Giovedì mattina, ore nove: contemplo il panorama che mi riserva l'angolo di montagna in cui mi trovo in vacanza.Dall'alto vedo il paese, i prati, le abetaie e il ripido pendio sotto di me dove sono cresciuti cespi di rosa selvatica e qualche epilobium.
Nel Duemila, qui c'è stata un'alluvione che ha dissestato la zona modificando in parte la morfologia della vallata.
Dove ora fiorisce la rosa canina, una frana di vaste dimensioni aveva portato via tutto. Con la loro tipica costanza però, i valligiani non si sono lasciati piegare e hanno realizzato grandi opere di canalizzazione delle acque. Così ora, sul pendio dove il terreno era stato devastato, la vegetazione è tornata a fiorire.
Mentre mi guardo intorno, penso e spero che possa essere così per tante altre cose fuori e dentro di noi.
Non tutto si può ricostruire, tuttavia credo che ciò che spesso ci fa tornare alla vita sia un'incrollabile, indistruttibile capacità di pensare di nuovo in termini di futuro, vedendo la strada aperta davanti a noi. E se non c'è, sognandola, anche quando - come accade il più delle volte - è difficile.
E mi viene in mente proprio stamattina una frase di "Prospettiva Nevskj", la canzone di Battiato che amo di più tra quelle del cantautore siciliano.
Conosciamo tutti questo suggestivo affresco della Russia degli anni immediatamente successivi alla rivoluzione d'ottobre, affresco incentrato sulla Prospettiva Nevskj, l'arteria principale di San Pietroburgo-Leningrado.
Il testo, quasi un collage di immagini che in pochi tratti dipingono un'epoca, è un quadro in cui tradizioni e novità si fondono: le guardie rosse, le vecchie coi rosari, il vento gelido, la danza, la musica, il cinema, le nuove generazioni col loro desiderio di esprimersi.
Infine quelle parole : "E il mio maestro m'insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire."
Ecco: "trovare l'alba dentro l'imbrunire" è la frase che mi affiora dentro stamattina nel vedere queste rose selvatiche, povere e tenaci nella loro bellezza.
Certo le parole della canzone forse avevano un significato più profondo come la ricerca di una luce di vita al di là dell'imbrunire (la morte), o forse alludevano alla situazione politica della Russia di allora.
O, più semplicemente, si riferivano al fenomeno delle "notti bianche" di San Pietroburgo: al fatto cioè che all'inizio dell'estate, per la particolare latitudine della città, le ore di luce sono tanto lunghe che il tramonto si confonde quasi con l'alba ed è difficile cogliere il momento in cui il sole smette di calare e inizia a sorgere.
Tuttavia la frase lascia spazio a interpretazioni più ampie, come tutti i testi che ci restano dentro e poi riaffiorano misteriosamente intrecciati alla nostra vita.
Sì, è difficile trovare il punto in cui nel cuore della notte - qualunque essa sia - inizia a baluginare la prima luce dell'alba. E' duro, ma esserne consapevoli aiuta a restare in silenziosa attesa, a rinverdire tacitamente la ricerca e la speranza : l'alba c'è e arriva di sicuro.
Me lo dicono questi cespi di rose selvatiche e questo epilobium, nella loro semplicità e nella tenacia con cui stanno abbarbicati ad un pendio o si sono fatti strada in mezzo ai sassi.
Buon ascolto, con la straordinaria voce di Alice!