domenica 24 agosto 2014

"Il capitan della compagnia..."

Torno dalla mia breve pausa-blog (e più avanti vi racconterò dove l'ho trascorsa...) per condividere qui una bella segnalazione di Claudio Magris sul Corriere della Sera del 20 agosto scorso.
Si tratta di un articolo ("I fiori dell'alpino per il Papa") nel quale il giornalista presenta un libro di Papa Francesco - "Reflexiones espirituales sobra la vida apostolica" - per il momento edito solo in Spagna, ma che con tutta probabilità sarà presto pubblicato anche in Italia. 

In questo testo di meditazioni che s'ispira agli insegnamenti di Sant'Ignazio di Loyola e li commenta, il Papa - cito direttamente dall'articolo - "va al fondo degli elementi costitutivi della fede, ma prima ancora della vita, quali la colpa, la misericordia, il desiderio, la magnanimità e la meschinità, la conoscenza e la torbida accusa di se stessi, il dubbio e l'incertezza, l'amore, la forza d'animo e la grazia."

Fin qui tutto bene, ma nulla di particolarmente sorprendente.
La sorpresa viene invece da una delle tre citazioni di apertura del testo papale: "tre ideali punti di riferimento - sottolinea Magris - o costellazioni cui guardare per tenere la giusta rotta nella propria navigazione"
La prima riporta le parole del gesuita Alonso de Barzana sul desiderio di dividersi in mille per poter stare con le persone amate in ogni angolo di mondo. La seconda riporta i versi del poeta Nino Costa sulla malinconia del lavorare e morire in terra straniera. 
Ma la terza - vero "colpo di genio", come afferma il giornalista - è affidata al finale della canzone alpina "Il testamento del capitano" che recita così:

"L'ultimo pezzo alle montagne / che lo fioriscano di rose e fior".

Conosciamo tutti questo canto dal ritmo lento e cadenzato, quasi solenne come giustamente si addice all'argomento: un canto funebre se vogliamo, ma in realtà uno dei più significativi tra quelli che raccontano la vita degli alpini, fatta di valori semplici ed essenziali come la patria, l'amicizia, gli affetti familiari, l'amore, la natura. 
Il capitan della compagnia, sentendosi vicino a morire, chiama a raccolta presso di sè i suoi alpini e ordina che, dopo la sua morte, il suo corpo venga diviso in cinque pezzi : il primo alla patria, il secondo al battaglione, il terzo alla madre, il quarto alla sua bella e infine il quinto alle montagne.

Come scrive Magris :

"Il testo fondamentale di un grande santo e grande figura storica e il suo commento scritto da un Papa vengono affidati alla superiore verità umana di una canzone che dice, con una semplicità ignara e non bisognosa di letteratura, l'amore, l'amicizia, la buona verità del corpo, il piglio sanguigno e sensuale del vivere alieno da ogni mortificazione e non sgomento di fronte al destino che fa diventare terra e anche rose e fiori...."

Mi piace questo spaziare di Papa Francesco tra teologia e semplicità, il suo riflettere sulla fede affondando le mani in ciò che è concretezza quotidiana per coglierne l'afflato di umanità che la pervade.
Ma insieme ai valori che hanno ispirato il canto, a colpirmi è anche la scelta di un' immagine così luminosa sul destino finale dell'uomo, dove la morte si trasforma in vita e la comunione con una natura profondamente amata è così totale da germogliare in bellezza.
"L'ultimo pezzo alle montagne / che lo fioriscano di rose e fior": parole semplici che la citazione di Papa Francesco fa riecheggiare nella loro grandezza e sacralità. 

Ho riportato qui "Il testamento del capitano" nella bella interpretazione della Brigata Alpina Julia che alterna opportunamente parti cantate a voce spiegata ad altre più sommesse, soprattutto nel riportare le parole del capitano morente e a sottolineare - quasi con pudore - l'intensità degli affetti.
Bello il finale affidato prima al solista e poi ripreso invece da tutto il coro con prorompente, convinta energia!

Buon ascolto!

11 commenti:

Pia ha detto...

Per ora ti scrivo solo "Bentornata Annamaria!".
Tornerò per commentare il post, devo leggerlo con calma né!
Abbracciiii...

Annamaria ha detto...

Grazie Pia! Prenditi tutto il tempo che vuoi. Ricambio gli abbracci!!!

Silvi ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Silvi ha detto...

Oh, ho forse sbagliato blog?

Annamaria ha detto...

Si', Silvi......hai sbagliato blog. Mi chiamo Annamaria ma non sono "Farfalla leggera". Ho tolto da qui il tuo post precedente perche' era indirizzato a un'altra persona.
Ciao!

Costantino ha detto...

La canzone è bellissima ed emozionante; ovviamente la speranza è che non ci siano più guerre e capitani che debbono morire, e che le montagne siano fiorite ed ispiratrici di pace.

Pia ha detto...

Dolcissimo il tuo argomento.
Non ho letto l'articolo che nomini e non sapevo di questo nuovo libro del Pontefice e per questo ti ringrazio.
S. Ignazio di Loyola ha scritto meditazioni molto profonde e il nostro papa con queste parole ha voluto semplificare il senso della morte rendendola piacevole ai nostri occhi.
Troppo bello davvero.
Non conoscevo neanche il testo di questa canzone corale che è splendida.
Ti abbraccio carissima Annamaria.

Anonimo ha detto...

Grazie Annamaria! Ma quanto mi piace questo meraviglioso Papa Francesco! Quando sentii, tempo fa, che amava questa canzone alpina mi misi a cantarla a squarciagola davanti alla tv rivivendo pezzi felici della mia gioventù quando la gioia si manifestava facendo gite e cantando canzoni alpine. Allora mi accompagnavo con la chitarra e con gli amici riuscivamo a cantare a più voci.
Ti mando 'rose e fior' da mettere in un bel vaso sulla tua tavola cantando e aspettando un piatto caldo montanaro.
Un abbraccio.
egle

Annamaria ha detto...

Certo, Costantino, la speranza è che non ci siano guerre e morte ed è una speranza difficile coi tempi che corrono.....ma assolutamente irrinunciabile. La speranza di una pace da costruire tenacemente ogni giorno.
Grazie!!!

Annamaria ha detto...

Grazie, carissima Pia! Mi piace questo unire da parte del Papa alta teologia e quotidianità, riscattandone tutta la bellezza.
Il canto è splendido, sì!!!
Un abbraccio di buon pomeriggio!!!

Annamaria ha detto...

Carissima Egle, anch'io ho vissuto un'esperienza simile alla tua fin dai tempi dell'adolescenza: gite e cori di montagna cantati a più voci. Cantare in gruppo mi ha sempre dato una felicità incredibile!
Metto i tuoi fiori virtuali sulla mia tavola di montagna dove oggi piove forte: proprio un tempo - come dico sempre - da polenta e capriolo!!!
Grazie!!!!