e l’alba è tanto vicina
che possiamo toccare gli spazi,
è ora di lisciarsi i capelli
e preparare le fossette nelle guance
e stupirsi di esser stati in pena
per quella vecchia, svanita mezzanotte
che ci atterrì soltanto per un’ora."
Mi è capitata sott'occhio proprio in questi giorni la poesia di Emily Dickinson (1830 - 1886) che vedete qui sopra, intitolata "Quando la notte è quasi terminata" come recita il primo verso. Tutti conosciamo la profondità e la delicatezza delle opere della poetessa americana, figura originalissima sia sul piano umano che artistico. Intensa è infatti la sua capacità di cogliere scorci di vita con brevi immagini spesso tratte dalla natura o dal mondo della quotidianità, dove l'infinitamente piccolo si fonde con l'infinitamente grande delle domande di senso.
Tema di questa poesia è il sollievo all'appressarsi dell'alba dopo il buio della notte, quando la prima luce dissolve le nostre paure e ci consente di nuovo di toccare gli spazi tornando ad orientarci. Alcuni commentatori affermano che, al di là del significato letterale, il testo potrebbe anche simboleggiare una notte esistenziale segnata dalla ricerca di Dio e dalla speranza che, in realtà, sia la morte quell'alba nella cui luce gli affanni del passato andranno svanendo.
Sotto questo profilo, a mio avviso è interessante che la Dickinson non abbia scritto tali versi alla fine della sua vita, ma poco più che trentenne e nel pieno della sua attività, il che ci suggerisce quanto l'intera sua esistenza sia stata segnata da un'intensa ricerca interiore. Degno di nota anche il modo con cui tratta l'argomento: un'attitudine gioiosa, espressa in immagini semplici come lisciarsi i capelli e preparare le fossette nelle guance, alludendo alla necessità di essere ben pettinata e sorridente come quando ci si presenta a una festa. La poesia infatti non parla di un giorno fatto e di una luce piena, ma solo di una preparazione quando la notte è quasi terminata.
Parola chiave mi sembra proprio quel quasi, a indicare la fase di passaggio tra buio e luce, il primo barlume di chiaro che va a dissipare l'inquietudine di un tempo sospeso ridestando l'attesa e la speranza. Allora è già possibile guardare ai terrori del passato - o forse alla paura stessa della morte - come a cosa passeggera e ormai dissolta (quella vecchia, svanita mezzanotte / che ci atterrì soltanto per un'ora). E la consapevolezza che ne deriva è piena di meraviglia e di sorpresa (e stupirsi di essere stati in pena).
È un testo che, comunque lo si interpreti, ci parla in profondità perché tante sono le notti buie che il nostro tempo sta attraversando, così come le albe che tutti, per motivi diversi, attendiamo sia a livello individuale che collettivo. Viene in mente il versetto biblico "Sentinella, a che punto è la notte?" (Isaia 21, 11-12), ripreso poi da Shakespeare, ma anche da una celebre canzone di Guccini nella quale il cantautore si interroga sul senso ultimo delle cose. Sempre intensa infatti è stata nel tempo la luce di bellezza offerta dalle varie forme di arte che rischiarano il nostro cammino come appunto i sorridenti versi della Dickinson e certo anche la musica.
Allora mi piace commentare il testo della poetessa con un brano che a questo riguardo trovo significativo perchè s'inquadra nel periodo che precede la grande alba del Natale.
Si tratta del mottetto Op.176 n.8 intitolato "Prope est Dominus" (Vicino è il Signore), scritto da Joseph Gabriel Rheinberger (1839 - 1901) all'interno di una raccolta di pezzi per l'Avvento. È una composizione per quattro voci miste nella luminosa tonalità di Mi maggiore che ci regala una rasserenante soavità soprattutto nella ripresa in pianissimo e che su qualche passaggio ombroso fa prevalere una gioia sorgiva. Culmine di tale gioia è l'esplosione dell'energico Alleluja che ci consente di apprezzare la meravigliosa coesione del coro!
Lascio ora a chi legge il piacere di immergersi in queste splendide note e di gustarne la costruzione. Da parte mia, coltivo la speranza di poterle cantare un giorno dall'interno di una corale polifonica e non solo - come faccio ora - sognando davanti allo schermo di un computer.
Buon ascolto!
(La foto, a dire il vero un po' sfocata, è mia e la si potrebbe intitolare "Alba invernale sul Gran Paradiso")
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