martedì 15 agosto 2017

Buon Ferragosto!!!

Duccio di Buoninsegna: "Dormitio Virginis" - Siena - Museo dell'Opera del Duomo.





















Con l'immagine della "Dormitio Virginis" di Duccio di Buoninsegna (1255 - 1318) e sulle note del "Regina Caeli" di Tomas Luis de Victoria (1548 - 1611), auguro a tutti voi buona Festa dell'Assunzione, buon ascolto e buone vacanze!

Anche questo blog si prende una piccola pausa.
A presto!!!
 
 

lunedì 7 agosto 2017

"Il bacio"

"Mettete via le guide e osservate tutto più a lungo. L'arte è amore, non un tour guidato." 

Mi piace quest'esortazione fatta dal critico d'arte Jonathan Jones sul quotidiano britannico "The Guardian" a proposito della valorizzazione del turismo lento, e riportata dal "Corriere della Sera" del 4 agosto scorso.

G. Reina: "Una triste novella"
Senza nulla togliere alla grande utilità delle conoscenze storico-artistiche che le guide - siano esse persone o libri - ci possono offrire per la comprensione di un'opera, mi pare tuttavia che l'affermazione sottolinei la primaria importanza della nostra nostra sensibilità e del nostro metterci in gioco reagendo davanti ad essa.

Se l'arte infatti è espressione di un'anima, dei suoi nodi e dei suoi sentimenti, se è descrizione, grido, sogno, stupore che si origina da un desiderio di comunicare il proprio particolare sguardo sul mondo, essa si realizza pienamente nell'incontro con chi ne fruisce. 
Oserei dire che essa è incontro, come ogni forma di cultura che non sia pura erudizione, ma sappia cambiarci interiormente, anche in modo impercettibile.

Davanti a un'opera d'arte possiamo restare sorpresi e ammirati, sconvolti o perplessi, talora anche indifferenti ma, quando ci raggiunge e ci parla, essa non solo ci consente di scoprire qualche aspetto dell'anima dell'autore, ma anche molto di noi stessi.
Forse il segreto della nostra capacità di reazione sta proprio nella necessità di osservare "più a lungo", come la frase di Jonathan Jones suggerisce. 
"L'arte è amore" - afferma il critico - ma, come l'amore, non sempre è colpo di fulmine. 
Talora va scoperta nei suoi risvolti nascosti e inaspettati, nelle risonanze che può lasciare in noi e che spesso vivono di vita propria, a volte scomparendo come fiumi sotterranei e poi riaffiorando a sorpresa.
Un incontro vivo quindi, che si prolunga nel tempo in un dialogo tra la sensibilità delle varie epoche e le diverse creazioni artistiche che si arricchiscono così di valori aggiunti e dimensioni nuove.

Per questo, oggi vi invito ad osservare un affascinante dipinto del pittore comasco Giuseppe Reina (1829 - 1905), intitolato "Una triste novella" e attualmente conservato in una collezione privata.
L'autore si colloca nel gruppo di quegli artisti attivi nel secondo Ottocento - tra i quali Vincenzo Vela e i fratelli Induno - che descrivono l'esperienza delle guerre risorgimentali attraverso temi domestici, intrisi di risvolti patetici e di romanticismo. 
F. Hayez: "Il bacio"
Anche quest'opera - datata 1862 - si situa in tale contesto: ambiente semplice, dimesso, tuttavia non privo di uno scorcio di natura morta in cui la presenza del libro verde e del drappo rosso accanto al davanzale chiaro può ricordare patriotticamente il tricolore, mentre il titolo fa pensare a una fanciulla - o forse una moglie - che abbia perso in guerra l'uomo che ama.
  
Ma al di là di queste notazioni, è su altri aspetti che mi vorrei soffermare.
Se si osserva la rappresentazione nei particolari, si riconosce facilmente che sul foglio che la donna ha in mano è riprodotto il famoso dipinto di Francesco Hayez "Il bacio"
G. Induno: "Triste presentimento" (particolare)
Si tratta di un'interessante citazione pittorica, probabilmente omaggio di Giuseppe Reina al maestro di cui era stato allievo frequentando a Milano l'Accademia di Brera.
Non è la prima volta - tra l'altro - che ricorrono citazioni simili: si potrebbe ricordare anche "Triste presentimento" di Gerolamo Induno. Ma mentre qui il dipinto di Hayez - come vedete a lato - è semplicemente appeso alla parete, nel quadro di Reina diventa in qualche modo protagonista insieme alla giovane donna.

E' il suo sguardo infatti - che pure cogliamo solo in parte - a stabilire una comunicazione con l'opera di Hayez: un'attenzione profonda e nostalgica, malinconica e sognante, come se vi trasfondesse la piena dei propri sogni e sentimenti, o solo davanti ad essa riuscisse a effonderli in una sorta di magica empatia.
Un'effusione discretissima e tutta interiore, nella calma di una stanza in leggera penombra, immersa in un silenzio che avvertiamo attraverso le tinte smorzate delle pareti e della finestra, la semplicità degli oggetti e il chiaro dell'ampia gonna della donna sotto il bustino nero. 
Luci e ombre soffuse e pacate come il dialogo che intreccia con i due innamorati de "Il bacio". Possiamo intuire in lei un coinvolgimento fatto di muta sofferenza, commozione, rimpianto, ricordo, nostalgia che il dipinto di Hayez con la sua intensa passione va a nutrire, e dal quale la giovane donna si lascia raggiungere in una misteriosa corrispondenza d'amore.

Così, mi piace associare a quest' immagine un brano di Giovanni Allevi intitolato proprio "Il bacio"
Tratta dal cd "Joy" uscito nel 2006, è una composizione che, come parecchie altre del musicista ascolano - e ricordo solo a mo' di esempio "Room 108"  "La notte prima" - si dipana tra delicatezza e passione. Una passione tuttavia che, rispetto ad altri pezzi in cui esplode più intensa e prorompente, qui si snoda su toni lievi e pacati, mai disgiunti - anche nei passaggi più forti - da una grande dolcezza.
Un andantino rubato giocato tra gli estremi dei pianissimo e fortissimo, ma sempre percorso da un'atmosfera d'intimità che lo splendore dell'esecuzione sottolinea in ogni sua sfumatura, facendo risaltare la luminosità del pianoforte soprattutto quando il tema viene ripreso su di un'ottava più alta.
Un composizione dalla semplicità solo apparente alla quale i frequenti cambi di tonalità, le alterazioni e alcune sapienti dissonanze conferiscono profondità e delicatezza insieme a un fascino da scoprire pian piano. 
Un brano lieve come una carezza dal quale lasciarsi prendere e ammaliare.

Buon ascolto!