Mi ha sempre interessato scoprire nuovi modi di pensare, osservando come altre civiltà - magari da secoli - posino uno sguardo diverso dal nostro sui vari aspetti della vita, dando degli eventi che accadono una lettura differente rispetto a quella cui siamo abituati.
E' a questo proposito che mi ha affascinato venire a conoscenza di una pratica particolare che nasce nella millenaria civiltà del Giappone: il "kintsugi". Molti, certo, sapranno di che si tratta, ma cercherò comunque di spiegarlo con un esempio.
Quando si rompe un oggetto, se il danno è rimediabile, di solito ricomponiamo i cocci con della colla facendoli combaciare in modo che - nei limiti del possibile - la crepa risulti nascosta e il pezzo torni quasi come nuovo, in nome di un concetto di bellezza che coincide con la ricerca della perfezione.
Al contrario, il "kintsugi" agisce in modo totalmente opposto, in particolare con il vasellame. Di fronte a una ciotola spezzata - fosse anche una preziosa ceramica - nel saldarne i cocci il segno della rottura non viene coperto, ma messo in evidenza e sottolineato con una miscela di metalli fusi tra i quali l'oro. Il termine giapponese, infatti, significa proprio "riparare con l'oro".
Ne deriva quindi un oggetto ancor più pregiato di prima e al tempo stesso unico, perchè ogni crepa si configura in modo diverso e - di conseguenza - le linee che corrono lungo i margini della rottura disegneranno geometrie sempre differenti e irrepetibili.
Non si tratta tuttavia solo di tecnica, ma essa sottintende un modo di pensare che mi affascina anche sul piano esistenziale.
Mi suggerisce infatti che, nella vita, ogni ferita ci cambia ma pure ci arricchisce, lascia tracce talora indelebili e tuttavia preziose che ci consentono di crescere facendo spesso di noi persone nuove.
Così, anche una storia travagliata può condurre a sorprendenti rinascite nel nome di una sofferenza non ignorata o nascosta, ma consapevolmente accettata; ma soprattutto nel nome di una bellezza che non è statica perfezione, bensì dinamismo di crescita nel quale, talora, anche le cicatrici del dolore possono risplendere.
E per passare alla musica, mi pare possa correre una particolare sintonia tra questo discorso sul kintsugi e il "Concerto per violino e orchestra in fa minore" intitolato "La Danza della Strega" dal cd "Sunrise" di Giovanni Allevi.
Ciò non solo perchè il compositore è molto legato al mondo giapponese; ma soprattutto perchè il suo concerto, nato - come lui stesso ha dichiarato - dopo un periodo di profonda crisi, si origina proprio da quell'impulso di rinascita che porta a ricomporre una ferita con un afflato di vita ancor più pieno rispetto al passato.
Come scrivevo presentandone il primo tempo in un precedente post che potete ritrovare qui, l'intero "Sunrise" testimonia l'alba interiore del musicista dopo due anni di vuoto creativo. Ma mentre gli altri brani del cd ci guidano in un cammino ormai più luminoso, il concerto ripercorre lo sgomento della crisi e la conseguente ansiosa ricerca di luce.
Più che il primo movimento non privo di gioiosa vivacità, è il secondo tempo, "Adagio" - che riporto qui di seguito - a condurci attraverso toni decisamente sofferti e drammatici.
E' un brano nel quale addentrarsi in punta di piedi come su di un terreno sacro. Sia nella malinconia del tema iniziale più volte enunciato dal violino ad esplorare il buio dell'anima, sia nelle aperture orchestrali di sapore quasi pucciniano che troviamo al centro del pezzo, avvertiamo infatti l'eco di un dolore capace di raggiungerci e toccarci, fino al lungo, struggente, intensissimo acuto finale.
Una sofferenza trasformata in pura bellezza, un brano simile all'oro che - come il kintsugi - salda e ricompone i lembi di una ferita senza nasconderla, ma traendone quanta più vita possibile.
Buon ascolto!
23 commenti:
Sono d'accordo sul fatto che le ferite non vanno nascoste, mai!
Quelle ferite siamo noi e sì, bisogna metterle i bella vista dipingendole d'oro!
La musica che hai messo... è musica!!
Grazie!
Molto belle e profonde le tue riflessioni, veritiere e soprattutto acquisiscono valore pensando che nel nostro mondo invece sembra obbligatorio "nascondere" le ferite dietro un'apparenza sempre splendente. Nessuno è perfetto e spesso ci "modellano" di più le ferite e i fallimenti che i successi! Dovremo farne tesoro. La musica è davvero molto molto bella, pensa che non conoscevo questo pezzo di Allevi.
Grazie a te, Sara, di esser passata di qui! Le ferite non sono mai facili da accettare, ma a volte sono davvero preziose come l'oro, per la vita nuova che fanno scaturire da noi!!!
Ti abbraccio forte!
Ciao, Silvia, e grazie del tuo commento! Hai ragione, nel nostro mondo sembra che le ferite siano cosa da nascondere e di cui vergognarsi, perchè l'imperativo è mostrarsi belli e vincenti.
Ma la bellezza è tale solo se è anche verità, verità di noi stessi e verità del cuore, con tutte le sue ferite!
Sì, la musica è davvero bella: questo pezzo di Allevi è nel cd "Sunrise" uscito nel 2012.
A presto!
Annamaria,
con questo pezzo musicale hai colpito il mio cuore giusto al centro. Non hai idea di quanto mi piaccia Allevi.
Poi se c'è un'arte che include saggezza ad altissimi livelli è proprio quella che tu ci hai indicato. Grazie davvero!
Sono d'accordo con te Annamaria. La rottura di un oggetto può simboleggiare le nostre ferite che possono guarire, ma il segno del loro passaggio resta indelebile. Splendida l'idea di contrassegnarla con l'oro per dare preziosità alla sofferenza che è parte della vita e che talora ci arricchisce.
Grazie a te S.Pia! Sono felice....di aver fatto centro! Ma il merito è tutto della musica di Allevi e del pensiero giapponese!!!
Ciaoooo!!!
Sì, Ambra...hai detto bene: "dare preziosità alla sofferenza". E' un concetto che istintivamente può destare un senso di rifiuto, ma se ci si pensa bene, sono anche le ferite che ci cambiano e ci costruiscono, in mille modi.
Grazie!!!
Bella questa teoria orientale, come daltronde un po' tutta la loro filosofia, così lontana dalla nostra.
E vero che le rotture spesso ci migliorano, ci fanno riflettere e ci cambiano...bisogna solo vedere se in meglio o in peggio..
Come sempre divina nelle tue spiegazioni e nella scelta della musica!
Bacio della "strega"!!!!
Sì, NELLA, la filosofia orientale è piuttosto lontana dalla nostra e, per certi aspetti, capovolge il nostro modo di ragionare. Ma ci regala anche un nuovo modo, anche se non sempre facile, di vedere le cose.
Quanto alla musica, sai che è proprio merito di questo concerto se tu ed io ci siamo conosciute qui su blogger? A suo tempo, infatti, tu avevi scritto una bellissima recensione della "prima" del concerto al Carlo Felice di Genova, e io avevo commentato il post.
Grazie, cara, e un abbraccio grandioso!
Evvivaaaaa...ho letto ora in una mail che verrai a Ferrara e sono molto contenta. Scusa la mia assenza prolungatissima dal web; vita troppo frenetica...quella reale !
A presto.
Macca
P.S.: quanto mi piace Allevi!
Ebbene sì, evviva, carissima Sandra!!!
E felice che Allevi ti piaccia!!!
Grazie!!!
Allora ci vediamo in via del Gambero ...:)
Sicuramente in via del Gambero, Ambra, ma magari v'incontrerò anche prima, strada facendo. Con le vostre precisissime indicazioni, non avrò problemi a trovarvi!!!
GRAZIE!!!
Son contentissima che hai deciso di raggiungerci, cara Annamaria. Non conoscevo questa usanza giapponese. Giovanni Allievi mi piace molto e, visto che hai parlato del Giappone, non so se hai mai ascoltato la musica di Sakamoto. A me piace moltissimo questo brano:
https://www.youtube.com/watch?v=NkWjsT_SJNI
Trascorri una buona serata.
La filosofia orientale è sconosciuta a tantissimi. Comunque è molto profonda e magica. Bellissima la musica di Giovanni Allievi. Buona Pasqua anche a te Annamaria
Oh EriKa, sarò felice anch'io di rivederti e grazie mille!!!
Sì, conosco Sakamoto e andrò subito a cercare il brano che mi hai indicato. Buona serata a te e un abbraccio!!!
Verissimo, caro Stefano! E sono felice che questo brano di Giovanni Allevi ti sia piaciuto.
Buona Pasqua e un abbraccio!!!
Ricordo perfettamente il nostro incontro per mezzo di Allevi..
per la serie ..quando la musica aiuta l'anima!
Bacio adorabile!
Proprio così, cara NELLA, e anche per la serie "quando la musica fa diventare amici facendo scoprire grandi sintonie"!
Abbraccio grande!!!
Gracias, José Maria!
Feliz Pascoa!!!
.” Oro o al posto della colla. Metallo pregiato invece di una sostanza adesiva trasparente.
E la differenza è tutta qui: occultare l’integrità perduta o esaltare la storia della ricomposizione?
Chi vive in Occidente fa fatica a fare pace con le crepe. ”Spaccatura, frattura, ferita” sono percepiti come l’effetto meccanicistico di una colpa, perché il pensiero digitale ci ha addestrati a percorrere sempre e solo una delle biforcazioni: o è intatto, o è rotto. Se è rotto, è colpa di qualcuno.
Il pensiero analogico -arcaico, mitico, simbolico – invece, rifiuta le dicotomie e ci riporta alla compresenza degli opposti, che smettono di essere tali nel continuo osmotico fluire della vita. La Vita è integrità e rottura insieme, perché è ri-composizione costante ed eterna. Rendere belle e preziose le “persone” che hanno sofferto, questa tecnica si chiama “amore”. Il dolore è parte della vita. A volte è una parte grande, e a volte no, ma in entrambi i casi, è una parte del grande puzzle, della musica profonda, del grande gioco. Il dolore fa due cose: Ti insegna, ti dice che sei vivo. Poi passa e ti lascia cambiato. E ti lascia più saggio, a volte. In alcuni casi ti lascia più forte. In entrambe le circostanze, il dolore lascia il segno, e tutto ciò che di importante potrà mai accadere nella tua vita lo comporterà in un modo o nell’altro. I giapponesi che hanno inventato il Kintsugi l’hanno capito più di sei secoli fa – e ce lo ricordano sottolineandolo in oro”.
grazie
luisa
Grazie, cara Luisa, del tuo commento! E' proprio come scrivi: il pensiero occidentale difficilmente accetta la compresenza degli opposti come invece accade in altre società e nella vita. La rottura e la ricomposizione di un'integrità sono infatti parte della vita stessa nel suo continuo fluire.
E mi viene in mente una cosa, tra l'altro abbastanza pasquale.
I Vangeli ci dicono che Gesù risorto porta ancora i segni delle piaghe della crocifissione. E ciò mi fa riflettere: ferite considerate oro, anche in questo caso.
Grazie ancora e Buona Pasqua!!!
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