La primavera, si sa, si annunzia già ai primi di marzo e anche se manca ancora una manciata di giorni alla fatidica data dell'equinozio, pure, le prime avvisaglie nel cielo, nei prati e nel vento le abbiamo colte da parecchio.
E' alla sera che hanno iniziato a svelarsi alcuni furtivi presagi. Dopo nottate di gelo, all'improvviso una sera è stato un profumo nell'aria a colpirci, un'inconsueta morbidezza del buio, la natura che mandava il suo respiro nascosto. Lo abbiamo percepito subito, intuendo i germogli che la terra cova nel segreto e che fioriranno nel dolce e inquieto cielo di marzo.
Ma come mai oggi mi lascio catturare da questi dettagli?
Perchè ho notato che anche la musica, nel suo vastissimo panorama, comprende composizioni simili ai giorni che preludono alla primavera, ora pervase di luminoso incanto, ora attraversate da un turbine improvviso come fosse una vita che si prepara a venire alla luce in pienezza.
E non si tratta solo di pezzi in cui gli autori si sono consapevolmente ispirati a questa stagione come Vivaldi, Haydn o Sinding, tanto per fare qualche nome. Spesso sono opere create senza precise intenzioni programmatiche, ma ugualmente variegate di ombre e di luci, e animate da quella inquietudine ariosa tipica del clima primaverile.
E' il caso del primo tempo del "Concerto per violino e orchestra N.1 in sol minore op.26" di Max Bruch (1838 - 1920) che propongo oggi all'ascolto, un brano simile a un cielo di marzo: talora dolcissimo e terso, e poi improvvisamente solcato da nuvole, ventoso e inquieto. E' infatti una composizione che alterna passaggi musicali di grande irruenza e passione a delicate melodie che indugiano su se stesse quasi la ricerca e la contemplazione della bellezza non avessero mai fine.
Anche questo pezzo - come altri dei quali ho già parlato - mi ha segnato nel profondo e mi riporta indietro nel tempo.
E' una sera nel centro di Roma ad affiorare stavolta dal passato: una Roma piena di vento e di magìa che vedevo per la prima volta con tutto l'entusiasmo della mia giovane età.
Avevo sedici anni ed ero nell'impeto di un'adolescenza innamorata di tutto: i viaggi, gli amici, l'arte, la vita. Solo da poco avevo scoperto questo concerto, ma era rimasto in me come una sorta di colonna sonora a fondersi con la meraviglia che stavo vivendo in quei giorni romani.
Mi rivedo ancora mentre - nella magnificenza di una piazza, col vento sul viso - le sue note mi risuonavano in cuore con un'ebbrezza che era quasi una percezione d'infinito. Gli accordi che mi riecheggiavano dentro, infatti, con la loro intensità, nel contesto di quella Roma incantata e grandiosa avevano toccato corde tanto profonde da farmi percepire l'alitare di una vita segreta e sconfinata al di là delle apparenze. Ed era stata per me una nascita interiore, un autentico afflato di primavera.
Ma anche al di là della mia piccola esperienza, sta davvero in un respiro di giovinezza lo splendore di questo concerto, un respiro che si va delineando non solo nella delicata melodia del violino e nel suo sviluppo dai toni struggenti, ma anche nel ritmo dei bassi, quasi battiti di un cuore pulsante sui quali lo strumento solista inanella le sue variazioni.
E da ultimo, nell'irruente e grandiosa apertura orchestrale verso la fine: un'onda intensamente romantica prima che il brano - che in realtà non ha conclusione - sfumi dolcemente nel successivo Adagio.
Buon ascolto!
(Nel riquadro in alto "Studio di nuvole" di John Constable)
16 commenti:
Primavera di malinconia, primavera di nuova energia, di nuovo sole, di rinascita, di ricordi e aspettative lontane...
Inquietudine, come nel pezzo che hai postato.
Anch'io conobbi primavere inquiete. Ora sento la nuova luce che ci illumina.
Grazie!
Un abbraccio.
egle
buona settimana :D
Proprio il respiro della giovinezza, il vento dei sogni...primavera con le sue tante promesse.
Che voce, il violino. Questo Vengerov è un vero virtuoso.
Grazie a te, Egle!
Hai detto proprio bene: quante cose racchiude in sè quest'inquietudine!
Un abbraccio grande!
Grazie, Darjo, anche a te!
Sandra, hai sentito che violino? E che musica???
Grazie!!!
ciao...una deliziosa musica... un violino davvero bellissimo..e tu sai accompagnare la musica con bellissimi pensieri...ciao..luigina
una primavera fuori dagli schemi per forza ottimistici, alla grande ripresa di quello che io chiamol'inizio di un nuovo anno si nascondono inquitudini ancora più forti su si poggia la speranza di un mondo sempre uguale sempre migliore. Grazie
Luigina, grazie!
Sono contenta che questo violino ti piaccia!
A presto!
Grazie Luca del tuo commento!
L'inquietudine è già nella natura, nel cielo tipico di questa stagione e in quel desiderio di bellezza che le note di Bruch mi pare esprimano intensamente.
Buona giornata!
una primavera che respira
ciao
Vedo che questo è un periodo "violinistico". Bello, ovviamente, il concerto di Bruch e bello lo Stradivari di Vengerov.
Complimenti.
PS: in questo ottimo e colto blog si continua a sentire la mancanza di Ludovico Einaudi.
A presto,
Giulio.
Bentornato qui Francesco e grazie!
Buona primavera!
Ciao, Giulio, bello ritrovarti qui!
Hai doppiamente ragione: primo perchè...sì, è un periodo violinistico!
E secondo perchè manca ancora Einaudi.
In effetti mi sono lasciata catturare da altri autori e a volte ho bisogno di tempo per appassionarmi davvero alle cose. Ma arriverà! Devi solo pazientare ancora un pochino.
Grazie!!!
Primavera, stagione gravida di promesse che creano inquietudine.
E che delizia per l'anima quel violino!
P.S. - Annamaria, se passi da me o da Sandra, chissà, forse riesci ad aggregarti anche tu. Mi farebbe davvero piacere rivederti.
Ciao, Ambra!
Sono appena passata da te e Sandra e ho visto! Sì, mi farebbe molto piacere.
Grazie del tuo commento e a presto!
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