venerdì 15 agosto 2025

Buon Ferragosto !















Niccolo di Pietro Gerini (1340 - 1414) : "Dormitio Virginis". Parma, Museo della Pilotta.

Sulle note di un antico inno a Maria e con questa tavola di Niccolò di Pietro Gerini, auguro a tutti voi buona Festa dell'Assunzione, buon ascolto e buone ferie! Anche questo blog va in vacanza per qualche settimana.
Arrivederci!

  

Giaches de Wert (1535 - 1596) : "Virgo Maria hodie ad caelum assumpta est".

giovedì 14 agosto 2025

Se lo sguardo è femminile - 8


 

 

 

 

 

 

 

 

 

S'intitola "Giorno d'estate" il dipinto che vedete e, in teoria, non potrebbe esserci tema più adatto a questi giorni agostani. 
Il quadro, conservato presso la National Gallery di Londra, è opera di Berthe
Morisot (1841 - 1895) una tra le pittrici più celebri e rappresentative dell'Impressionismo insieme a Marie Brocquemond, Mary Cassat ed Eva Gonzales che ho preso in considerazione nei mesi scorsi. Dopo aver frequentato l'atelier di Corot, l'artista si avvicina a Manet e alla pittura en plein air tipica dello stile impressionista. E come per le altre sue colleghe, i temi delle sue opere spaziano da raffigurazioni familiari e domestiche - tra le più celebri "La culla" - e scene di vita all'aperto a contatto con la natura.

Che cosa mi affascina in questo dipinto? Non solo la coincidenza stagionale del titolo che, di primo acchito, ci fa confrontare l'immagine col clima torrido di questi giorni - ah, le estati di una volta! vien da pensare vedendo le due protagoniste in soprabito e maniche lunghe - ma insieme una serie di elementi che indicano quella delicata attenzione femminile alla quale non sfuggono certi dettagli.

La pittrice ritrae due donne su di una barca nel laghetto del Bois de Boulogne, colte in una pausa di tranquillità, durante una passeggiata o una giornata di svago. 
Alcuni critici sottolineano la spensieratezza che il quadro 
ci comunica con le sue tinte chiare, la pennellata veloce e leggera dall' andamento a zig zag teso a imitare il lieve movimento delle onde e i riflessi di luce. Certo, il tratto pittorico della Morisot è impalpabile e insieme efficacissimo: basti confrontare l'azzurro chiaro dell'acqua con quello del vestito della figuretta centrale per vedere come sfumature diverse e materiali differenti siano stati resi con una delicatezza senza pari. Ma interessante osservare anche la maestria con cui sono state realizzate le anatrelle che nuotano confondendosi letteralmente con la superficie del laghetto nel quale si specchia la vegetazione circostante. 

Così pure, l'abbigliamento delle due donne rivela l'eleganza della buona borghesia francese del secondo Ottocento - spesso raffigurata anche da Monet, Manet o Renoir - fatta di cappellini di paglia col fiocco, guanti, ombrellini parasole e graziose ruches che sporgono dai colli delle giacche. Un mondo di dettagli piacevoli e vezzosi che davvero fanno pensare a un momento di serena distensione in mezzo alla natura.

Tuttavia...Tuttavia, a ben guardare, non so se si possa parlare di totale spensieratezza, soprattutto in riferimento ai volti e agli atteggiamenti delle due figure. La giovane donna al centro del quadro infatti non sorride, è seria, ha un'espressione attonita e gli occhi tradiscono una preoccupazione quasi avesse ricevuto una cattiva notizia o confidato un peso sul cuore all'amica la quale - se ci fate caso - si piega leggermente verso di lei come per dedicarle tutta la sua attenzione. Anche i dolci tratti del suo viso e la mano appoggiata sull'orlo della barca testimoniano un moto di vicinanza, di ascolto o forse incoraggiamento. L'estate cui si fa cenno nel titolo è intorno, ma non nel cuore di questa scena.

Sto esagerando? Non lo so. Senza scomodare troppo la fantasia, si potrebbe anche ipotizzare che la donna a sinistra stia semplicemente guardando le anatrelle, mentre l'amica si annoia. La realtà è talora più banale dei nostri arzigogoli...pardon, dei miei. Voi che dite? 
In ogni caso, il dipinto rivela la grande abilità
 della Morisot nell'indagare l'animo dei suoi personaggi e insieme nel rappresentare un natura bellissima e vibrante come lo sfondo di questo quadro.

E quale potrebbe essere la sua colonna sonora? La presenza dell'acqua e lo stile impressionista mi suggerirebbero Debussy, ma come talora mi capita, ho fatto una scelta diversa. Infatti, non ho seguito la suggestione del paesaggio e della tranquillità di una giornata estiva, ma ho perseverato nella mia prima impressione, quella di un velo di tristezza nella figura centrale, una sorta di non detto che traspare però dai visi e dai gesti.

Così, sono approdata a Felix Mendelssohn Bartholdy (1809 - 1847) e al brano che apre i suoi "Charakterstücke op.7" per piano soloSi tratta di una raccolta di sette pezzi in cui possiamo ravvisare reminiscenze bachiane, sia dal Clavicembalo ben temperato che dalle Variazioni Goldberg
Ma stavolta non è stato l'amore per Bach a guidarmi nella scelta, bensì la sottile
malinconia che aleggia proprio nel primo brano, un Andante in mi minore. Vi ho ritrovato infatti una struttura che può quasi ricordare un dialogo: mano destra e mano sinistra si alternano in quello che può sembrare un parlare da un lato e un prestare attenzione dall'altro. Ci sono infatti brevi passaggi drammatici insieme a una melodia che talora ritorna su stessa quasi a reiterare una confidenza o un moto di comprensione, simile alla cura e alla delicata sollecitudine che una persona può avere verso un'amica che le abbia confidato la sua pena. 

Buon ascolto! 

(Le foto sono prese dal web) 

 

venerdì 8 agosto 2025

La voce del torrente

Tutte le mattine o quasi, quando il tempo lo consente, dall'alto del mio nido montano scendo a bere il caffè in un angoletto isolato fuori dal paese, in fondo ai prati, in mezzo all'abetaia. 
È un piccolo lusso che mi concedo da diverso tempo, da quando l'ho scoperto anni fa, al ritorno da una passeggiata. Scoperto non significa che non lo conoscessi e non ci fossi mai stata. Al contrario! Ma non mi era mai capitato di andarci a fine stagione, verso il tramonto, nell'ora in cui il giardino della baita, spesso brulicante di turisti, si spopola lasciando spazio a una solitudine incantata. 

Ne avevo percepito il fascino in un tardo pomeriggio di agosto, tornando da un'escursione attraverso una bellissima pedonale che, purtroppo, l'alluvione dello scorso anno si è portata via. Avevo sete e mi ero fermata a bere qualcosa nello spazio esterno alla baita, a quell'ora totalmente vuoto e ormai in ombra. Era stato allora che, seduta in perfetta solitudine in un angolo raccolto e riparato dal vento, col fragore del torrente che scorre proprio lì accanto, ero stata presa da quell'atmosfera. 
Era una sensazione del tutto particolare e totalmente mia. In realtà, qui intorno ci
sono diversi altri luoghi più aperti di questo e molto più panoramici che pure amo ed apprezzo. Ma lì qualcosa aveva fatto la differenza: insieme alla solitudine, era stato il suono del torrente nel silenzio circostante a entrarmi nell'anima con un senso di assoluta distensione, tanto che mi ero detta: io qui voglio venire tutte le mattine a iniziare la giornata!

La stagione ormai declinava ed ero prossima al rientro, ma così ho fatto negli anni successivi e, quando mi è possibile, ancora oggi scendo dal mio nido prima delle 8.30 per arrivare lì quando nel giardinetto tra gli abeti non c'è nessuno. Il mio primo, e unico, caffè della giornata diventa così un momento di impagabile tranquillità nel quale lasciar vagare la mente con calma, un po' come quando sono in treno e mi faccio portar via dal panorama fuori dal finestrino. Solo che mentre là la mente si appaga di ciò che vede a volte in mezzo al rumore o alla confusione, qui domina il silenzio e le sensazioni sono diverse: il refolo del vento, il sole che va facendosi gradatamente più caldo sulla pelle, ma soprattutto il fragore del torrente che diventa colonna sonora del paesaggio che ho intorno. 

Comincio ad avvertirlo mentre ancora sto attraversando i prati come un rumore di sottofondo sordo e lontano. Poi, superata una piccola ondulazione del terreno arrivo in vista del ponte e, mentre scendo, il suono dell'acqua inizia a farsi sempre più distinto e scrosciante. 
A volte, mi viene in mente Renzo ne "I promessi sposi", quando fugge da Milano
verso l'Adda pensando tra sè che il fiume ha buona voce e ne riconoscerà subito lo scorrere. Certo, nel romanzo la scena si svolge di notte - cosa non trascurabile! - mentre qui è giorno, ma la percezione è quella e non posso non ricordare la celebre gradazione usata dal Manzoni per descrivere le fasi in cui il giovane ode, prima più generico e poi sempre più chiaro, il suono del corso d'acqua: un rumore, un mormorìo, un mormorìo d'acqua corrente.  

È esattamente questo l'effetto che avverto anch'io finchè, man mano che mi avvicino, il lieve mormorio si fa vero e proprio fragore, naturalmente in rapporto alla stagione, al tempo e alla portata del torrente. Ci sono giorni in cui, dopo un temporale, l'acqua è limacciosa, o altri in cui lo scioglimento dei ghiacciai convoglia a valle una piena di detriti che la rendono più scura. Ma di solito è trasparente e scivola cristallina sulle rupi che ne costellano il fondo, mentre il suo scroscio diventa familiare come i suoni che fanno parte della nostra vita al punto che tutto, anche il paesaggio, in qualche modo si umanizza. Il Manzoni parla infatti di voce dell'Adda.

E per celebrare la voce del mio torrente, ho scelto un brano in apparenza lontano da questo argomento. Non è uno dei vari giochi d'acqua scritti da diversi compositori e neppure si riferisce a un fiume. Ma nemmeno mi sono lasciata tentare dal bel pezzo di Sibelius per piano solo intitolato "Le Sapin", che sarebbe stato anche adatto perchè il mio baretto immerso nel verde si chiama proprio "La Sapinière" : l'abetaia.
Ho dato invece la preferenza all' "Impromptu in Si bemolle minore op.12 n.2" di  Alexander Skrjabin (1872 - 1915) che ho scelto per un certo suo andamento discontinuo che mi pare possa riflettere lo scorrere dell'acqua in un alveo talora costellato di sassi, rupi di dimensioni diverse e dislivelli da superare. Se infatti, nelle battute iniziali, più regolare è l'andamento degli accordi della mano sinistra, più viva e differenziata è invece la melodia che ci presenta la destra. Siamo nel tempo di 4/4 certo, ma il susseguirsi delle terzine - e qui spero di non far inorridire gli esperti! - ce lo fa somigliare quasi a un 
12/8. 
È questo il nodo della discontinuità che avverto e che ha motivato la mia scelta,
 oltre naturalmente al fascino del pezzo. Infatti, attraverso passaggi che talora possono ricordare Chopin, dopo un esordio più lento la musica va subito animandosi, riprendendo il tema con vitalità irrequieta simile all'andamento impetuoso delle acque di un torrente.

Buon ascolto! 

(La foto è mia)