Leggo sul "Corriere della Sera" di oggi che i detriti del recente tsunami che ha colpito il Giappone stanno andando alla deriva nel Pacifico e hanno formato una sorta di isola, una piattaforma dai contenuti eterogenei che si muove portata dalle correnti e dal vento.
Ci sono autoveicoli, imbarcazioni, interi edifici con il loro corredo di oggetti domestici, una quantità imprecisata di plastica, una marea immensa che col tempo giungerà probabilmente sulle coste americane.
E - come afferma il velista Soldini, autore dell'articolo - è senza dubbio un enorme disastro ambientale che sconvolge l'ecosistema di tutto l'oceano, oltre a mettere a rischio la navigazione.
Ma questa massa di detriti alla deriva che fino a ieri erano cose vive, se certo mi fa pensare al destino che - letteralmente - ha spazzato via un'intera compagine esistenziale disperdendola come fosse "vanità", tuttavia mi conduce anche ad altre considerazioni.
Penso infatti che, in realtà, quegli oggetti parlino ancora e non siano solo il grido evidente di una tragedia senza pari, ma davvero raccontino la vita in tutto il suo valore: lavoro, progetti, relazioni, cultura, desideri, sogni, amore, sofferenza. A chi li trovasse in alto mare come si trova un messaggio in una bottiglia, sarebbero in grado di raccontare mille vicende, ricostruire mille storie per quell'intensità di cui si caricano a volte anche le cose - soprattutto quelle che amiamo - e ce le rende così vicine.
E proprio a questo proposito, mi sono venute in mente le immagini di un vecchio film di Bruno Bozzetto, "Allegro non troppo", dove sullo schema della "Fantasia" di WaltDisney, si susseguono episodi di animazione con la colonna sonora di brani classici.
Ricordo in particolare l'episodio commentato dal "Valzer triste" di Sibelius nel quale un gatto sparuto si muove tra le rovine di una casa abbandonata che attende di essere abbattuta.
Aggirandosi tra le macerie, ora spaventato ora incuriosito, in cerca di cibo e di ambienti che ormai non esistono più, il gatto ricorda la vita che vi si svolgeva un tempo e ricostruisce nella sua immaginazione la casa calda di affetti e relazioni.
Nei suoi grandi occhi gialli si aprono allora squarci di sogno dove le stanze s'illuminano e il vuoto si rianima. Scorre così il quotidiano con le sue gioie, la tavola, la danza, il gioco, la festa, ma poi il miraggio si spegne negli occhi del micio affamato e il buio torna a inghiottire le macerie della casa che verrà distrutta.
Resta l'onda dei ricordi, sottolineata dalla struggente musica di Sibelius alla quale Bozzetto ha sapientemente adattato la sequenza delle immagini.
Buona visione e buon ascolto!
10 commenti:
Un post che è come un dipinto magico, fatto di dolore e insieme della malinconia dei ricordi, sull'onda della musica di Sibelius.
Bellissimo.
Grazie Ambra!
Gli oggetti e le note a volte raccontano più di quanto le parole non possano dire.
A presto!
Ancora oggi una nuova scossa...
Sì, Stella, purtroppo è rovina che si somma a rovina...
ciao...interessante il tuo post... gli oggetti possono raccontare molte cose .... ciao..luigina
Grazie, cara Annamaria, dell'adesione sul mio blog,mi unisco molto volentieri tra i tuoi sostenitori. Lucia
Grazie Luigina del tuo commento.
Buona giornata!
Benvenuta Lucia in questo piccolo spazio e grazie!
Sono felice di averti incontrata, cara Annamaria.
Il tuo è un blog che ci fa sentire umani...
Grazie e a presto!
Lara
Grazie a te Lara e benvenuta qui!!!
Tornerò presto a visitare il tuo bellissimo spazio.
:-)))
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