Nonostante il passare dei mesi - se non ormai degli anni - devo riconoscere che mantenere in vita questo blog non mi ha ancora creato particolari crisi di stanchezza o di noia nel momento in cui mi appresto a scrivere un nuovo post.
Ciò accade di certo grazie a voi che mi seguite condividendo con me il piacere dell'ascolto, ma naturalmente anche grazie alla musica che, con la sua ricchezza di vita e varietà di emozioni, mi regala costantemente entusiasmo mantenendo desto in me l'interesse.
Ma l'aspetto più coinvolgente del mio vagare nell'infinito universo musicale non è solo la possibilità di rinverdire le mie antiche passioni, ma anche l'occasione di avvicinarmi nel tempo a compositori per me sconosciuti, di fare confronti, di modificare talora i miei gusti lasciando affiorare in me emozioni nuove.
In una parola: imparare!
Imparare a conoscere altra musica certo, ma anche me stessa, se è vero che la nostra vulnerabilità e le nostre reazioni rispetto ad essa talora la dicono lunga su ciò che ci portiamo dentro.
Per questo, oggi torno a Edward Elgar (1857 - 1934) - proprio una delle mie passioni più recenti - per regalarvi un brano che ho scoperto solo pochi giorni fa, ma che mi ha subito affascinato per la sua atmosfera.
Si tratta di "Nimrod", la nona tra le quattordici variazioni su di un tema scritte dal compositore inglese sul finire dell'Ottocento, ciascuna dedicata a un familiare o a un amico e conosciute come "Enigma variation op.36".
Il pezzo qui riportato è un adagio sinfonico di notevole grandiosità che ci restituisce un clima tardo romantico.
Le sonorità sfumate del brano e la sua intensità ci danno infatti la percezione di una realtà senza limiti, un universo dai margini sfrangiati, in espansione infinita. E credo che la suggestione di questo adagio derivi anche dalla presenza, nel suo tessuto musicale, di frequenti intervalli di settima discendente: note lontane tra loro che tendono a dar respiro e al tempo stesso solennità all'andamento musicale, insieme a un senso di crescente apertura a spazi sconfinati.
Si tratta di una musica che, talora, può generare quello sgomento che ci afferra di fronte all'ignoto; e tuttavia, insieme a questo, ci restituisce un profondo senso di grandiosità.
E mi fa pensare al sogno di levarsi in volo, solcare i cieli ed esplorare gli spazi intorno al nostro pianeta, alla suggestione di poterlo contemplare dall'alto abbracciando con un solo sguardo oceani e catene montuose, il buio dei deserti e le metropoli dense di luci.
Si tratta di una realtà affascinante che tanti astronauti anche italiani ci hanno già regalato, da Franco Malerba fino a Luca Parmitano e in particolare a Samantha Cristoforetti che, in questi mesi, ci sorvola dall'alto comprendendoci tutti nella sua visione d'insieme.
E' proprio a lei che ho pensato ascoltando il brano di Elgar con tutta la sua suggestione d'infinito: chissà se la gioia della contemplazione del cosmo si sarà tradotta in note dentro il suo cuore!
Leggo che tanta musica scandisce le varie fasi delle sue giornate così impegnative: dalle canzoni di Daniele Silvestri, dei Queen e di Pink che hanno accompagnato la giovane astronauta nella sua preparazione alla partenza, a quelle scelte tuttora per lei dal pubblico attraverso vari sondaggi.
Così oggi anch'io, da questo piccolo angolo del web, desidero dedicare il brano di Elgar proprio a Samantha cercando di immaginare, nella semplicità del suo sorriso e dei suoi occhi attenti, lo stupore di fronte all'immensità che quotidianamente si dispiega sotto il suo sguardo e dal suo particolarissimo punto di vista.
Ma mi piace anche ricordare la sua risposta - alla vigilia del lancio - a chi le chiedeva di fomulare un augurio per il nostro pianeta:
"Auguro a tutti, ma soprattutto ai leader, di adottare ogni tanto una sorta di prospettiva orbitale come quella che avremo dalla Stazione Spaziale. Vedere tutto interconnesso, dovrebbe servire a prendere decisioni di cui beneficiano tutti."
Un auspicio che a me pare molto bello per ognuno di noi, in ogni angolo di mondo.
Buon ascolto!
10 commenti:
Grazie Annamaria cara. Bellissimo pezzo (non lo conoscevo). Mi piace verso la fine quando è più forte e appassionato. Giusto dedicarlo a chi sta nello spazio come la nostra Samantha. Un altro le si potrebbe dedicare. Lasciamolo segreto, ma tu comprendi a quale mi riferisco.
Un abbraccio.
egle
So bene, cara Egle, a quale brano ti riferisci. Lo posterò certamente più avanti perchè è bellissimo. Ma ora per Samantha mi serviva un pezzo dall'ampiezza sinfonica.
Grazie e un abbraccio di buon pomeriggio!
Prima di tutto devo dirti che sono felice che tu non avverta crisi nonostante i non pochi anni passati da blogger, praticamente gli stessi del mio. E' vero che se un blog è sostenuto da passioni vere, intense come quella della musica è più difficile che affondi, anche se spesso manca il tempo o si è troppo stanchi per dedicarsi a tutto ciò che piace.
Non conoscevo il brano, nè il compositore che accompagna il tuo post e mi è piaciuto molto, anche ascoltato "da profana"... L'ho trovato veramente adatto per una dedica spaziale! A chi non piacerebbe trovarsi lassù a contemplare il nostro pianeta?! Io mi accontento di farlo guardando documentari o immergendomi nelle atmosfere dei film di fantascienza... Samantha ha fatto un'affermazione molto giusta, non solo contemplativa, ma legata alle problematiche che tutti i capi dovrebbero avere sotto agli occhi pur non viaggiando nello spazio. Buon pomeriggio, Annamaria!
Grazie, cara Ninfa, di essere qui. Momenti di stanchezza ogni tanto capitano a tutti e sono un po' fisiologici in parecchie attività. Se però, come dici, si è sostenuti da una buona motivazione, la stanchezza si supera abbastanza facilmente.
Io poi sono aiutata molto dalla musica che, con la sua forza, riesce sempre a restituirmi nuovo entusiasmo.
Sono felice che il brano ti sia parso adatto alla mia dedica spaziale. E sì, molto significative anche le parole di Samantha, proprio molto concrete....diciamo "coi piedi per terra", nonostante le apparenze!!!
Ti abbraccio e ti auguro buona serata!!!
Bello questo brano, non lo conoscevo proprio... e mi sembra davvero indicato come dedica, perchè anche a me fa pensare al cielo, all'infinito, mi sollecita visioni, desideri un po' arditi come toccare, sfiorare un'altra dimensione ... E' davvero una musica fantastica. E' bello leggere oltre che sentire perchè la tua passione per la musica arriva fino a me. Ogni pezzo è una scoperta sotto tutti i punti di vista. Grazie Annamaria e un abbraccio. Stefania
Sì, cara Stefania, questo brano ha un'ampiezza sinfonica che sollecita proprio visioni d'infinito.
Grazie della tua ricettività anche per tutto il resto!
Un abbraccio di buona giornata, dalla mia pianura imbiancata di neve!!!
Sembra fatta apposta per la nostra Samantha cara Annamaria mia, ti dà proprio l'idea dello spazio del cielo dell'infinito , accompagnata poi dalle sagge parole dell'astonauta , diventa veramente miracolosa...
Bacio sempre stritolante!
Grazie, cara NELLA!!!
Molto saggio l'augurio della nostra Samantha di recuperare una "prospettiva orbitale" e cercare di vedere "tutto interconnesso".
E questo Elgar davvero mi ha fatto pensare subito a lei.
Ricambio l'abbraccio altrettanto stritolante!
La musica è in grado di far emergere dalle sinuosità dell'anima le passioni vere, quelle che non si spengono mai. Non credo che abbandonerai mail il tuo blog.
Mi piace, carissima Ambra, questa tua immagine delle sinuosità dell'anima. E la musica ci aiuta davvero a scoprire quanto di vero c'è in noi.
Non so cosa ci riserva il futuro, ma quanto al mio blog penso che tu abbia ragione. E sono felice che tu mi conosca fino a questo punto.
Grazie e un abbraccione!!!
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