo mirabile: fa risuonare funzioni primordiali, biologiche, che svelano l'affinità della natura umana con il resto del cosmo (un'affinità, come dimostrano gli scienziati, che ha basi razionali, spesso matematiche), e mentre aiuta a comprendere la complessità pluristratificata della realtà (pensate al rincorrersi delle voci in una fuga), suggerisce un modo per dare ordine al caos e senso al non senso. In altre parole, aiuta a rendere più umano il mondo e più umane le persone."

E ancora:

"Certo, in ultima analisi, la musica è un gioco.
E in quanto gioco è sostanzialmente inutile: ma proprio questa inutilità la rende necessaria perchè, mostrando l'importanza della componente non materiale dell'esistenza, della componente non finalizzata al tornaconto immediato, mostra verità altrimenti inaccessibili, quelle verità che si riferiscono all'ordine spirituale delle cose."

Affascinante poi la conclusione del discorso in cui gli autori formulano l'ipotesi che la musica sia l'anima femminile del mondo perchè il primo ritmo che ciascun essere umano - e insieme ad esso ogni mammifero - avverte quando è ancora nel grembo materno, è proprio il battito del cuore della madre.

E a proposito di artisti innovatori la cui grandezza ha superato i secoli, oggi torno indietro nel tempo ad un musicista che - per quanto non risulti tra quelli presentati nel libro - ha profondamente rinnovato la musica e in particolare il melodramma. Lo ha infatti semplificato dai tanti ornamenti di cui l'aveva caricato l'età barocca, istituendo un rapporto di più stretta complementarietà tra musica e testo poetico.
Si tratta di Christoph Willibald Gluck (1714 - 1787), di cui mi piace condividere qui l'"Ouverture" dell'"Ifigenia in Aulide".
E' uno straordinario pezzo di apertura, concepito davvero in modo nuovo per l'epoca, in quanto non è più considerato come semplice sinfonia d'inizio di un'opera teatrale, bensì come introduzione e specchio di quella che sarà l'atmosfera dell'intera composizione.  
Vi troviamo infatti maestose sonorità talora concitate e tese, alternate a temi venati di grande delicatezza, insieme a un senso di attesa che come un fremito percorre tutto il brano, anticipando proprio il carattere di drammaticità con cui si snoda la vicenda.  
Un pezzo capace di emozionarci ancora oggi, a distanza di circa duecentoquarant' anni !

Buon ascolto!


10 commenti:

Costantino ha detto...

Non sono mai riuscito ad apprezzare la musica classica, che sia la volta giusta?

Annamaria ha detto...

Con la grande sensibilita` che ti contraddistingue, Costantino, riuscirai senza dubbio ad apprezzare la musica classica. Basta solo che tu le dedichi ascolto.
E del resto, ognuno ha le sue passioni: chi e` affascinato dal mondo dei suoni, chi da quello dei colori e via dicendo. Ma anche la vibrazione di colori di un dipinto e` musica!
Grazie di essere passato di qui!!!

Ambra ha detto...

Si, veramente affascinante e realistica la teoria che "la musica sia l'anima femminile del mondo". Verto, il battito del cuore, ma anche quella profonda sensibilità che caratterizza il pensiero femminile.
Adoro l'ouverture di Ifigenia in Aulide e l'eternità di quella musica.

Annamaria ha detto...

Grazie Ambra di questa tua condivisione! Hai detto proprio bene parlando di "eternità di quella musica" che - come vedi - adoro anch'io!!!
A presto!!!

Anonimo ha detto...

Grazie per Gluck, che non ha età e trovo assai moderno o senza tempo.
Credo che ai libri che acquisterò per le ferie estive aggiungerò quello che hai citato. Veramente interessante.
Durante la vita fetale il bimbo che ascolta spesso il medesimo brano musicale, quando nasce e piange, è sufficiente mettere la musica che ascoltava prima della nascita e si calma subito. Straordinario, vero?
Grazie, cara Annamaria, per questi interessanti spunti che ci doni.
Un abbraccio.
egle

Annamaria ha detto...

Bellissimo,Egle, cio` che dici a proposito della musica ascoltata nel grembo materno e dei suoi effetti. Meraviglioso il modo in cui s'imprime in noi!
Grazie del tuo commento!
Viva Gluck!!!

Pia ha detto...

Ma questo è un libro adatto a me, molto interessante! Grazie di avercelo suggerito.
Amo questo pezzo è bellissimo, doppio grazie.
Baci Annamaria.

Annamaria ha detto...

Vero, Pia, che questo pezzo di Glick è magnifico?
Vedrai, ti ritroverai a canticchiarlo per strada, ti rifiorirà dentro da solo, se non lo ha già fatto.
Abbraccioni e grazie!!!

Sandra M. ha detto...

Beh, lo devo proprio leggere!

Annamaria ha detto...

Bentornata, cara Sandra, e grazie!!!