E' ancora dall'immaginario baule in soffitta cui facevo riferimento la scorsa settimana che prendo spunto per il post di oggi.
Come alcuni di voi ricorderanno, una volta - e diciamo pure ai tempi del mio baule - non potevamo portarci dietro la musica con la facilità attuale e ascoltarla in macchina o anche semplicemente per strada. Non esistevano ancora non solo cd e ipod con relativo auricolare, ma neppure audiocassette.
Era l'epoca del giradischi e del vinile e
ogni ascolto, almeno per me, si traduceva quasi in un piccolo rito. Dovevo stare attenta a come maneggiare il disco per non lasciarvi le mie ditate e poi appoggiarvi la puntina con estrema delicatezza per evitare di graffiarlo rovinandolo così irrimediabilmente.
In seguito, ero entrata in possesso di un giradischi automatico, tuttavia occorreva sempre pulire bene il 33 giri, non un granello di polvere doveva restare sulla sua superficie!
Ma più importante ancora era il silenzio. Non tolleravo che il più piccolo rumore mi disturbasse: la mia camera diventava una sala da concerto.
Oggi, ascoltare musica per conto proprio è diverso non solo perchè schiacciamo un tasto e via, ma perchè è possibile farlo in qualunque situazione, persino immersi nel frastuono di una città e devo riconoscere che, per certi aspetti, anche questo ha un suo fascino. Lasciarci raggiungere dalle note mentre ci troviamo per strada, infatti, o quando siamo in treno e il paesaggio ci scorre accanto, è rendere la musica vera e propria colonna sonora del nostro cammino, tradurla in un colore che la realtà assume o in uno sguardo particolare sulle cose intorno a noi.
Ma quei primi ascolti sui dischi che compravo coi miei risparmi di adolescente o poco più, hanno mantenuto il sapore di una sorta d'iniziazione.
Oltre a tanti 33 giri dedicati a singoli compositori, ricordo che prediligevo alcune compilation - come le chiameremmo ora - che riunivano pezzi di autori vari e per vari strumenti.
In una in particolare, dove Arthur Fiedler dirigeva la Boston Pops Orchestra, avevo scoperto il Largo di Haendel, il Concerto di Varsavia di Addinsell, e la Danza ungherese n.6 di Brahms e per un bel po' di tempo non ero riuscita a separarmene.
Così, è proprio dai ricordi di una di quelle antiche miscellanee che sono andata a prendere il brano che oggi desidero condividere con voi: l'"Introduzione, Aria e Presto" di Benedetto Marcello (1686 - 1739).
La composizione si articola appunto in tre tempi che più diversi forse non potrebbero essere. A un'animata e vibrante introduzione, segue infatti una melodia più lenta che si dispiega dolce e malinconica ripetendosi con svariati abbellimenti.
Ma è l'ultimo movimento, Presto, il vero pezzo di bravura che, dal mio primo lontano ascolto, mi ha poi sempre affascinato con il suo irrefrenabile ritmo.
Qui, attraverso la splendida coesione dell'orchestra d'archi, il brano ci regala vivacità e leggerezza, corsa e danza, gioco e brio, sottolineati dal dialogo dei violini e scanditi dai pizzicati dei violoncelli in un crescendo a mio avviso entusiasmante.
Una musica dalla quale lasciarci portar via, note che restituiscono il sorriso sull'onda della gioiosa energia e della luminosa vitalità che esprimono.
Buon ascolto!
12 commenti:
Però quel rituale, appunto, del disco da togliere dalla custodia, appoggiare sul giradischi, curare che la puntina non lo graffiasse ... era come preparare anima e cuore con amore, con lentezza ad accogliere la musica. Certo, oggi possiamo ascoltare musica in luoghi impensabili un tempo, ma manca la concentrazione e la profondità di un ascolto nel silenzio. In treno o per la strada altri suoni o meglio rumori ci distraggono.
Proprio, Ambra! L'hai detto: "preparare anima e cuore con amore ad accogliere la musica".
Non c'è paragone tra il silenzio assorto della propria stanza e il rumore esterno.
Tuttavia per me, anche ascoltare musica con l'ipod per strada ha un suo fascino, perchè è come se la musica riuscisse a trasfigurare tutto quello che passa sotto il nostro sguardo.
Grazie!
Ricordi, ricordi, ricordi. Molte cose in comune con te, ma era il pianoforte che la faceva da padrone e riuscivo, non so come, ad accennare alla MOLDAVA di Smetana e ad altri pezzi classici che ascoltavo non sempre dal disco dato che nella mia città d'origine si tenevano regolarmente concerti all'aperto. Lo acquistavo quando non riuscivo ad orecchiare perfettamente le note di un certo brano per riprodurle. Mi rendo conto ora di quale fortuna ho avuto: papà che aveva studiato musica e suonava, un pianoforte in casa, scuola elementare comunale con due ore di musica la settimana.
Comunque, viva la musica. Mi ha consolato e accompagnato nei momenti più difficili della mia vita... e ancora accade.
Grazie Annamaria e scusa il lungo spazio che rubo nel tuo blog.
egle
Egle, non devi scusarti di nulla! Anzi, grazie di aver condiviso la tua bella esperienza e i tuoi ricordi. Ma riuscire a riprodurre un brano dopo un solo semplice ascolto ad un concerto è segno che hai sempre avuto una memoria straordinaria!
Un abbraccio!
Annamaria dolce che magia , anche se piccolina, quei 33 giri che regolarmente rigavo sotto le urla di mia nonna e la musica che si sprigionava...
Ora tutto è più comodo è vero, ma quell'attimo e quel tocco di puntina , non lo scorderò mai!
Sai che le prime incisioni che io comprai, allora immersa come non mai nella danza, furono proprio, le danze ungheresi e il concerto di Varsavia...
Che empatia!
Sereno week-end , mia cara e bacio super!
Che empatia davvero, mia cara NELLA!!!
Quanta condivisione nel segno della musica!
GRAZIE di cuore!!!
Il rito dell'ascolto di un 33 giri, come hai descritto perfettamente, carissima Annamaria, non è certo paragonabile alla perfetta ma un po' fredda riproduzione della musica digitale.
Tuttavia, la quantità supplisce alla qualità; e così possiamo oggi ascoltare musica che solo pochi una volta si potevano permettere...
Per esempio, non avremmo potuto gustare gratis questo magnifico concerto di Benedetto Marcello ;-))
Grazie, carissima Annamaria :-)
Grazie a te, Antonio!
Anche tu conosci benissimo la gioia che si prova a condividere in rete le musiche che più amiamo, anche se il rituale dell'ascolto è ben diverso da quello di un tempo.
Buon fine settimana!
Il vinile, oggetto di ricordi remoti, persino le imperfezioni che si odono fanno innamorare.
Ho imparato a cantare ascoltando canzoni di Mina e di Massimo Ranieri che mia mamma conserva ancora gelosamente.
Bel post, complimemti Annamaria.
Grazie, S.Pia!
Ci sono rituali e ricordi di una inestimabile preziosità, come i dischi di Mina e Massimo Ranieri che tua mamma conserva gelosamente!
Buona settimana!
ciaoooooooooooooo
Finalmente sono a casa.
Manco da troppo. Grazie per non avermi dimenticata
Grazie a te, Pupottina!
Spero che insieme ai libri ti piaccia anche la musica.
Buona giornata!
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