Per parlare dell'ultimo incontro blogger che si è tenuto ieri a Milano, prendo a prestito questa bella frase di H.D.Thoreau, suggeritami dalla giovanissima amica Chiara del sito "Vasetto di Margherite" nel commento ad uno dei miei ultimi post.
Sì, sono proprio gli amici a fare del mondo non un deserto anonimo, ma un tessuto vivo e ricco di relazioni, un luogo in cui è possibile annullare le distanze.
E' ciò che ancora una volta abbiamo sperimentato rivedendoci e andando - prima di tutto - a rendere omaggio alla nostra amica Ambra, scomparsa lo scorso ottobre e da anni infaticabile animatrice di tanti raduni blogger.
Abbiamo voluto con forza e convinzione questo incontro, a cominciare da Erika, Sandra e poi tutti, sia per rispettare i programmi che Ambra aveva già tracciato, sia per consolidare amicizie che camminano ormai da sole al di là dei rispettivi blog e della geografia che talora ci avvicina, ma spesso anche ci allontana.
La geografia, appunto. Osservavo ieri che - tra amici vecchi e nuovi - a dispetto di nebbie e disguidi tecnici, siamo arrivati a Milano praticamente da tutta Italia: da nord a sud, dalle Alpi al mare, da Bari, Roma, Modena, Verona, Aosta e poi sempre Milano insieme ad altre località del nord.
Ma ci sono geografie che oltrepassano mari, montagne e città, ed esistono latitudini e longitudini del cuore che disegnano mondi senza confini, dove chi non è più con noi in realtà non è assente ma ci sorride - per così dire - dalla stanza accanto, più vivo che mai.
Così, quello per Ambra non è stato solo un ricordo, ma il senso di una presenza, come se ci accompagnasse in giro per la sua Milano e potessimo coglierne - di tanto in tanto - il sorriso e l'arguzia, l'accoglienza e il garbo, quasi ci prendesse per mano per unirsi ancora una volta alla nostra brigatella un po' chiassosa.
Per questo oggi ho scelto di pubblicare un brano che ha radici lontane, come se anche i tre compositori che vi sono coinvolti si fossero presi per mano, al di là della geografia e del tempo in cui sono vissuti.
Si tratta di un pezzo della "Suite orchestrale n.4 op.61" conosciuta come "Mozartiana" di Piotr Ilic Tchaikovsky.
L'appellativo deriva dal fatto che, nei quattro movimenti di cui essa si compone, il musicista russo prende spunto da altrettante creazioni di Mozart - tra l'altro anche dal famosissimo "Ave verum" - per ricrearne l'atmosfera alla luce di un ampio organico orchestrale.
Il brano che vi propongo, la "Variazione n.9 - Adagio", è tratto dall'ultimo tempo della Suite e fa riferimento alle dieci "Variazioni per pianoforte K.455" scritte da Mozart su di un tema di Gluck.
Un filo rosso musicale, quindi, che ha origine da un'aria dell'opera "La rencontre imprévue" di Gluck, passa poi a Mozart con un pezzo per pianoforte, per approdare infine a Tchaikovsky che ne fa una rielaborazione per orchestra.
Devo confessare però che, prima di pubblicare il brano, ho avuto qualche perplessità, perchè non ero del tutto sicura che fosse adatto all'incontro di ieri, segnato certo da nostalgia per la nostra amica, ma anche da tanta gioia di vederci e condividere un piacevolissimo momento conviviale.
Tuttavia, poi mi sono decisa perchè mi pare che questa musica, nel suo tono intensamente meditativo, sappia parlare più di tanti discorsi.
Il suono acutissimo e struggente del violino dà voce, infatti, a quell'iceberg sommerso che ciascuno di noi a volte porta in sè, a quel magma di sentimenti talora difficile da esternare, fatto di ricordi, interrogativi, affetti e nostalgie, che si risveglia ogniqualvolta una persona amica se ne va.
Una musica che può aiutarci a prolungare il nostro breve silenzio di ieri, davanti alla terra in cui il corpo di Ambra riposa.
Buon ascolto!