
Tranquilli, non ho intenzione di addentrarmi nei complessi meandri dell'armonia musicale che talora fatico a comprendere, nè voglio annoiarvi con l'uso di termini tecnici!
Ma il fatto è che, quando ascolti musica da anni, inevitabilmente ti resta dentro: te la canti, te la suoni, magari te la dirigi in un momento di follia in rigorosa solitudine davanti a un concerto in tv, tanto che alla fine la senti ovunque come fosse onnipresente.
E in effetti, lo è: il cigolìo di una porta, un nome gridato con una particolare cantilena, il suono stridente di una frenata, tutto si trasforma in note, modulazioni, passaggi che evocano altre musiche depositate nella memoria e che di là riemergono.
Così, ad esempio, il particolare trillo del mio cellulare quando lo metto in carica mi ricorda la mozartiana Aria di Papageno dal "Flauto magico"; i due colpi di clacson di un tir che passa sulla circonvallazione diventano i primi due accordi della wagneriana Ouverture del "Tannhauser", intervallo di quarta giusta stavolta, senza eccedenze. E così via.
Ma a colpirmi sono anche le particolari inflessioni della nostra voce che - lo ricordiamo - è il primo strumento musicale. Il nostro parlare infatti è musica: lo registrassimo, non sarebbe difficile tradurlo in note.
Sarà per questo che mi è rimasta dentro la voce della mia postina che, tutti i giorni o quasi, sento al citofono.
E' una dolce signora dal fare molto tranquillo che si annuncia dicendo soltanto "Po-sta!" e niente altro. Ma le due sillabe della parola suonano esattamente come due note separate da un intervallo di quarta eccedente: "do - fa diesis" oppure "fa - si naturale" o ancora "re - sol diesis", per portare qualche esempio. E quel semitono in più rispetto all'intervallo di quarta giusta conferisce alla sua voce una sfumatura dissonante, una leggera venatura di malinconia che la impreziosisce.
Oggi ci ha recapitato la posta per l'ultimo giorno: dopo circa un anno di servizio nella mia zona, è stata trasferita altrove e, benchè ci siamo viste poco e più che altro sentite, mi ha salutato con una cortesia squisita che ho apprezzato molto.
A dire il vero...la dolce signora è totalmente ignara dei santi che - per merito suo - abbiamo più volte tirato giù dal cielo, stante il fatto che citofona regolarmente intorno alle 13,30 quando io e mio marito siamo in pieno abbiocco postprandiale davanti alla tv, e finisce sempre che ci guardiamo in cagnesco per decidere chi debba scendere a ritirare la posta.
Però un po' mi dispiace. In realtà, ai postini ci si affeziona perchè - tanto o poco - partecipano alle attese della nostra vita: dall'ansia che generalmente mi prende quando annunziano una raccomandata ("Oddio....sarà mica l'agenzia delle entrate???"), alla gioia che ho avuto di recente ricevendo il calendario del mio paesetto di montagna con una mia foto (intendo dire con una foto di paesaggio scattata da me....non fraintendetemi!).
A sostituirla verrà un ragazzo e - chissà perchè! - me lo immagino svelto, mattiniero, ma senza intervalli nella voce: un avviso di posta più monotono insomma, con due sillabe uguali cantate proprio sulla stessa nota. Pazienza!
Allora, pensando alla postina oggi vi regalo "Maria", probabilmente il brano più famoso di "West Side Story", rivisitazione in chiave moderna della vicenda shakespeariana di Romeo e Giulietta su libretto di Arthur Laurents, musicato dal compositore e direttore d'orchestra statunitense Leonard Bernstein (1918 - 1990).
Il motivo della mia scelta è duplice. Il primo è il fatto che la postina, se non ricordo male, si chiama proprio come la protagonista del musical; ma l'altro - e la cosa per me non è affatto secondaria - è la presenza dell'intervallo di quarta eccedente proprio sulle prime due note del nome Maria, nel ritornello della canzone che tutti conosciamo e magari qualche volta abbiamo anche canticchiato. Si tratta di un intervallo fortemente dissonante che - più che nella musica del passato - s'incontra nel jazz o comunque in composizioni cronologicamente più vicine a noi come appunto "West Side Story".
Nella clip video tratta da un recital dei tenori Domingo, Carreras e Pavarotti, il brano è seguito da "Tonight", altro famosa canzone del musical, ma soprattutto interpretato meravigliosamente dai tre artisti che - lasciatemelo dire! - sono una gioia anche per gli occhi a cominciare, se posso esprimermi schiettamente, da Placido Domingo.
Dedico tutto, in audio e in video, alla mia postina: la sua voce con intervallo di quarta eccedente mi mancherà.
Buon ascolto!