mercoledì 12 novembre 2014

Preludio in blu

Il circolo delle quinte di Skrjabin
Sono tanti gli artisti che - nel tempo - hanno colto analogie e individuato corrispondenze all'interno delle diverse forme d'arte, ricercando tutti quei punti di contatto che possono esistere tra i vari tipi di percezione.
Sono legami, nessi, associazioni e intrecci che, in taluni casi, possono definirsi anche sinestesie: un sovrapporsi di sensazioni originate da campi sensoriali diversi, con la conseguente possibilità che una creazione artistica possa dare origine a suggestioni che vanno al di là di essa sconfinando in altri ambiti.
E' dai Simbolisti francesi in poi, a cominciare da Baudelaire fino - oserei dire - ai nostri spot pubblicitari, che l'uso della sinestesia è stato sempre più frequente, proprio per creare determinati effetti che dilatino la nostra percezione. Ed è in particolare il rapporto tra impressioni sonore e visive, tra il mondo dei suoni e quello dei colori, ad essere stato colto nel tempo con l'analisi di varie corrispondenze - il termine non è casuale - tra musica e pittura.
Ma tale possibilità di contaminazione tra le due arti era ben nota fin dall'antichità poichè tra esse sono sempre state individuate affinità e segrete interazioni. Si tratta infatti, in entrambi i casi, di fenomeni nei quali è in gioco una vibrazione - fisica, ma anche psichica - e così come sono stati studiati gli effetti che i colori esercitano su di noi nel produrre emozioni, ne sono stati analizzati anche i rapporti in termini di ritmo e armonie timbriche.

Klee, "Polifonia"
L'argomento è vasto e meriterebbe approfondimenti nei quali non mi addentro.
Mi limito a osservare che - tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento - pittori come Klee e Kandinsky hanno espresso la loro arte di pari passo con riflessioni sulla musica e la combinazione di determinati colori è stata spesso associata ai sentimenti e ai suoni che essi possono evocare o alla rappresentazione cromatica di scale musicali.
D'altra parte, ancor prima di loro, Wagner con l'idea di opera d'arte totale, e Debussy col suo impressionismo in note, avevano contribuito ad aprire la musica verso altri settori artistici.

Kandinsky, "Improvvisazione n.26"
Basti poi pensare a certi titoli di raccolte - peraltro comuni a numerosi compositori dell'Ottocento - come "Notturni", "Images", "Arabesques" o "Quadri..." e via dicendo, per trovare un linguaggio che, partendo dai suoni, evoca subito suggestioni visive. 
Mentre, di rimando, in alcune opere pittoriche di Kandinsky e Klee troviamo titoli come "Improvvisazioni", "Polifonie" e "Fughe".

Ma, tra gli altri, è merito del compositore russo Alexander Skrjabin (1872 - 1915) l'aver teorizzato alcune corrispondenze tra colori e suoni, come si può osservare nel riquadro in alto.
Qui, le tonalità sono distribuite nel cosiddetto circolo delle quinte - un percorso che conduce dalla tonica (la prima nota di ogni scala) alla rispettiva dominante (la quinta) e via di seguito - all'interno del quale Skrjabin, ordinando tali tonalità in riferimento allo spettro solare, ricava uno schema in cui a ciascuna di esse associa un colore.

E proprio di questo splendido autore oggi desidero regalarvi un brano: il "Preludio op.11 n.8 in fa diesis minore".
Si tratta di un pezzo che, a tutta prima, può far pensare a Chopin, sia per la dolcezza del fraseggio che per quei luminosi passaggi che - dopo un inizio in minore - si aprono, pacatissimi, in tonalità maggiore.
Ascoltandolo, mi risuonano dentro le battute iniziali del "Notturno in do minore op.48 n.1", qualche tratto del primo tempo del "Concerto n.2 in fa minore op.21", ma anche altro. Tuttavia non è importante identificare un preciso testo di Chopin a cui ricondursi, perchè non si tratta di imitazione, ma di una linfa che Skrjabin ha tanto profondamente assimilato da trasfonderla come cosa ormai sua nella propria esperienza compositiva.

Quanto alla tonalità, nel circolo delle quinte il compositore fa corrispondere il fa diesis al blu-violetto, oserei dire quasi indaco: una sfumatura delicata e insieme profonda, pervasa da una dolcezza crepuscolare. 
Certo, siamo nell'ambito di sensazioni puramente soggettive, ma è pur vero che l'essere immersi in un particolare ambiente sonoro di maggiore o minore intensità, coinvolge e sollecita la nostra percezione in modo differente.
Del resto il blu, nella gamma delle sue sfumature, è stato spesso considerato il colore dell'introspezione e dell'infinito, della calma e della spiritualità, ma anche della malinconia: basti pensare - sempre per restare in tema di musica - al carattere distintivo del blues. 

Nel preludio, Skrjabin ci introduce davvero in un clima che rispecchia un po' entrambi gli aspetti: dopo un inizio lento, il brano si fa più concitato e, se da un lato si ammanta di tristezza, dall'altro questa si stempera in luminosità. 
Vi si alternano infatti passaggi che salgono progressivamente in tensione e poi si aprono a conclusioni di ineffabile splendore.
Ma il finale resta avvolto da un'atmosfera di malinconia, mentre l'aria va ripetendosi e sembra quasi non finire, come un rivolo d'acqua che si perde piano...

Buon ascolto!

8 commenti:

eglissima egle ha detto...

Sinestesie: già ne parlasti su una pagina di poche settimane fa. E' nuovo per me l'utilizzo di questo termine, ben noto in psicopatologia e soprattutto nell'uso della Programmazione Neurolinguistica. Il concetto è il medesimo, ma si riferisce a due sfere differenti. In PNL riguarda il malessere di un individuo che si 'annoda' a un altro disturbo e ad altre cause. E se non si scioglie il nodo con appropriate psicoterapie, il soggetto continua a soffrire.
Qui, tra arte visiva e musica, il concetto appare molto più gradevole e rassicurante e i pittori che citi e presenti ci regalano delle sfumature emotive assai simili a quelle di Scrjabin.
Grazie per questo bellissimo post.
Ti abbraccio.
egle

Ambra ha detto...

Ancora una volta un argomento è stato da te appprofondito con grande sensibilità e intelligenza. Certo ogni forma d'arte ha in sé la poesia, la fantasia, la favola e il mito che la avvicinano e la sovrappongono a tutte le altre, evocandole in un mondo di suggestioni.

Annamaria ha detto...

Grazie Egle del tuo contributo! In effetti si parla di sinestesia in vari campi: per esempio, è frequente l'uso della sinestesia nel linguaggio poetico soprattuto da Pascoli e - come dicevo - dai Simbolisti in poi.
Sì, in questo campo, il concetto è più gradevole che in psicopatologia.
Un abbraccio e.....a presto!!!!

Annamaria ha detto...

Ambra, sei troppo buona! L'argomento è vastissimo e condensarlo in poco spazio per poi approdare a Skrjabin comporta certo dei limiti.
Ma mi affascinava troppo, e poi quel preludio...è una meraviglia!!!
Grazie!!!

Pia ha detto...

Ciao Annamaria,
sono arrivata in ritardo, ma adesso ci sono.
Bellissimo quel che dici sull'abbinamento musica ed arte, li unisce la sensibilità di ogniuno di noi.
Hai scritto tutto usando parole dirette ed eloquenti ed ho capito ciò che hai proposto in musica molto bene.
Come sempre ti ringrazio ed imparo.
Baci amica bella.

Annamaria ha detto...

Ma grazie a te, cara Pia, e alla tua sensibilità!
Buona giornata, nella speranza che la tua sia più soleggiata. Qui oggi, dopo la splendida giornata di ieri, ancora acqua...

Pia ha detto...

Annamaria cara,
ieri un'improvvisa acquazzone ha preso in pieno me e mio marito. Eravamo senza ombrello...figurati un po`...
Ora c'è il sole, ma credo che non durerà...😔
Ciao e buon inizio settimana.

Annamaria ha detto...

Eh.....immagino, cara Pia, sotto il diluvio!!!
Dai, speriamo! Buona settimana e grazie!!!