Ci sono luoghi - magari anche geograficamente lontani da noi - che tuttavia non ci fanno uscire dal nostro ambiente e ci lasciano l'impressione di trovarci tra mura già conosciute e forse un po' scontate, senza che nulla solleciti il nostro cuore.
E altri, invece, in cui i confini della nostra appartenenza scompaiono e per qualche momento ci regalano la percezione travolgente di essere cittadini del mondo, non più legati ad abitudini e vicende solo nostre, ma aperti al respiro e al sentire di un cammino più ampio.
E' una sensazione bellissima che si prova ogniqualvolta ci troviamo a vivere un'esperienza il cui valore - facendo emergere da ciascuno emozioni profonde - ha il potere di abbattere quella cortina che talora ci impedisce di attingere alla verità di noi stessi e condividerla.
E' ciò che accade di norma in certi momenti forti o in luoghi di particolare sacralità che sono stati caricati nel tempo dall'intensità della preghiera, come se il passaggio di tanti pellegrini coi loro fardelli avesse in qualche modo lasciato una traccia di cui ci si può nutrire.
Luoghi nei quali il solo fatto di
esserci sottintende un cammino sulle tracce dell'Infinito, una ricerca comune che crea già
le condizioni per una comunicazione più intensa e più vera.
Ed è come se all'improvviso potessimo ampliare i nostri confini e ci ritrovassimo a parlare e comprendere il linguaggio
dell'essenziale, anche accanto a
persone sconosciute che per qualche tempo divengono compagni di strada di uno stesso itinerario.
Dico questo perchè, giorni fa, mi sono recata a Santiago de Compostela - dal Medioevo meta di pellegrinaggio e simbolo di un cammino di rinascita - e anche se (merito dell'età!....) non ci sono andata a piedi come vorrebbe la tradizione, è stato ugualmente un viaggio significativo.
Giungere in un luogo così fantasmagorico e vario non è solo trovarsi in un ambiente dove fede, arte, storia e leggenda s'intrecciano, ma incontrare anche lo sciame colorato dei pellegrini che, arrivando di tempo in tempo nella piazza dell'Obradoiro, costituiscono uno spettacolo nello spettacolo. E tuttavia, le musiche o le danze improvvisate nella loro gioia non intaccano il silenzio interiore che regala comunque una meta simile.
Varcare il portico ed entrare finalmente nella Cattedrale, anche in mezzo a una folla che mescola pellegrini a turisti un po' svagati, è un addensarsi di emozioni, col cuore in attesa sul filo di quella speranza che ci ha fatto partire.
Anche qui, come lo scorso anno sulla tomba di Bach, mi sono staccata dal gruppo.
In certi luoghi, di primo acchito ho bisogno di essere sola, di tagliare per un momento i ponti con ciò che mi lega a un paese di origine e a una trama di rapporti, per cogliere soltanto il presente: un tempo in cui ritrovarsi a tu per tu con se stessi, con ciò che lo sguardo mostra e l'anima suggerisce, e insieme scoprirsi cittadini del mondo.
Ho bisogno di essere sola perchè l'aver comprato la conchiglia, simbolo del viaggio fin qui, non sia semplicemente folklore, ma un gesto di verità simile al rito di purificazione che compiono i pellegrini quando - giunti oltre Santiago, alle rive dell'oceano - raccolgono le conchiglie e bruciano sulla spiaggia le vesti con cui sono arrivati per indossarne di nuove.
Sola, ma al tempo stesso parte di un cuore ampio e accogliente come è la Messa del pellegrino che si celebra ogni giorno alle dodici in punto, per una folla che più cosmopolita di così non potrebbe essere.
Allo scambio della pace, è come allargare i pioli della propria tenda.
Un'onda si propaga per la Cattedrale: sorrisi veri, sguardi veri, strette di mano vere, prima che la benedizione di Dio onnipotente -"todopoderoso" nella corposa vivacità della lingua spagnola! - scenda su ciascuno, mentre dall'altare il celebrante assicura che lì si pregherà tutti i giorni per ogni pellegrino.
E uscendo dalla Cattedrale, mi rendo conto che non c'è espressione migliore di questa per definire il cammino di ciascuno nella propria vita: pellegrini, appunto, viandanti nella fatica e nella provvisorietà, cercatori instancabili di quel luogo - o di quella dimensione prima di tutto interiore - dove il linguaggio è davvero comunione.
E a tale proposito, ho pensato che fosse bello commentare questa piccola esperienza con uno dei linguaggi più suggestivi che la musica conosca: un canto polifonico e in particolare un brano di Thomas Tallis (1505ca. - 1585), compositore inglese del periodo rinascimentale.
Si tratta di "If ye love me", di cui riporto qui di seguito il testo, ispirato a un passo del Vangelo di Giovanni (cap.14, vv.15 - 17) che, nei suoi riferimenti alla verità e allo Spirito, mi pare anche in sintonia con la prossima festività liturgica di Pentecoste.
"If ye love me, keep my commandments.
And I will pray the Father, and he shall give you another Comforter,
that he may bide with you forever, even the Spirit of truth."
Buon ascolto!
(Nei riquadri, il profilo della Cattedrale di Santiago de Compostela e la conchiglia, logo del "Cammino").
16 commenti:
Ciao Annamaria. Conosco quel bisogno di essere soli per raccogliere in sé le impressioni più profonde e contemporaneamente sentirsi parte di un tutto, di un'umanità che ha preceduto i tuoi passi e che ancora ti comunica vicinanza e un senso di continuità che non ti lascia mai davvero sola.
Sempre grandiosi i post di AnnaMaria..
Questa sera devo essere superveloce, perchè manca la connessioe o arriva a tratti!!!!
Bacio mia cara!
Certo, Ambra! Ci si rende consapevoli che si è parte di un fiume più ampio, nel tempo e nello spazio, e questo dà un respiro diverso e uno sguardo diverso sulle cose.
Grazie!
Cara NELLA, grazie di essere qui, nonostante la connessione ballerina.
Abbraccio sempre da stritolo!
Continuo a leggere i tuoi post con piacere :) Anni fa percorsi parte del cammino per Santiago, visitando i Paesi Baschi e ne rimasi incantata, per i luoghi, per gli incontri con i pellegrini... non arrivammo a Santiago ma con mio marito ci siamo ripromessi che forse un giorno ripercorreremo quei passi arrivando alla meta.
Ciao Annamaria,
credo di aver avuto le stesse sensazioni da te descritte, anche in luoghi non di culto.
Ad esempio durante una mostra o un monumento storico.
Hai descritto molto bene ciò che hai provato a Santiago, bello davvero.
Grazie MissMeletta!
Sono felice di questa tua condivisione!
La prossima volta che ti trovi a ripercorrere una parte di Cammino, vale davvero la pena che tu arrivi fino alla meta.
Un abbraccio!
Cara S.Pia, condivido in pieno! L'esperienza di cui ho parlato non è legata necessariamente a luoghi di culto, ma anche ad altri momenti "forti" come il trovarsi davanti a un'opera d'arte o - aggiungerei - vivere l'ebbrezza di un concerto!
Condividere lo splendore della musica, infatti, apre il cuore a una capacità di comunicazione più ampia e profonda.
Grazie!!!
il viaggio a santiago di compostela è un esperienza unica che ti torna nel tempo :-)
Benvenuto qui, Carmine, e grazie!!!
Come al solito, mi mancano le parole... Foto bellissime! Bacioni!
Grande Chiara, un abbraccio e grazie!!!
Bello vero? Noi andammo anni fa e seguimmo passo passo il tracciato...ma in camper: anche noi per "meriti di età". Nonostante ciò, come tu ben dici, una esperienza indimenticabile e, anche, bellissimi incontri e conversazioni con tante persone....
Azzeccatissimo, come sempre , l'accompagnamenti musicale.
Chissà che bella Santiago in questo periodo di primavera!
Cara Sandra, a Santiago abbiamo trovato finalmente un sole magnifico dopo tre giorni di acqua torrenziale e comunque, indipendentemente dal tempo, è una citta affascinante e unica!
Grazie!
Sarebbe bellissimo poterlo percorrere a piedi, ma credo che anche così sia un'esperienza indimenticabile. Le tue parole poi riescono come sempre a trasmettermi tutte le sfumature delle emozioni. Mi sono ritrovata molto in quel bisogno di essere sola in certi luoghi particolari, anche davanti ad esempio ad un'opera d'arte. Suggestivo il brano che ci hai fatto ascoltare. Che dire di più...che parterei subito!
Ninfa, che bella la tua condivisione!
Sì, in certi luoghi così particolari, la solitudine a volte è necessaria per lasciare che le emozioni affiorino liberamente.
Un abbraccio e grazie!
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