Di questi giorni, ci sono mattine in cui, dopo il tripudio di sole quasi estivo del marzo scorso, sembra di essere ritornati in inverno: cielo plumbeo, pioggia talora insistente e aria decisamente fredda, con la differenza che intorno non abbiamo nebbia e rami spogli, ma il verde già morbido della campagna primaverile.
A volte, se mi capita di uscire presto e le vie sono quasi deserte, mi sembra che tutto sia per così dire in attesa.
E' il silenzio delle ore del mattino ad affascinarmi anche nel grigiore, come se le cose, colte in quella dimensione, potessero rivelare la loro segreta bellezza, la loro vera natura.
Sono i dettagli a prendermi: rami di un albero che sopravanzano un muro di cinta, cespi di fiori in un cortiletto, la cornice di una finestra o piccoli vicoli del centro storico.
Ce n'era uno fino a non molto tempo fa che, visto da una particolare distanza, pareva "Via Toscanella" di Ottone Rosai (1895 - 1957): vecchie case, cornicioni spioventi e una leggera curva verso la fine. Questione di pochissimi metri, poi l'effetto spariva.
Oggi, alcuni edifici sono stati ristrutturati e la curva, cuore segreto di quell'illusione, si è persa. Ma è ugualmente bello ripercorre certe strade seguendo l'itinerario di un sogno interiore in una solitudine quasi intatta.
E' così - a ben guardare - anche nel dipinto di Rosai, dove la presenza di quelle figure ferme a parlare sotto casa sottolinea maggiormente il vuoto circostante, il silenzio sospeso, la fuga delle finestre e dei portoni in prospettiva, il saliscendi dei cornicioni aggettanti.
In quel silenzio, si dipanano più dolcemente i pensieri, come sotto una coperta protettiva che tempera la nota di malinconia data dalla solitudine restituendoci respiro e una percezione più serena di ciò che abbiamo intorno.
E' scoprire da un'altra angolatura le cose che vediamo di consueto, assaporando tutta la pacificante semplicità che da esse nasce, come semplice è la pittura di Rosai dove figure umane ed edifici hanno la pura essenzialità di volumi: un mondo che ci rimanda a Giotto e a Masaccio per tornare indietro nel tempo, o a Carrà per risalire ad artisti più vicini a noi.
Paesaggi di solitudine, ma pure di un'immobilità rasserenante, come "Vicolo" o "Case nel sole": muretti oltre i quali intuiamo la presenza della campagna, angoli dove si vorrebbe abitare e quelle stradicciole che finiscono sempre in una svolta a sottintendere un prosieguo che non vediamo, ma che non intacca la serenità della composizione e del nostro sguardo.
Al di là di quanto affermano talora i critici, non vi leggo infatti nè ansia, nè alcun pessimismo, ma solo la calma di una contemplazione o di un'attesa dove ogni cosa è ferma, fissata nella bellezza delle sue forme e dei suoi colori tenui lievemente sfumati. Immagini che fondono paesaggio e interiorità, angoli d'infanzia ritrovata che ci aiutano a ripercorrere un sogno.
Mi pare quindi si possa adattare all'atmosfera di questi dipinti il tono intensamente meditativo del brano musicale che propongo oggi.
Si tratta dello splendido "Intermezzo in La maggiore op.118 n.2" di Johannes Brahms (1833 - 1897), pagina d'incantevole morbidezza come ci fa capire anche la didascalia iniziale che recita "Andante teneramente".
Vi si alternano passaggi luminosi ad altri più malinconici, mentre la delicatezza e la ripetizione di alcune frasi musicali dona al pezzo un tono intimo e al tempo stesso un respiro d'infinito.
Intimo come quei vicoli che sembrano usciti da un ricordo dell'anima e infinito come lo splendore del presente e di ciò che ancora non è, là dietro quella svolta.
Buon ascolto!
12 commenti:
che dolcezza iniziare la giornata nella malinconica quiete di rosai...che naturalmente richiama la musica di brahms e delle tue parole.
buon sabato annamaria. marina
Marina, grazie di essere qui e di portare nel cuore i giorni che verranno!
Quanto mi piacciono i tuoi parallelismi tra il presente che vivi, l'arte e la musica!
I vicoli, per me che ho sangue ligure, sono i CARRUGGI delle piccole e delle grandi città della costa. Ne sento ancora il loro odore di umido quando ci si inoltrava per andare da un panettiere che sfornava del pane eccellente. A quel punto, l'odore del pane caldo scendeva come un ruscello nel vicolo che percorrevamo in salita mischiandosi e poi prevalendo su quegli odori di umido e di muffa.
Mancava solo Brahms.Ma, grazie a te, ora c'è.
Grazie della passeggiata insieme.
Un abbraccio.
A presto.
egle
Grazie a te Egle!
Molto bella questa condivisione del tuo vissuto.
A prestissimo!!!
grazie Annamaria.una sospensione dolce forte e maliconica dell'anima. La musica ha qualcosa in più rispetto alle figure sospese, perchè la musica segue il necessario divenire del tempo e con questo pezzo lo ha reso eterno.
Grazie Luca!
Davvero non si finirebbe mai di ascoltare questo Intermezzo di Brahms. Ti resta dentro, ti accompagna e diventa parte del tuo sguardo mentre contempli la realtà circostante.
Buon pomeriggio!
La tua capacità di associare la musica alle parole è magnifica e condivido il tuo pensiero sulla pittura di Rosai e sul quel magnifico "prosieguo" che si può immaginare, lasciando libero sfogo alla propria interiorità e al sogno.
Tre magnifiche opere pittoriche! E il tuo passeggiare e notare i dettagli...io adoro il mese di aprile proprio per la sua variabilità: hai notato quanto sono volubili i cieli, con quelle nuvole che galoppano e cambiano forma e colore...?
Adattissimo (come sempre, del resto) il brano...lo immagino insieme al rumore dei passi sull'acciottolato del centro storico della mia città.
Sì, Ambra, quel "prosieguo", quella svolta in fondo a parecchi quadri di Rosai, è per me di grande suggestione.
Grazie!!!
Grazie Sandra!!!
Sì, ho notato la variabilità di aprile.
E quell'Intermezzo di Brahms ci accompagna pacato nella solitudine di un vicolo del centro storico.
E' una gioia leggerti. Che sensibilità e che spirito elevato il tuo. Pittura e musica sono sempre immersi nel tuo sentire la vita. Grazie! Ciao Aldo
Graze Aldo...ma anche tu, a quanto vedo, ami molto pittura, fotografia, poesia e musica!!!
Il tuo blog è un vero angolo di serenità!
A presto!
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