Per questo, oggi vado in cerca di riposo e di frescura, tuttavia non tra ruscelli e prati di montagna come peraltro mi è congeniale, ma attraverso alcune immagini che rappresentano momenti di vita quotidiana e interni di case capaci di restituirci una rasserenente percezione di pace.
Non è raro per me essere attratta da rappresentazioni che mi comunicano quel senso di tranquillità ombrosa che viene spontaneo cercare durante la pausa estiva. Anche lo scorso anno, a quest'epoca, ricordo di aver presentato qui un'opera di Emanuel De Witte, "Interno con donna alla spinetta", ambientata in un' affascinante sequenza di stanze tra luce e penombra.
Così, oggi mi sono lasciata catturare dall'incanto di alcune immagini del pittore olandese Jan Vermeer (1632 - 1675).
Si tratta di due famosissime opere: "Giovane donna con una brocca d'acqua" e "La lattaia" conservate rispettivamente al Metropolitan museum of Art di New York e al Rijksmuseum di Amsterdam.
Non sta a me parlare qui di queste splendide creazioni in merito alle quali, nel tempo, sono state espresse analisi ben più qualificate di quello che può nascere dal mio semplice sguardo. Tuttavia, mi piace condividere quegli elementi che, da sempre, me le hanno rese vicine suggerendomi un particolare clima e un silenzio nel quale immergermi, come del resto accade anche per altri dipinti dello stesso autore.
Si tratta di due opere apparentemente diverse per lo spazio in cui sono inquadrate, ma non prive di svariate affinità.
Il primo dipinto rappresenta un ambiente raffinato: ce lo dimostrano l'abbigliamento della donna, i vetri lavorati della finestra e il tappeto sul tavolino. Il secondo, invece, ci conduce nella semplicità di una cucina, come appare dagli arredi più comuni, la parete spoglia e la donna - certo una domestica - in maniche rimboccate e grembiule. Così pure, le brocche che entrambe hanno in mano nei rispettivi quadri sono di materiali differenti, uno più raffinato, l'altro più rustico.
Tuttavia mi colpiscono anche varie somiglianze che costituiscono, a mio avviso, il vero fascino dei due dipinti.
In entrambi compaiono infatti personaggi, inquadrature, ma anche oggetti e semplici gesti fissati nel tempo in una quiete pacata e silenziosa. Iconografia comune, tra l'altro, a diverse opere di Vermeer per la presenza di elementi ricorrenti: una stanza tra luce e penombra, sul lato sinistro una finestra dai vetri molati, talora un tappeto, una carta geografica e altri svariati oggetti.
Ma è la posizione del viso lievemente inclinato delle due donne insieme allo sguardo chino non rivolto allo spettatore che conferisce ad entrambe il fascino di un silenzio assorto. Non ci sono occhi sereni o malinconici, alteri o sfacciati che si rivolgano a noi che guardiamo quasi con la volontà di provocare un'immediata reazione. Ma un raccoglimento pacato intorno ai gesti e agli oggetti quasi i personaggi ci guidassero a focalizzarci su quelli: sui vetri lavorati della finestra semiaperta dalla quale un fascio di luce obliqua illumina la donna, o su quel filo di latte che cola ininterrotto dalla brocca avvitandosi leggermente su se stesso.
C'è infatti un mistero in Vermeer - singolare artista del quale poco, in fondo, si sa e che ci ha lasciato un limitato numero di opere - che si esprime in questa pacatezza, in una sorta di invito ad entrare nel quadro, ad immergerci nella sua atmosfera nitida e nella sua luce senza tempo.
Ma, nonostante la luminosità, spira dalle immagini anche un senso di ombrosa frescura che nasce da svariati elementi coloristici.
Nel dipinto "Giovane donna con una brocca d'acqua" a creare questa suggestione mi pare sia lo spazio chiaro della parete e quel bianco copricapo inamidato quasi monacale sul quale sono visibili i segni delle pieghe, dipinte con la maestria che tanti autori del Seicento hanno avuto nel rendere la preziosità della stoffa o - in questo caso - la sua elegante semplicità.
Osservando "La lattaia", è invece quel blu del grembiule insieme alla brocca e alla tovaglia - una tonalità che ricorda lo splendore di alcune pietre dure - a conferire un'aura di frescura a tutta la stanza e allo scorcio di natura morta che l'artista ci presenta in primo piano.
E mi ricorda certe antiche cucine di cascina viste nella mia infanzia, solide e semplici atmosfere che un giorno ci hanno pervaso il cuore e vi sono rimaste.
E per venire alla musica, mi sembra bello commentare queste immagini con il mirabile Andante del "Concerto italiano BWV 971" di Bach, nella misuratissima interpretazione di Angela Hewitt. Un brano di ritmo lento, meditativo, intriso di quella pacatezza che, a mio avviso, ben si accorda con l'atmosfera che i dipinti ci regalano e dei quali le note non turbano, ma se mai sottolineano il silenzio.
Buon ascolto!
9 commenti:
Vermeer ha il dono del colore della luce, sembra ci regali tante istantanee prese con naturalezza e pacatezza..
Sempre bello il leggerti e il sentirti cara amica mia..
Un dolce bacio e una dolce serata!::))
Proprio vero, NELLA! Incantevole la luce di Vermeer in questi e in molti altri dipinti. Crea atmosfere assorte che non si dimenticano e negli interni che dipinge vorresti abitare.
Ti abbraccio con affetto!
Adoro Vermeer, le sue luci, le sue ombre. La vita dei suoi personaggi.
Non ti faccio di nuovo i complimenti per il post e la scelta musicale che sennò sembra che ti faccio la corte, ah ah ah. Tra te e Digitale purpurea (non so se la conosci) ogni tanto tocco il Nirvana.
Grazie.
Ciao, Iridelibera! Vermeer dà il via alla nostra intuizione, al sogno, allo splendore e all'eleganza di tante immagini quotidiane.
Grazie di tutto! Andrò a trovare Digitale purpurea.
Buon weekend!
Ciao, Jose Maria e grazie!
Purtroppo l'antivirus mi impedisce di entrare nel tuo blog.....
ciao... Vermeer ha raggiunto il cuore delle persone che ha ritratto... ha saputo spiegare con il colori e le ombre cosa si cela nel cuore in ogni tempo... ciao..luigina
Grazie Luigina!
Davvero la luce di Vermeer ci raggiunge nel profondo.
Buona serata!
Molto bello il post e ottima l'interpretazione della Hewitt dell'Andante del Concerto Italiano (alcuni lo eseguono come un Adagio!)
Pur apprezzandole, non amo molto le pitture di Vermeer (tranne ovviamente la mirabile "Ragazza col turbante", e poco altro).
Ma ovviamente, è questione di gusti... ;-)
Un abbraccio :-)
Antonio
Grazie Antonio del tuo commento! Sono contenta che tu condivida l'interpretazione della Hewitt. Adoro questo brano - come del resto tutto il Concerto italiano - e tra quelle offerte dal web mi è parsa l'esecuzione più equilibrata.
Poi,quanto a Vermeer, è ovvio: ognuno ha i suoi gusti!
Un abbraccione anche a te!
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