mercoledì 14 agosto 2024

Buon Ferragosto!









Francesco Botticini (1446 - 1498): "Assunzione della Vergine" (part.) - Londra, National Gallery.

Sulle note di un canone di Mozart e con questo dettaglio della tavola di Botticini dove, nella tomba di Maria, al posto del suo corpo c'è una fioritura di gigli, auguro a tutti voi buona Festa dell'Assunzione, buon ascolto e buone ferie! Anche questo blog va in vacanza per qualche settimana.
A presto!

 

 Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791) : "Ave Maria K.554"

lunedì 5 agosto 2024

Specchi d'acqua - 8


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono svariati i modi in cui, nel tempo, i pittori hanno rappresentato l'acqua, sia che si trattasse di un mare sconfinato che di un piccolo specchio lacustre. Così pure, sono diversi i tratti con cui hanno riprodotto una tranquilla distesa di onde o dei marosi in tempesta. Dagli artisti medioevali al Botticelli, da Turner ad Hokusai, molto diversi sono stati gli stili e le tecniche usate, ora più fantasiose, ora più attente ad un'accurata imitazione della realtà, ma sempre interessanti.
Tuttavia, nella serie di dipinti su questo tema, non si può negare un posto a parte
agli Impressionisti che, nella rappresentazione della natura - insieme a cieli e nuvole, prati fioriti, alberi che stormiscono al vento, neve e tramonti - hanno riprodotto i corsi d'acqua con straordinaria efficacia. Trasparenze, luminosità, riflessi, vibrazioni, rifrazioni, riverberi: è un mondo intero di meraviglia e di stupore che tali artisti ci hanno regalato.

È Claude Monet (1840 - 1926), per quanto non l'unico, l'artefice più rappresentativo a questo riguardo, nel realizzare specchi d'acqua con un tocco pittorico che rende la liquidità in modo mirabile. Per questo, ho scelto qui quattro sue opere su alcune delle quali tanto è già stato detto con ampiezza di dettagli e più sicura competenza della sottoscritta, motivo per cui mi limiterò a qualche breve osservazione su ciò che in esse mi affascina in particolare.
È la loro sostanziale semplicità ad incantarmi. Se infatti accurati sono stati gli studi sulla percezione visiva compiuti dall'artista e realizzati poi nella riproduzione en plein air, la semplicità sta nel carattere del suo tratto sintetico e al tempo stesso efficacissimo nel rendere ciò che raffigura. 

A creare il fascino di queste opere è la mobilità dello specchio d'acqua, la lieve ondulazione della superficie insieme a quei riflessi che ce ne fanno intuire la profondità, a cominciare dal primo dipinto che vedete: "Regate ad Argenteuil", conservato a Parigi al Museo d'Orsay. Qui mi colpisce a tutta prima la sua luminosità nell'acqua che riflette l'azzurro del cielo insieme alle barche a vela e alla natura circostante. Sono quei tratti di colore orizzontali, spesso giustapposti e non mescolati, a riprodurre il dondolìo della superficie liquida dove, nel riflesso, le vele sembrano moltiplicarsi rendendo l'idea di un'immagine - come avrebbe detto, sia pure in un differente contesto, il poeta Ungaretti - cullata e piano franta. Tratti veloci e spessi, tesi a cogliere la sensazione di un attimo e la rifrazione della luce nel movimento delle onde.


 

Più cupo e vago nella sua atmosfera, ma non meno affascinante nel gioco di riverberi, è il celebre "Impression soleil levant", dipinto conservato a Parigi al Museo Marmottan e famoso anche per aver dato il nome al movimento impressionista.
È l'accostamento di tinte fredde con l'arancio del sole uno dei suoi tratti salienti, e insieme è l'efficacia con cui, in poche pennellate, Monet ha delineato le due figure sulla barca in primo piano e le altre imbarcazioni che sfumano dietro, lungo una sorta di linea prospettica obliqua. Suggestivo anche l'emergere dalla nebbia mattutina delle fabbriche e delle attrezzature del porto di Le Havre, simili ad ombre indistinte, quasi una poetica del vago e dell'indefinito tradotta in pittura che sarebbe piaciuta al Leopardi.
Ma ancor più mirabile l'acqua che riflette il sole e ne frantuma i raggi nella profondità e sulla superficie dell'estuario della Senna, arrivando fino a noi che guardiamo e non smetteremmo mai di contemplarne l'effetto, addentrandoci progressivamente nell'impressione colta dall'artista.

Differente, a mio avviso, è il fascino creato da altre due opere che ho scelto tra le tante: "Palazzo Contarini" e "Il ponte ad Argenteuil": la prima conservata al Museo Barberini di Potsdam e la seconda al Museo d'Orsay a Parigi. In entrambe è la vibrazione della superficie dell'acqua a colpirmi, una vibrazione leggera nella quale vediamo riflesse le architetture soprastanti.
 
 
 Nel primo caso, è il Palazzo Contarini a specchiarsi nel Canal Grande a Venezia, nell'andamento di vuoti e di pieni della facciata che creano nell'acqua una lieve e ondeggiante alternanza di luci e di ombre. 

 Nel secondo caso, sono i piloni del ponte, le barche e la casa sullo sfondo a riflettersi nella Senna con effetti di maggiore luminosità rispetto al quadro precedente, anche per la raffigurazione del cielo che nell'altro dipinto non c'è quasi Monet avesse voluto soffermarsi sui riflessi dell'edificio nell'acqua. In entrambi tuttavia, mi pare di ravvisare una vibrazione più sottile, come fosse una brezza leggera a percorrere la superficie ora della laguna, ora del fiume.

E per associare un brano di musica a questi dipinti, mi pare quasi d'obbligo pubblicare Claude Debussy (1862 - 1918) in uno dei suoi pezzi più ricchi di suggestione: "Reflets dans l'eau", primo di sei composizioni per pianoforte raccolte in due libri col titolo di "Images". Ho scelto appositamente una clip video con lo spartito del pezzo perchè chi è esperto di musica possa apprezzarne la bellezza non solo nell'ascolto, ma insieme nella costruzione tecnica. 
Difficile individuare qui una melodia o un tema preciso, dato che le note vanno registrando un movimento che muta e varia in continuazione, proprio come quello di un corso d'acqua e della mobilità di ciò che in esso di riflette.
Dalla tonalità di Re bemolle maggiore agli accordi più lenti della prima parte e agli arpeggi più veloci del prosieguo, il brano riesce davvero a riprodurre la fluidità delle onde ora più tranquille, ora più agitate. 
Interessanti i numerosi pianissimo iniziali e le varie indicazioni agogiche tra le quali quella molto evocativa che compare verso la fine: Lento (in una sonorità armoniosa e lontana). E l'uso frequente delle dissonanze, col loro timbro particolare, mi pare possa accordarsi con la tecnica del giustapporre i colori usata da Monet nei suoi dipinti. 
Non per niente Debussy è considerato uno dei più significativi esponenti dell'Impressionismo in musica.
 
Buon ascolto!
 
(Le foto sono prese dl web)