giovedì 7 dicembre 2017

Nel segno della gioia

E' sempre bello constatare che, in ogni settore professionale, se un lavoro viene svolto con competenza e passione, prima o poi diventa fonte di gioia non solo per coloro che ne sono i destinatari, ma prima di tutto per chi lo realizza.

Quando la qualità dell'impegno è alta, si arriva infatti a un punto in cui la fatica, la perseveranza, la pazienza necessarie ad apprendere un'abilità, lasciano spazio alla gioia e talora anche al divertimento. Non perchè la fatica scompaia, ma perchè viene superata dal piacere stesso del lavoro, dalla soddisfazione di vedere un oggetto che prende forma dalle nostre mani, dal gusto di trasmettere una passione, dal desiderio di ricercare il meglio e via dicendo. Se poi tale lavoro non è individuale ma coinvolge un gruppo, allora, come a volte capita che aumentino i problemi, altrettanto però può moltiplicarsi la gioia.

Il mondo della musica non fa eccezione, anzi, è forse uno degli esempi più significativi a questo riguardo. Molteplici infatti sono le difficoltà che deve affrontare chi si appresta a suonare uno strumento non da semplice dilettante. Ma proprio la musica diviene poi sorgente di quell' entusiasmo che sgorga spontaneo dall'anima di un solista o di un'intera orchestra, quando si riesce ad interpretare una partitura lasciandosi catturare dal suo splendore. 
L' emozione che ne deriva è tale da contagiare gli altri, come spesso si osserva non solo nel clima delirante di un concerto rock, ma anche nella partecipazione appassionata di un direttore d'orchestra, di un solista o di un gruppo corale. Si vive infatti la musica dal suo interno e tale contatto vivo - e in qualche modo ri-creativo - genera un gusto impagabile.

Per questo, oggi vi propongo un video dove tale sapore interpretativo è tangibile sull'onda di un pezzo di Ludwig van Beethoven e di una solista d'eccezione.
Si tratta del terzo movimento, "Rondò: molto allegro", dal "Concerto per pianoforte e orchestra in Si bemolle maggiore n.2 op.19", qui mirabilmente interpretato da Martha Argerich.
Fin dalle prime battute, è lei a dominare, con la sua espressione grintosa e in apparenza un po' corrucciata, con quello sguardo talora obliquo ma in realtà concentratissimo, attenta e al tempo stesso quasi noncurante, energica e dolce, strepitosa signora del pianoforte che padroneggia al pari di un direttore d'orchestra.
Festoso e scattante, concitato e leggero, il "Rondò" di Beethoven sembra costruito appositamente per esaltare le doti e il virtuosismo di chi suona. 
Le mani della pianista si muovono infatti con precisione e una sicurezza quasi spregiudicata anche sui trilli e i passaggi più veloci. Mani un po' tozze, a dire il vero, in apparenza non particolarmente affusolate e delicate come quelle di altri solisti, ma capaci di un tocco che nasce da un talento innato, come se la musica fosse parte di lei, ricamata nel suo dna.
E alla sua strepitosa bravura, si unisce un gusto interpretativo evidente anche dalla sua espressione: ora serissima e assorta, ora divertita e segnata da un sorriso che affiora lieve a sottolineare i passaggi più gioiosi e giocosi del brano, mentre i cenni del capo ne seguono il ritmo.

Una Argerich briosa e trascinante come questa musica di Beethoven, tanto da coinvolgere il direttore, gli orchestrali, il pubblico in sala e arrivare fino a noi che - dietro lo schermo di un computer - osserviamo col cuore attento. Anche noi destinatari di tale gioia.

Buona visione e buon ascolto!

4 commenti:

eglissima egle ha detto...

Bellissimo questo Rondò di Beethoven per pianoforte e orchestra in cui la Argerich diventa lei stessa strumento assieme con il pianoforte partecipando anche mimicamente al ritmo e all'allegria di questo pezzo.
Grazie, Annamaria cara.
E' veramente una composizione con un'esecuzione fantastica.
Un abbraccio.
egle

Annamaria ha detto...

Ci sono momenti in cui tutto diventa musica e si fonde con essa: qui l'accoppiata tra Beethoven e la Argerich è davvero fantastica e il brano prende mweravigliosamente vita!
Grazie, cara Egle, e un abbraccio di buona serata!!!

Anonimo ha detto...

Che bellezza! Con le tue parole hai rappresentato perfettamente ciò che per i musicisti significa questa straordinaria pianista " il vero DNA musicale" perché è proprio vero che in Martha Argerich " la musica fa parte di lei"
Stamattina parlavo con mio figlio Gianluca sulla grande forza e coraggio di questa inestimabile pianista che ha combattuto due mali e continua a suonare a settantasei anni con un' energia incredibile.
Un grazie sincero e un augurio di un sereno fine settimana
Adriana

Annamaria ha detto...

Grazie a te di essere qui, cara Adriana!
Forse mi sbaglio ma penso che, quando la musica "abita" in modo così intenso e straordinario la vita di una persona, la vecchiaia o la malattia non abbiano su di lei lo stesso impatto che hanno sugli altri. Potranno infatti arrecare danni, ma non riusciranno a spegnere quel fuoco che la musica ha acceso e che è fiamma ed energia vitale.
Buona settimana e un abbraccio grande!!!