giovedì 24 aprile 2014

"Il quadro dell'eternità"

 Chiesa di San Lorenzo - Lodi
No, non mi sto apprestando a descrivere un dipinto, magari di argomento sacro come, ad esempio, un "Giudizio universale".
E "Il quadro dell'eternità" non è neppure un saggio sull'aldilà o un articolo di ipotesi su ciò che pensiamo ci sia dopo la morte. No. 

E' invece un'espressione che usava mia mamma - quando ero adolescente ma anche un po' più in là - e mi è tornata in mente pubblicando il post di Pasqua con la "Resurrezione" di Callisto Piazza che si trova proprio nell'abside della chiesa che vedete qui.

"Non fare il quadro dell'eternità!..." era la raccomandazione che lei mi rivolgeva sempre per dirmi di rientrare puntuale per la cena. 
Con questa espressione, infatti, amava definire la sosta - a suo dire, appunto...eterna! - che io e i miei amici, usciti dalla Messa feriale delle sei di sera, eravamo abituati a fare animando il sagrato col nostro discorrere e con la nostra allegria.
Era proprio il sagrato di questa chiesa il luogo di ritrovo e di scambio, il teatro del "quadro dell'eternità": tre quarti d'ora - minuto più, minuto meno - passati in chiacchiere, confidenze, risate, discussioni, insomma nel fervore e nella gioia del raccontarsi alla fine di una giornata.

Sto parlando di un passato piuttosto remoto: chi frequentava ancora le superiori, chi invece andava a Milano all'università e arrivava di corsa dalla stazione a prendere un ultimo scorcio di Messa e ad attardarsi poi con gli amici. Qualcuno più grande già lavorava. 
Eravamo in tanti: una compagnia varia nella quale s'intrecciavano amicizie, aspirazioni, ansie, iniziative, nel tentativo di un dialogo vero anche se non sempre facile. Avevamo ottimi maestri sotto la ferrea guida dei quali i fermenti dell'età ci portavano talora a scalpitare, ma in realtà li amavamo come fondamentali riferimenti.
Ed era anche questo il bello: potersi affacciare alla giovinezza imparando a confrontarsi con dei valori, a guardarsi dentro, a misurarsi con le prime vere difficoltà affrontando insieme il cammino non sempre piano di chi cerca la propria strada.

Tramontava il sole, scendevano le prime ombre, il quartiere andava facendosi più silenzioso, ma nella luce del crepuscolo o nel buio - secondo la stagione - il nostri discorsi non avevano fine. 
Il sagrestano a un certo punto chiudeva anche i battenti esterni della chiesa, come a sottintendere che era ora di andare, ma che?, noi lì fuori continuavamo imperterriti a chiacchierare allegramente. 
Poi, a poco a poco la piccola folla iniziava a diradarsi, ma cominciava l'altro giro del ritorno a casa. Io accompagno te, tu riaccompagni me e così via: riprendeva l'andirivieni da un portone all'altro, nel vivo di discussioni che volevano scaravoltare il mondo, fino all'ultima sosta all'angolo della strada per darci l'arrivederci al giorno dopo o anche solo al dopocena.

"Ma cosa avete ancora da dirvi - protestava ogni tanto mia mamma - se vi siete appena visti?..."
Ed era proprio vero: avevamo in cuore un'irrefrenabile urgenza di condividere ogni cosa, grande o piccola che fosse.
A pensarci bene, "il quadro dell'eternità" era un po' la nostra "happy hour" di allora: del tutto analcolica, corroborante come una sana amicizia e realmente happy nell'inesausto bisogno che ci animava di dare un senso autentico ai nostri vent'anni.

Così, quest' angolo di città mi è rimasto dentro perchè - seppure non vi abiti più da parecchio tempo - porto disegnate nel cuore le linee sobrie e familiari di quella chiesa, la calda tonalità del cotto, e all'ombra di quella pietra romanica mi sento sempre a casa.
Ritrovo infatti dei fondamenti che mi hanno formato e non posso ignorare, anche se le circostanze poi - come spesso capita - mi hanno condotto altrove. Ritrovo momenti di cui percepivo lo spessore e nei quali coglievo la bellezza della vita nel suo farsi, una bellezza che - lo sentivo fin d'allora - un giorno avrei voluto raccontare.

E a commento di questo piccolo ritorno al passato, mi viene spontaneo postare ancora una volta Bach, riferimento al quale si torna periodicamente come a una sorgente che disseta o a un albero dalle radici salde e dalla chioma sempreverde sotto la quale trovare ristoro.
In un primo tempo, dato il tenore del post che ripercorre un po' le battute iniziali di un cammino, avrei voluto pubblicare una delle sue tante composizioni a scopo didattico. Poi, ripensandoci, ho optato invece per un pezzo decisamente grandioso perchè grandiosi sono stati, in realtà, quegli inizi che ci hanno dato solide basi cui guardare ancora oggi con gratitudine.

Si tratta della "Toccata e fuga in Fa maggiore BWV 540", brano splendido e conosciuto quasi al pari della famosissima "Toccata e fuga in re minore BWV 565", tanto da essere stato inserito in un pezzo di rock progressive, "The only way" (1971), dal gruppo Emerson Lake & Palmer.  
Qui, la clip video - registrata proprio nella Thomaskirche di Lipsia dove Bach è sepolto - riporta solo la prima parte, appunto la toccata: composizione solenne e maestosa che, dopo una lunga introduzione a canone, si apre verso progressioni ricche di gioia e di energico slancio.
E rileggendo il post, sento che questa musica è proprio quella giusta.

Buon ascolto! 

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissima Annamaria! quale regalo mi hai fatto!
Come sai ho condiviso la tua esperienza, che per me è stata determinante per aspetti fondamentali della vita. La gioia proveniva non solo dalla possibilità di amicizie profonde, dall'effervescenza di una vita intellettuale e relazionale eccezionalmente significativa, ma anche dall'incontro con persone che ci hanno guidato ad un approfondimento intelligente e serio della nostra fede, adeguato alle nostre esigenze di razionalità e crescita umana in generale, non molto comune purtroppo a quell'epoca. Né la Matematica né la Fisica mi hanno poi, se pur amate, allontanato da questo orizzonte rispetto al quale ogni mio altro interesse, che pur mi fa gioire, retrocede. un abbraccio carissimo e ancora grazie perché è la memoria di ciò che è fondante che fa vivere. Cosbetti

Annamaria ha detto...

Sono io che devo ringraziare te, carissima Cosbetti, per questa profonda sintonia e per la condivisione del tuo sentire e della tua esperienza. Abbiamo avuto un passato prezioso che, in realtà, non è affatto passato, ma vive ancora dentro di noi e ci alimenta!!!
Ti abbraccio!!!

Ambra ha detto...

Straordinaria l'espressione usata da tua mamma! Mi ha fatto ridere di cuore. C'è in essa un vago rimprovero velato da ironia leggera, ma soprattutto una grande tenerezza e senso di protezione nei confronti della piccola figlia magari cresciuta, ma sempre da difendere da oscuri pericoli, sentimento profondamente sentito da ogni mamma:-)

Annamaria ha detto...

Sì, Ambra, è un'espressione straordinaria davvero quella di mia mamma, arricchita in questo caso soprattutto da quel tocco di ironia che tu hai ben colto. Il fatto è che, mentre noi facevamo "il quadro dell'eternità", lei era a casa ad aspettare con la cena pronta....
Grazie!!!

Pia ha detto...

Carissima Annamaria,
grazie... grazie per avermi fatto partecipe di un tuo bellissimo ricordo e di avermi fatto ascoltare un po`del tuo cuore con questo brano musicale.
Ancora adesso vivo questi momenti di condivisione con il coro, cerco di farlo con intensità, perché so che quando finirà ne avrò una tenera rimembranza, com'è per te.
Un abbraccio.

Annamaria ha detto...

Che bello, Pia carissima, canti in un coro!!!
Grazie del tuo commento: sì,questo che ho raccontato è proprio un pezzetto della mia vita...
E quel brano di Bach è nel cuore!
Grazie e un abbraccio!

amicusplato ha detto...

Complimenti, carissima Annamaria, per questo bellissimo post, nel quale ci fai partecipi di un periodo indimenticabile della tua vita :-)

La grandiosa Toccata di Bach che unisci al post mi fa capire che per te quelle serate sono state davvero qualcosa di speciale (con buona pace di mamma, che di certo però sapeva capire...).

Molto suggestiva la "location" delle interminabili serate... ;-)

Complimenti di nuovo, e un grande e affettuoso abbraccio :-)





Annamaria ha detto...

Grazie di cuore, Antonio, delle tue parole!
Certo, mia mamma sapeva capire, anche se spesso aveva battute di un' ironia così sottile che in casa nostra sono rimaste proverbiali e indimenticabili. E' proprio quell'espressione - "il quadro dell'eternità" - che mi ha restituito un mondo, un clima e tutta una storia che mi ha costruito, nella cornice di quella splendida chiesa romanica.
Poi, Bach....è Bach e le sue note completano quello che le parole non sanno dire.
Un abbraccio di buona e specialissima domenica: vado a piazzarmi davanti alla tv per la Messa dei Papi!!!

Nella Crosiglia ha detto...

Trovo Annamaria bella che ogni tuo post ha come colonna sonora , la musica adatta ..
Potresti essere un ottimo consulente musicale per un regista cinematografico!!!!!!
Non ho ricordi lieti della mia giovinezza purtroppo , la mia vera vita inizia con la danza ( inconscia da piccolina) e con il lavoro al giornale(più grandicella s'intende!!)..Allora la vita si è dimostrata anche generosa, regalandomi per lungo tempo anche un compagno meraviglioso!
Bacio musicale cara amica mia!

Annamaria ha detto...

NELLA carissima.... il lavoro al giornale, la danza e soprattutto il tuo meraviglioso compagno sono come una musica che conservi e ascolti dentro di te! La musica più bella!
Ti abbraccio forte!!!