mercoledì 6 gennaio 2016

Non finito

"Schiavo giovane", particolare
Può sembrare strano intitolare "Non finito" il primo post di un anno che - almeno nel calendario - apre e inaugura una nuova stagione di vita. 
L'espressione pare invece il segno di qualcosa d'interrotto e, per certi aspetti, è così. Ma non si tratta solo di questo.

Il fatto è che - come lo scorso anno - per iniziare sono tornata a Michelangelo e questa volta, scartabellando tra i miei libri, ho ritrovato l'immagine che vedete a lato e che mi è cara da quando, ancora adolescente, ho visitato per la prima volta la Galleria dell'Accademia a Firenze. 
Qui, insieme al "David", al "San Matteo" e alla "Pietà di Palestrina", sono conservati alcuni dei "Prigioni" che Michelangelo ha scolpito per la tomba di Papa Giulio II e, tra questi, ero rimasta colpita in particolare dal cosiddetto "Schiavo giovane" e dal suo sorriso appena accennato al quale proprio il non finito dona una levità straordinaria.

Al di là della perfezione formale e del livello di raffinatezza di tante sue sculture, prima fra tutte la "Pietà" di San Pietro in Vaticano, sono diverse le creazioni che Michelangelo ha lasciato allo stato di abbozzo o delle quali, dopo averne delineato la struttura, ha affidato al marmo grezzo l'espressività.
Pietà "Rondanini", particolare
Certo, occorre distinguere le opere non finite perchè frutto di una tecnica adottata volutamente, da quelle non terminate per varie circostanze esterne: problemi con i committenti, difficoltà a far fronte a un carico eccessivo di impegni e altre vicende dell'artista fino alla morte che lo ha colto quasi ottantanovenne, mentre ancora stava lavorando alla Pietà "Rondanini".

Ma tale incompiutezza può affondare le sue radici anche in un senso di progressiva, inesausta ricerca o - al contrario - nella consapevolezza del proprio limite o ancora nel passare del tempo che, inevitabilmente, muta la percezione delle cose e il modo di rappresentarle. 
Il discorso sarebbe lungo e non è questo il contesto per addentrarmi in una questione già trattata da altri con più sicura competenza. Tuttavia, che si tratti di motivi contingenti o di una precisa esigenza estetica, trovo che in ogni caso il non finito eserciti un fascino molteplice.

"San Matteo"
Talora, a soggiogarci è la tensione che esso esprime laddove la figura umana appena sbozzata nel marmo tenta con forza di liberarsene per essere, per nascere cioè all'esistenza con una sua identità e compiutezza. E' l'intuizione michelangiolesca del levare il soverchio poichè l'artista già vede, coglie e immagina nel blocco di marmo la forma che dovrà progressivamente liberare dalla materia e portare alla luce, lo spirito a cui dovrà dar vita.
Talaltra invece, quel grezzo spessore privo di levigatura ma variato dall'adozione di vari tipi di scalpello, fa spazio a una bellezza solo adombrata, ma ancor più affascinante perchè lasciata alla vibrazione di una sorta di sfumato scultoreo, a un intreccio di ombre e luci che non definiscono, ma rimandano a uno splendore più alto.
Una bellezza che tocca i vertici dell'espressività sia nella rappresentazione della lotta che dell'abbandono, con una drammaticità che questa tecnica accresce a dismisura offrendoci esiti di una modernità dirompente.
Pietà "Bandini", particolare
Il non finito infatti ci parla, sollecita a molteplici livelli la nostra immaginazione e dialoga con noi che siamo - per così dire - la prosecuzione e forse la conclusione dell'atto creativo dell'artista.

Allora, possiamo osservare lo "Schiavo giovane" intuendone il sorriso e contemplare il marmo michelangiolesco nel suo farsi - di volta in volta - pietà e dolore, angoscia e grido, lotta e tensione, ma anche infinita dolcezza. Possiamo guardare a quel chiaroscuro come ad uno spessore nel quale ritroviamo, scavato in profondità, un nodo essenziale di sentimenti.
Ma vi possiamo anche cogliere uno specchio dell'incompiutezza umana e di noi stessi, non finiti nella nostra incessante tensione di crescita e di conoscenza, di creatività e di relazione, non finiti nel cuore e desiderosi - al di là della fragilità e della morte - di un compimento che ci faccia essere a tutto tondo.

E a conclusione di questo post, un brano di Johannes Brahms (1833 - 1897): il quarto movimento della "Sinfonia n.4 in mi minore op.98".
Confesso che, mentre scrivevo, d'istinto avevo pensato a Beethoven che, per la sua energia e il suo titanismo, mi sembra ben accordarsi con un artista come Michelangelo. 
Tuttavia, le immagini postate che certo rappresentano tensione, ma anche dolcezza e alle quali il non finito conferisce una vibrazione indeterminata, mi hanno condotto a Brahms. Trovo infatti che la sua musica sappia fondere grandiosità ed energia con fremiti e sfumati orchestrali che ci portano lontano, verso quell'inquieto sgomento che prelude alla modernità.

Il brano, dopo un'introduzione di accordi vibranti e accesi, si dipana in una melodia dolente e appassionata che s'inanella - ora più affannosa, ora più lenta e solenne - in successive variazioni. E' il flauto, in particolare, a guidarci in un clima pacato e dolcissimo, malinconico ma non privo di qualche apertura luminosa. Nella seconda parte tuttavia e fino alla fine, la potenza orchestrale torna a farsi grandiosa ed energica, riproponendo il tema d'inizio con un impeto dirompente che mette i brividi. 
E mi sembra significativo ricordare che, proprio qui, Brahms si è ispirato alla "Cantata BWV 150" di Bach e in particolare alla Ciaccona conclusiva che - tra l'altro - si apre con queste parole: 
"Tutti i giorni che passano nella mestizia, Dio li compirà alfine in gaudio."

Splendide parole di apertura alla speranza, che mi piace citare come augurio per il nuovo anno. Ma il loro senso mi pare anche in sintonia col desiderio di compimento che possiamo leggere nel non finito michelangiolesco e insieme nel nostro cuore.

Buon ascolto!

31 commenti:

Ambra ha detto...

E' l'eterna inquietudine dell'uomo che cerca la compiutezza, senza riuscire mai a trovarla davvero, restando "non finito" nel corpo che morirà, nella mente che oscilla tra pensieri contrastanti, nell'anima che tende alla felicità senza mai raggiungerla interamente.

Ninfa ha detto...

Acuta e interessante la tua riflessione sul "non finito" delle opere di Michelangelo, e anche sulla nostra condizione di esseri umani. Quando si parla di un'opera non ultimata, mi viene subito in mente il mio professore di disegno del Liceo. Arrivati a un certo punto delle nostre (misere) riproduzioni a tempera dei capolavori che facevamo in classe, lui diceva "stop" e noi ci dovevamo assolutamente fermare... così una parte del foglio rimaneva bianca, il dipinto incompleto. Ecco, io non ho mai capito quando in lui scattava quel momento, però è sicuramente vero che anche nelle opere abbozzate sta un certo fascino. A volte, nel mio piccolo, molto piccolo, noto ad esempio più forza ed espressività in certi miei schizzi che poi nei disegni successivi. Buon anno, Annamaria!

Rita B ha detto...

Ciao Annamaria, il non finito ha un fascino indiscutibile e inevitabilmente ci invita, a nostro modo inconsapevolmente, a completare, ad immaginare uno, cento, mille finali diversi, ognuno vede un "finale differente" e in ognuno di noi ce ne possono essere molti, anche in base al nostro stato d'animo del momento! L'opera non finita è quella che, secondo me, ci invita maggiormente a volerla comprendere!
Bacioni ed ancora auguri!

Annamaria ha detto...

Proprio in questa inquietudine, cara Ambra, ci riconosciamo tutti. E' il motivo per cui certe opere di Michelangelo ci parlano in modo particolarmente incisivo e dirompente nella loro drammatica tensione verso una pienezza di vita.
Grazie!!!

Annamaria ha detto...

E' profondamente vero ciò che dici, cara Ninfa: nelle opere abbozzate sta un certo fascino che sollecita la nostra immaginazione. Forse anche per questo motivo sono particolarmente pregevoli i disegni di Michelangelo - ma anche quelli di altri artisti, Leonardo per primo - che sono magari solo bozzetti preparatori di altre opere, ma non per questo meno belli e affascinanti.
Grazie!!!

Annamaria ha detto...

Ceto, cara Rita, l'opera non finita è "aperta" e sollecità a cercare una compiutezza che ognuno può immaginare secomdo la propria sensibilità e situazione del momento.
Per questo nel post dicevo che, in fondo, la conclusione dell'atto creativo dell'artista sta in noi che guardiamo.
Grazie!!!

amicusplato ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
amicusplato ha detto...

Molto bella e affascinante l'analisi del "non finito", nei suoi molteplici aspetti, e che hanno in Michelangelo l'esempio per eccellenza :-)

Ma il fascino o il dramma o il sentimento della finitezza umana, che aspira alla sua compiutezza, è un aspetto fondamentale della nostra natura e ha prodotto, nei pensatori, negli artisti, nei letterati, stupendi capolavori. Penso alla Sagrada Familia di Gaudì, alla Dottrina della Scienza di Fichte e alla Critica della Ragion Pura di Kant, all'Incompiuta di Schubert, alla Decima di Beethoven, alla Divina Commedia di Dante, che termina con quelle mirabili similitudini riferite alla ineffabilità di Dio (la quadratura del cerchio, il ricordo dolcissimo di un sogno che la mente non riesce a rievocare, la neve che si scioglie al sole, ecc.), e via dicendo.

Di grande spessore ovviamente la musica di Brahms, postata per gli aspetti che hai indicato.

Un post, cara Annamaria, che fa iniziare l'anno in modo molto stimolante. Brava! :-)

Annamaria ha detto...

Grazie, Antonio, del tuo apprezzamento e dei preziosi riferimenti culturali che hai aggiunto! Bellissimo quello del finale della Divina Commedia dove Dante tenta di esprimere l'ineffabile, ma poi all'alta fantasia "mancò possa".... e mirabili davvero le varie similitudini che hai ricordato.
Quanto alle opere incompiute in musica, tra le tante, ricorderei anche "L'arte della fuga" del nostro amatissimo Bach.
Buon anno ancora e un abbraccio!!!

amicusplato ha detto...

Certo, la mirabile Arte della Fuga, che si interrompe con la triplice Fuga, proprio mentre viene introdotto come terzo soggetto il nome BACH...

Grazie, carissima Annamaria, per aver ricordato questa grandiosa incompiuta ;-)

Silvana Planeta ha detto...

Magnifica, insuperabile! Ora ti scopro anche fine e profonda conoscitrice ed interprete dell'Arte! Ti adoro!

Annamaria ha detto...

Grazie ancora a te, carissimo Antonio, e buona giornata!!!

Annamaria ha detto...

Ti ringrazio, cara Silvana, ma non esagerare! Questo post è solo il frutto di una passione per Michelangelo nata sui banchi di scuola. Devo ringraziare i miei insegnanti che - a suo tempo - mi hanno comunicato il loro amore per l'arte in modo tanto intenso che ha messo in me radici profonde.
Un bacione!!!!

Luigi ha detto...

ti confesso che la Pietà Rondanini mi ha sempre affascinato cara Annamaria, sin da quando ebbi l'occasione di vederla nel mio breve periodo di soggiorno a Milano.
Ti auguro uno splendido inizio d'anno

Annamaria ha detto...

Ciao, Luigi! Spero che tu abbia visto la Pietà Rondanini anche di recente, da quando ne hanno cambiato la collocazione sistemandola - sempre al Castello Sforzesco - ma negli spazi dell'antico Ospedale Spagnolo. Qui si può girare intorno alla scultura contemplandola da ogni lato in un clima di silenzio e di raccoglimento. Hai veramente la sensazione di essere a contatto col sacro!!!
Ti ringrazio e ricambio tanti cari auguri di buon anno!!!

eglissima egle ha detto...

Anch'io adoro il concetto di NON FINITO. E' uguale all'INFINITO. Grazie dei capolavori che ci proponi e del magico Brahms!
Un abbraccio infinito.
egle

Annamaria ha detto...

Brava Egle, è proprio così!!! Il non finito richiama l'infinito....e quel pezzo di Brahms ti entra nell'anima!!!
Grazie e un abbraccio grande!!!

Nella Crosiglia ha detto...

Come sei brava Annamaria a farci capire le più piccole cose che scaturiscono dall'arte e dalla musica stessa. Non avevo mai pensato in questa maniera al non" finito" e invece hai ragione, possiamo essere noi stessi con la nostra immaginazione a dare il tocco finale alla grande opera di un artista e immedesimarci in essa..come quando si guarda un quadro e lo si interpreta alla nostra maniera che poi è sempre diversa da quella voluta dall'autore. Memorabile la musica che accompagna il tutto , un applauso dolcezza, sei grande pure tu!

IlCalesse ha detto...

Cara Annamaria,
ho ascoltato le tue parole nel silenzio della mia anima, ho gustato la bellezza della musica con emozionante passione.
Grazie e felice domenica!
Ti abbraccio caramente
Luci@

Annamaria ha detto...

Sì, cara NELLA, possiamo essere noi a dare il tocco finale all'opera d'arte che entra così nel nostro vissuto. Del resto, siamo anche noi "non finiti", ansiosi di pienezza e Michelangelo, come tutti i grandi, sa rendere attraverso le sue creazioni artistiche il tormento dell'incompiutezza e l'estasi del venire alla luce.
Poi Brahms...più l'ascolto e più mi parla con i suoi sfumati orchestrali da un lato e la sua forte incisività dall'altro.
Grazie del tuo commento e un abbraccio di buona domenica!!!

Annamaria ha detto...

Grazie, cara Luci@, della tua sensibilità e di questa tua condivisione così viva e partecipata!!!
Ti abbraccio forte e buona domenica a te!!!

Pia ha detto...

Ciao Annamaria, sei stata grande!
Non mi resta che condividere, smack e...grazie.
Ti auguro una felice e serena Domenica amica mia!

Annamaria ha detto...

Cara Pia, grazie di aver condiviso il mio post sulla tua pagina, le tue parole mi hanno commosso. Ti abbraccio forte e, data l'ora, comincio ad augurarti buona serata e buona settimana!
Un bacione e a presto!!!

Mariella ha detto...

Resto sempre affascinata dalla tua bravura. Sia che tu ci "narri" di musica o di arte. Ho visto molti dei capolavori di Michelangelo di cui parli, dal vivo. E mi hanno sempre lasciato con l'idea dell'incompiuto quale specchio dei progressi dell'animo umano. Insomma li ho sempre visti come un work in progress. Un continuo svilupparsi. Un continuo crescere.
Essendo di gran lunga meno fine conoscitrice di te per quel che riguarda la musica, non avrei avuto dubbi e avrei scelto Beethoven. Il mio scapestrato e geniale musicista preferito.
Un abbraccio e buona serata.

Annamaria ha detto...

Ma anch'io, cara Mariella, d'istinto avrei scelto Beethoven: l'ho scritto anche nel post. Solo che poi, oltre alla drammaticità e alla tensione, nel non finito di Michelangelo ho letto anche un fremito, una dolcezza, una sorta di sfumato scultoreo che ci porta lontano e l'inquietudine di Brahms mi è parsa più adatta.
E non dire che in musica sei meno fine conoscitrice di me: tra i brani che posti ogni tanto ho trovato uno splendido Bach per violino!!!
Grazie, Mariella, grazie di tutto e un abbraccio!!!

Erika ha detto...

Un forte abbraccio, cara Annamaria. Tutto ok. Mentre ti sto scrivendo ho visto apparire nell'angolo destro del mio pc l'avviso che mi avevi postato un commento. Ci siamo cercate nello stesso istante quasi....Baci

Annamaria ha detto...

Bella questa telepatia, carissima EriKa!
Ricambio l'abbraccio con affetto!!!

Stefyp. ha detto...

Nell'incompletezza sta l'attrazione, proprio perchè abbozzate queste opere di Michelangelo sono aperte all'immaginazione...a cominciare da quel sorriso appena accennato del "non finito" dove pare di coglierne un senso d'inquietudine, il fremito dello sbocciare alla luce, la tensione e nel contempo la maestosità. Affascinante Michelangelo come sempre, bravissima tu nella tua esposizione che hai saputo con maestria mettere in luce, analizzare queste grandi opere. Accattivante e giust'appunto azzeccata la scelta del brano di Brahms. Un abbraccio Annamaria e un grande grazie! Stefania

Annamaria ha detto...

Hai commentato benissimo, cara Stefania, il sorriso dello Schiavo giovane, con parole davvero centrate ed efficaci.
Sono felice che ti sia piaciuta anche la scelta di Brahms!
Ti abbraccio forte e ti ringrazio!!!

Ravecca Massimo ha detto...

Il “non finito” spesso è la caratteristica del genio. Come il “non luogo”, il “non nome”, il “non tempo”, ecc… L’astuto Ulisse crea un “non nome”, Nessuno, per ingannare Polifemo, e un “non luogo”, il cavallo di legno, per ingannare i troiani. Queste entità frutto di processi ricorsivi, speculari, inclusivi sono state usate anche da Gesù e Leonardo da Vinci. Michelangelo nella scultura diede origine al termine. L’Adorazione di Leonardo è un non finito e non un opera incompleta, perché l’autore si ritrasse sul bordo destro (per chi guarda), mentre si dirigeva a Milano. Si rappresentò mentre usciva dal quadro, lasciandolo apparentemente incompiuto. La ricorsività è il sigillo del genio, come Archimede che per provare i suoi amici greci matematici gli mandava da dimostrare dei teoremi errati, e loro sostenevano di averne trovato la dimostrazione. Cfr. Ebook/kindle: Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.

Annamaria ha detto...

Bentornato qui, Massimo! Bellissimo il tuo commento, ricco di riferimenti non solo artistici, ma anche letterari e scientifici che vanno ad ampliare e integrare l'argomento. Sono tanti, del resto, gli esempi e gli ambiti del non finito...e aggiungerei anche la musica!
Grazie cuore di questa citazione dal tuo libro!!!