domenica 6 gennaio 2013

Simili a un un cielo stellato...


D'incredibile fascino la foto scattata dal satellite Suomi - una delle tante rese pubbliche recentemente dalla Nasa - con altri video comparsi sul web che ci regalano immagini suggestive della terra così come appare dal cielo.
Vi si ritrova il buio dei deserti e degli oceani insieme alla luce intensa e diffusa delle metropoli e dei più estesi agglomerati urbani. E l'occhio del satellite è tanto acuto da poter accarezzare col suo sguardo anche i battelli sui grandi fiumi o l'eruzione di un vulcano.

E' il fascino del vedersi dall'alto, da un punto di vista finalmente diverso da quello che tutti i giorni ci restituiscono le cronache o una certa abitudine a cogliere solo il negativo fuori e dentro di noi.
E' la novità del cambiare prospettiva aprendosi a una visione più ampia, quasi che - per un attimo e per magìa - ci potessimo osservare così come ci vede Dio dalla sua misteriosa dimora. 
E' scoprire con stupore che siamo simili a un cielo stellato, a galassie infinite, intrecci di costellazioni che si stendono a perdita d'occhio e forse la bellezza di questa immagine ci restituisce anche una diversa percezione di noi stessi.

Mi si obietterà che - se restiamo saldamente ancorati alla terra - ci accorgeremo subito di essere anche violenza ed egoismo, guerra e strage e le cronache ce lo ricordano tutti i giorni. E' vero, tuttavia non siamo solo quello e mi viene in mente, a questo proposito, la famosa "notte dell'Innominato" di manzoniana memoria. 
Ripercorrendo il proprio passato costellato di ogni sorta di violenze, il protagonista a un tratto pensa: "Eran tutte sue, eran lui."  
Mi ha sempre colpito questo efficacissimo passaggio dal plurale al singolare: "...eran lui". Rivela infatti la percezione dell'Innominato che la propria identità profonda si concentrasse ed esaurisse in quei delitti, il suo vedere in se stesso solo una stringente totalità di male e null'altro. In una parola, la disperazione!
Ma sarà prima il ricordo delle parole di Lucia e poi l'incontro con il Cardinal Federigo a riaprirgli in cuore la speranza prospettandogli una diversa visione di se stesso.

Allo stesso modo, mi pare che il fascino di questa foto ci mostri che non siamo solo violenza e strage, prepotenza e sopruso; e anche se sappiamo bene che le luci che vediamo da lontano non sono stelle ma segni del nostro cammino nel tempo, è bello tuttavia scoprire che siamo vite pulsanti, esistenze in movimento che punteggiano il buio di splendore.

Se infatti la rivoluzione copernicana ha dato all'essere umano il senso della propria piccolezza insieme alla percezione dello sconfinato mistero circostante, queste luci palpitanti mi pare possano restituirgli l'idea più familiare dell'armonia di uno spazio abitato e di una vita comune. Ed è interessante vedere come i sofisticati strumenti informatici che indagano con occhio vigile la vita sulla nostra terra, ci regalino anche lo stupore di scoprire di quanta bellezza siamo portatori.

Ma mi piace anche pensare che, come noi osserviamo il firmamento nel suo splendore e mistero, Dio contempli allo stesso modo l'incanto del creato e col suo sguardo accarezzi la nostra terra - dallo sfavillìo delle grandi metropoli alla più umile fiammella accesa in un deserto - come fossimo il Suo presepio. 
E dalla Sua prospettiva, il grande interrogativo leopardiano "A che tante facelle?..." abbia unicamente una risposta di Amore perchè le Sue stelle siamo noi ed è nella concretezza di quella miriade di luci e nella vastità di quel buio che Dio ha scelto di abitare.

E a conclusione di queste considerazioni ancora un po' natalizie - del resto, oggi è la festa dell'Epifanìa - un brano che mi pare si adatti bene alla grandiosità e al fascino dell'immagine che ci arriva dallo spazio.
Si tratta del "Gloria" dalla "Messa in si minore BWV 232" di Johann Sebastian Bach, composizione articolata e solenne, magistrale intreccio di voci costruito nel segno dell'ordine e dell'armonia. 
Il pezzo, che la clip video ci regala in un'esecuzione ancora una volta live, è cantato - e anche qui sta il bello - dal famosissimo Thomanerchor di Lipsia, proprio nella Chiesa di San Tommaso dove il compositore è sepolto e che l'estate scorsa ho avuto la gioia di visitare.
Un regalo che faccio a voi...e a me!

Buona visione e buon ascolto !

4 commenti:

amicusplato ha detto...

Bellissima l'immagine satellitare e perfetto il commento, impreziosito da alcune esemplari citazioni letterarie... :-))

Con lo splendido Gloria della Messa in Si minore di Bach ci fai concludere in modo perfetto l'Epifania e le feste natalizie :-))

Complimenti, carissima Annamaria :-))

Annamaria ha detto...

Antonio...grazie delle tue bellissime parole!!!
Sì, quell'immagine mi ha davvero affascinato e fatto pensare. Poi Bach ha fatto il resto.
Buona ripresa e un abbraccio!!!
:-))

Ambra ha detto...

Cara Annamaria, condivido il tuo entusiasmo per il Thomanerchor che, come sai, anch'io ho ascoltato direttamente nella Thomaskirche di Lipsia.
Spendida l'immagine dal cielo e le parole che hai usato.
Ti lascio il mio augurio di Buon Anno, che sia un anno come tu lo desideri.

Annamaria ha detto...

Lo so, Ambra, che hai visitato ben prima di me la Thomaskirche!
E se quest'estate ho voluto andarci, è stato un po' anche grazie a te e all'interesse che mi hai suscitato.
Auguri di Buon Anno, carissima, con tutto il cuore!