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Caravaggio: "Suonatore di liuto" (part.) - San Pietroburgo - Hermitage |
Le mie scorribande su youtube proseguono.
Così, di musica in musica, è stato proprio navigando tra i brani correlati a quello della settimana scorsa che sono gioiosamente approdata al pezzo di oggi.
Ancora una volta, infatti, mi sono lasciata catturare dalla bravura degli strumentisti dell' "Arpeggiata" e, dopo la "Ciaccona del Paradiso et dell'Inferno", ho scovato il brano che sentirete.
Ma prima vale la pena dare qualche cenno in più su questo singolare ensemble.
Il gruppo è sorto nel 2000 a Parigi sotto la direzione dell'austriaca Cristina Pluhar e va alla riscoperta di musica antica - soprattutto europea ma anche di altri continenti - benchè talora non manchino digressioni addirittura verso il jazz. Non solo il repertorio, ma anche gli strumenti sono in parte moderni e in parte d'epoca (chitarra barocca, arciliuto, cornetto, violino barocco, salterio, ecc.) così che ne deriva un'originale e accattivante fusione di timbri e di ritmi.Così, di musica in musica, è stato proprio navigando tra i brani correlati a quello della settimana scorsa che sono gioiosamente approdata al pezzo di oggi.
Ancora una volta, infatti, mi sono lasciata catturare dalla bravura degli strumentisti dell' "Arpeggiata" e, dopo la "Ciaccona del Paradiso et dell'Inferno", ho scovato il brano che sentirete.
Ma prima vale la pena dare qualche cenno in più su questo singolare ensemble.
Il brano di oggi può rientrare nel genere della musica etnica.
Si tratta infatti un villancico, composizione musicale di origine popolare, inizialmente monodica e poi polifonica, nata nella penisola iberica nel periodo rinascimentale e successivamente esportata nelle colonie spagnole e portoghesi. Prima di argomento amoroso o comunque profano, si caratterizza in seguito - nel periodo della Controriforma - per il contenuto religioso.
Quello che ascolterete, trovato in un manoscritto anonimo del XVII sec. nel monastero di Santa Cruz a Coimbra, in Portogallo, può essere definito un canto popolare natalizio dei negritos di Guinea. La lingua è infatti un'imitazione di quella dei neri delle colonie, mista di afro-lusitano, portoghese e spagnolo. S'intitola "Sa qui turo" ed è tratto dal cd "Los impossibles" uscito nel 2006.
Eccovi la traduzione del testo:
"Tutti qui son gente nera / tutta gente di Guinea / he he he / tamburo, flauto e nacchere / e sonagli ai piedi /he he he./ Faremo una festa/ in onore del piccolo Manuè (Emanuele) / he he he! / Canta Baciao (Bastiano) / canta tu Thomé (Tommaso)/ canta tu/ canta tu, Flanciquia (Francesco) / canta Caterija (Caterina) / canta tu/ canta tu, Flunando (Fernando) /canta tu Resnando / canta tu. / Ascoltate ascoltate:/ tutti i neri sanno cantare / cantiamo e balliamo /cantiamo e balliamo / perchè siamo liberi / suoniamo e cantiamo / ci divertiamo e suoniamo/ suoniamo il tamburino, il flauto e i sonagli / diciamo viva / viva la nostra Signora e viva Zuzè (Giuseppe)."
Ma per tornare strettamente alla musica, se nel brano della scorsa settimana l'ensemble dell' "Arpeggiata" aveva come solista lo straordinario Philippe Jaroussky, questa volta accompagna i prestigiosi "King's Singers".
Belli da vedere e da ascoltare, appassionati e grintosi sia nella coesione che nell'intonatissima alternanza delle voci dal basso fino ai controtenori, ci offrono qui un esempio di mirabile polifonia. Ne deriva un'interpretazione di grande fascino che - insieme alla parte strumentale e in particolare alle percussioni - sottolinea e valorizza il ritmo coinvolgente del pezzo.
E ora che il calendario ci conduce verso l'Avvento, mi piace pubblicare questo brano che, nell'accogliere in festa Gesù Bambino - il menino Manuè - mette in gioco ed esorta a cantare ogni singola persona, chiamandola per nome.
Buon ascolto!