venerdì 20 gennaio 2017

Piccoli ciclamini di montagna

(foto presa dal web)
La neve - una vera e propria bufera - si sta abbattendo da giorni sulle nostre regioni del centro-sud, compresi i luoghi che hanno patito - e ancora stanno patendo! - il terremoto e dove disagio si somma a disagio.
La tv ci dà notizie di paesi isolati, uomini e animali al gelo, mentre il maltempo moltiplica le difficoltà create dalle ultime scosse e rende problematici i soccorsi, soprattutto dopo la slavina sul Gran Sasso, col suo bilancio di vittime che si spera non si debba aggravare.

Ma neppure altrove il freddo sta scherzando e, in certe zone di montagna, ha raggiunto temperature letteralmente polari.
Leggevo che, qualche giorno fa, in una frazione situata appena più in giù del mio paesetto alpino, alle cinque del mattino il termometro segnava 21 gradi sotto zero. Rabbrividisco solo all'idea e, a maggior ragione, penso ai 18 gradi - sempre sotto zero - registrati ad Amatrice ai primi di questo mese, nel cuore di una stagione che sembra infierire su chi magari ha solo il precario riparo di una roulotte e il cuore distrutto come la propria casa.

Confesso che ho qualche pudore a parlarne, mentre sono qui che scrivo tranquilla al computer nel mio studiolo caldo, e so che occorre ben altro che affastellare parole.... 
Tuttavia l'inverno è lungo, la primavera ancora lontana e forse per questo non ho resistito al desiderio di rinverdire la speranza, condividendo con voi la foto che vedete in alto e che mi ha incantato.
Raffigura piccoli ciclamini selvatici, fiori che ho sempre amato perchè mi ricordano boschi e montagne, insieme allo splendore della natura che germoglia spontanea. Fioriscono a primavera, ma talora anche in autunno e in pieno inverno, segno di una bellezza che sopravvive anche ai rigori di un ambiente inospitale.
Certo, i ciclamini di serra coltivati in vaso sono altrettanto belli e a volte più grandi e appariscenti, ma per me forse un po' troppo vistosi...
Questi no: sono piccoli, esili, delicatissimi, timidi oserei dire, e il loro stelo sottile che si protende verso la luce sostiene una tenera corolla a punteggiare di colore il sottobosco o gli anfratti più sassosi.
Osservateli: sono dotati di una leggiadrìa nella quale fragilità e perfezione coesistono, e la loro grazia ci tocca al punto che si è quasi tentati di sfiorarli con una carezza.
Una sorpresa per gli occhi e per il cuore incontrarli sul proprio cammino, magari là dove non ce li aspetteremmo: un miracolo di splendore che sa farsi strada anche tra i sassi e le rocce, segno di una vita che, nella sua tenacia, non si arrende.

Così, insieme ai miei ciclamini, oggi mi piace pubblicare un brano che possa essere un augurio di rinascita per tutti, nella speranza che anche le nostre terre martoriate dai terremoti e dalle intemperie possano presto rifiorire, godendo finalmente della dolcezza della natura.
Si tratta del "Cantabile" dal "Concerto in Re maggiore per flauto traverso, archi e basso continuo op.10 n.3 RV 428" detto "Il cardellino" di Antonio Vivaldi (1678 - 1741): un pezzo suggestivo come molti altri celebri adagi del compositore veneziano.
E' il suono del flauto - qui particolarmente pieno e melodioso - a riprodurre il canto del cardellino, in un'armonia imitativa che si dispiega distesa e serena nel suo tempo di 12/8.
Di solito, è proprio il canto degli uccelli ad annunziare la prima luce del giorno, il ritorno del bel tempo o la quiete dopo la tempesta: un auspicio positivo che dedico soprattutto a coloro che in questo momento vivono un grande disagio.
E i piccoli ciclamini, con la loro umile grazia, ci suggeriscono che anche dalle cicatrici della terra e del cuore, può rinascere la bellezza.

Buon ascolto!

10 commenti:

Cri ha detto...

Mi ci voleva proprio, stasera. Ah, la musica, che c'è quando non c'è nessun altro...
Grazie di cuore, Annamaria. E grazie a Vivaldi.

Annamaria ha detto...

Grazie a te, carissima Cri, di essere passata nel mio blog! Questo brano di Vivaldi è davvero resurrezionale e illumina il cuore. Sì, ci vuole proprio stasera!
Ti abbraccio!!!

frida ha detto...



La primavera è ancora obiettivamente lontana ( ahimè ), ma certo si sente la dolcezza nell'aria ( in queste note ) e dà speranza a noi e a chi ( molto più di noi ) ne ha tanto bisogno!
Teniamoci nel pensiero.

Annamaria ha detto...

Sì, la primavera è ancora lontana, cara Frida, ma inizia anche da molto lontano e la natura lo sa...
Teniamoci nel pensiero, certo!
Grazie e un abbraccio!!!

eglissima egle ha detto...

Molto bello questo "Cantabile" di Vivaldi. Mi riporta a una metafora che talvolta utilizzavo per spiegare lo sforzo del germoglio del primo fiore che deve spaccare la zolla dura e fredda dell'inverno per regalarci i suoi colori. Utilizzo questa metafora nella speranza di veder spuntare altre vite dopo le fatiche immani dei nostri angeli che stanno salvando persone a Rigopiano.
Un abbraccio di speranza.
egle

Annamaria ha detto...

Hai proprio ragione, Egle! Questi fiori che sbucano dalla roccia possano essere l'augurio che le persone a tutt'oggi disperse nella valanga di Rigopiano vengano trovate ancora in vita!!! E ascoltare Vivaldi allora sarà doppiamente gioioso!
Grazie e un abbraccio davvero pieno di speranza!!!

Stefyp. ha detto...

Questa dolcezza di note, quest'armonia che predispone alla speranza, purtroppo in questo momento nel mio animo porta solo accettazione. Ma aldilà del momento, molto triste, per tutto quello che è accaduto, il brano di Vivaldi è molto bello, mi fa immaginare proprio il seme sotto le zolle che spinge pian piano per uscire fuori. Sappiamo bene, ad oggi, che ciò non potrà accadere per chi ha trovato la morte sotto la valanga, ma mi auguro, almeno, che chi si è salvato possa ritrovare una po' di serenità e ritornare a vivere.
Ciao, mia cara Annamaria, e grazie per questa musica che denotata tutta la tua sensibilità. Un abbraccio, Stefania

Annamaria ha detto...

Hai ragione, cara Stefania! Purtroppo le speranze di trovare altri sopravvissuti alla valanga sono ormai vane. Sto proprio guardando i vari tg che riconfermano il triste bilancio di morti. Possiamo solo augurarci che disgrazie simili non debbano più accadere.
Grazie a te di tutto e un abbraccio grande!!!

Erika ha detto...

Purtroppo oggi sappiamo che poche son state le persone tratte in salvo da gente coraggiosa, preparata, altruista che ha lavorato, instancabilmente, giorno e notte. Come sempre, hai scelto un brano musicale adatto alla situazione che hai presentato. Sei dolce e sensibile, cara Annamria!
Un abbraccio.

Annamaria ha detto...

Eh sì, cara EriKa, purtroppo i sopravvissuti al disastro sono stati pochi... Resta il sacrificio e il coraggio dei tanti che si sono prodigati per salvare almeno alcune persone!
Grazie di essere passata qui e ancora un abbraccio!!!