
Certo, se qualche programma m'interessa in modo particolare, mi sintonizzo volentieri, ma intendo dire che non sono tra quelle persone che tengono la radio accesa come compagnia o sottofondo anche mentre si dedicano alle più svariate occupazioni. Se c'è della musica che mi piace, bene, ma in alternativa ad essa preferisco il silenzio.
Un tempo - quando ancora non si poteva contare su computer e ipod - per forza di cose ero un'ascoltatrice radiofonica più assidua. Spulciavo le programmazioni, in particolare quelle di Radio 3 e lì, nelle diverse rubriche, trovavo un'offerta musicale ampia e variata.
Ricordo che d'estate, in montagna, portavo la mia piccola transistor anche nello zaino per non perdermi un concerto e dare alla magnificenza del paesaggio una colonna sonora altrettanto splendida.
Poi, con l'avvento dei lettori portatili, la mia transistor è andata in pensione. Così, invece di affidarmi alla radio, ho preso l'abitudine - come tanti altri, penso - di selezionare accuratamente i miei brani preferiti e caricarli sui vari dispositivi per averli con me ovunque.
Che gioia - le prime volte - poter viaggiare sull'onda di concerti e sinfonie osservando, dietro un finestrino, il panorama illuminato da quelle melodie che, di momento in momento, davano nuova suggestione alla campagna o al paesaggio metropolitano!
Ma anche in casa ormai, oltre ai cd, tutti possiamo sentir musica su youtube o usufruire di canali televisivi come, per esempio, Rai 5 che offre quotidianamente un'ampia gamma di concerti.
Tuttavia, anche se il mio ascolto radiofonico si è fatto più sporadico, resto ancora affezionata a Radio 3, anche perchè il computer mi permette di recuperarne trasmissioni vecchie o andate in onda - come spesso succede - in orari antelucani.
E venendo al brano di oggi e al suo compositore nuovo per il mio blog, devo il merito di questa new entry proprio a Radio 3 che me ne ha offerto lo spunto con la piacevolissima rubrica "Qui comincia", condotta con maestria e sicura competenza da Arturo Stàlteri.
E' stato ascoltandone giorni fa una puntata che ho scoperto il pezzo che trovate qui: il "Notturno per archi" di Arnold Schoenberg (1874 - 1951).
Si tratta di una splendida sorpresa per me che pensavo di non riuscire a familiarizzarmi con certi autori. In realtà, non è lo Schoenberg dodecafonico questo che vi presento: il brano infatti - scritto dal compositore a soli ventidue anni e quindi prima delle innovazioni di cui sarà promotore - si muove ancora nel solco del sistema tonale.
Il Notturno, benchè ricco di suggestione, a mio avviso non concede subito tutto il suo splendore, ma ce lo regala gradatamente. La parte iniziale, pacata e un po' malinconica, non colpisce infatti in modo particolare.
Ma quando poi è il violino a diventare protagonista emergendo dalla compagine orchestrale tra gli archi e l'arpa, il brano si apre ad una melodia dai contorni sfumati che si carica d'intensità e va facendosi dolcemente più serena e luminosa. Ascoltarla è immergersi allora in un clima tardoromantico che a tratti può ricordare Brahms, un'atmosfera sognante e ricca di fascino da cui si resta progressivamente ammaliati.
E mi fa pensare a certe incantevoli sere di gennaio come quelle di questi ultimi giorni quando, ormai diradate le nebbie, l'orizzonte brulica di luci e il sereno ci consente di osservare l'ultimo chiarore del tramonto nel cielo che va facendosi blu cobalto. Sere in cui, nonostante si sia nel cuore dell'inverno, l'aria ha una nuova, carezzevole morbidezza e insieme ci porta intenso il profumo del calicanthus: quasi un presagio di primavera simile alla dolcezza di questo Notturno che sembra preannunziare la luce dell'alba.
Buon ascolto!!!