
Oggi, è la prima domenica di Avvento, ma il clima natalizio si respira ormai da giorni: un Natale iniziato per tempo nelle pubblicità, nei negozi addobbati, nelle luminarie spesso inutili e dispendiose, nel chiasso dei Babbi Natale scampanellanti e via dicendo.
Sì, è vero, sono sempre più infastidita da questa messinscena che si ripete puntuale ogni anno, non perché non sia bello vedere una città sfavillante di luci, ma perché il Natale commerciale e folkloristico, rumoroso e affollato che ci troviamo intorno ha in buona parte soppiantato la dimensione più intima e meditativa a cui dovrebbe indurci questo evento.
E se per certi aspetti ciò mi attira in quanto far festa è manifestare la propria gioia anche esteriormente, per altri versi mi sembra ormai una mascherata che rende più difficile restare in silenzio ascoltando il cuore, e rischia di farci dimenticare il mistero semplice e spoglio, tenero e in qualche modo tragico di questa festività.
Natale è adorare un mistero e adorare significa mettersi una mano sulla bocca e tacere, magari con gli occhi sgranati dallo stupore come farebbe un bambino. E il tempo dell’attesa è rientrare in noi ritrovando un prezioso spazio di silenzio interiore.
Ci guida Bach oggi, in questo cammino, Bach le cui note da sempre spalancano l’anima al silenzio.
Il brano che propongo, l’Adagio per organo dalla Toccata, adagio e fuga in Do magg. BWV 564, è una melodia di tono meditativo seguita da un finale polifonico che raccorda il pezzo alla successiva fuga. Col suo ritmo rigoroso scandito dalla pedaliera e il suo procedere lento ma scorrevole, sembra proprio restituire un senso di calma, un respiro più ampio e pacificante e il giusto passo al nostro andare. Può aiutarci così ad accendere le luci anche dentro di noi.
Lo valorizza la bella esecuzione di Enrico Viccardi nella luminosa cornice barocca dell’abbazia benedettina di Muri-Gries a Bolzano.
Buon ascolto!