lunedì 24 giugno 2013

Alberi

Da tempo ormai, hanno abbattuto il filare di alberi che stava dietro casa mia e che arrivava a sovrastare i miei balconi.
Erano piante vecchie, certo, in parte malate, forse per la loro altezza anche pericolose soprattutto nei giorni di vento e di temporale. Tuttavia, quando aprivo la finestra, potevo illudermi di abitare in un bosco e tutto quel verde fresco e ombroso d'estate mi ricreava.

Poi, un giorno, è accaduto. Tornata dal lavoro, non ho trovato più nulla: nel giro di una mattinata gli alberi erano stati abbattuti e al posto del prato sottostante stava prendendo forma il cantiere di un futuro parcheggio.
Giuro: mi è parso che mi avessero stravolto metà dell'esistenza, che quella non fosse più casa mia, perchè - per quanto spirito di adattamento si possa avere - una casa non è fatta solo di muri, ma anche di tutto il paesaggio circostante, del panorama inquadrato dalle finestre che entra con i suoi colori e suoni a far parte della nostra vita e delle nostre abitudini, se non addirittura di noi stessi.

Devo confessarlo: per un po' ne ho fatto una malattia, e a tutti quelli che venivano a trovarmi, non tralasciavo di raccontare la penosa vicenda rimpiangendo i bei tempi andati.
Poi ho dovuto rassegnarmi, tanto più che mi avevano assicurato che - parcheggio a parte - alcune zone verdi sarebbero state conservate o ripristinate.
Così in effetti è accaduto, ma il vecchio filare così alto è stato sostituito da tristi pinetti cimiteriali che non arrivano neppure al piano di sotto, mentre per me non è avanzato neanche un filo d'ombra.
Però, al di là del famigerato parcheggio, è stato piantato un nuovo filare di alberelli che stanno crescendo e, se pure non raggiungeranno mai l'altezza dei precedenti, spero che col tempo possano garantire almeno un po' di frescura all'intorno.

I primi anni, erano tanto esili che, con certe angolature di luce, nemmeno li distinguevo e mi si confondevano col prato retrostante; alcuni poi hanno anche faticato a crescere forse per difetto d'irrigazione, ma pian piano, nella loro fragilità, ho cominciato ad amarli. Così, all'inizio di ogni primavera cercavo d'immaginare quale ampiezza i loro rami avrebbero raggiunto alla fine della bella stagione, un po' come si fa con dei bambini ai quali si misura l'altezza sulle tacche di un muro.

Poi il tempo è passato. Ora li guardo e ogni giorno faccio il tifo per loro: dalla finestra della cucina li coltivo con lo sguardo osservando i fusti ancora sottili ma che - lo vedo - si stanno irrobustendo, o le chiome che iniziano a resistere all'onda del vento e, come fanciulli verso la prima adolescenza, prendono forma e bellezza.

Per questo, agli alberelli ormai divenuti miei, voglio dedicare una pagina musicale di assoluta bellezza: l'ultimo movimento, Allegretto, della Sinfonia n.6 in Fa maggiore op.68 "Pastorale" di Ludwig van Beethoven.
E' un brano conosciutissimo, luminoso e danzante, che esprime il sollievo e la gioia del ritorno al sereno dopo un temporale. 
Il tema - ripetuto più volte con successive variazioni prima delicate, poi progressivamente più maestose e talora solenni - sembra celebrare lo splendore della natura, dal più tenero filo d'erba al bosco più rigoglioso.
E' un crescendo d'intensità, dove ritmo e dolcezza si sposano in passaggi ora lievi, ora grandiosi ed entusiasmanti. 
Un esaltante tripudio di note nelle quali - tra l'altro - ritrovo alcuni incanti della mia adolescenza e che, nella loro bellezza, davvero riconciliano con la vita e col mondo.

Buon ascolto!

6 commenti:

Chiara ha detto...

E' perché gli alberi assomigliano un po' alle persone...

Annamaria ha detto...

Certo Chiara...e soprattutto gli alberi sono vivi!!!....
Grazie!

Ambra ha detto...

Meravigliosa Pastorale.
Ho sentito "possente "il tuo dolore che si espandeva tra le righe come le note della meravigliosa Pastorale.
Ma poi ho sentito la gioia della rinascita e sono contenta per te, perché l'albero è, appunto, un essere vivente che ti dona ombra, feschezza, profumo, serenità.

Annamaria ha detto...

Sì, Ambra, la Pastorale è un vero incanto e quelli della foto sono proprio i nuovi alberelli visti dal balcone della mia cucina.
Grazie!!!

Anonimo ha detto...

Il tuo racconto accorato lo capisco andando indietro nel tempo, quando, bambina, sotto casa mia c'era un cortile sterrato con un pergolato di vite americana (quante formiche ho mangiato assieme all'uva!). Giocavamo. Un bel gruppetto di bambini sotto le finestre del retro del palazzo. Con l'aiuto di una ragazza grande avevamo anche creato un piccolo orto. E un giorno, torno da scuola e sento un gran rumore. Il cortile era sparito, stavano creando le fondamenta per un palazzo che in men che non si dica è arrivato a pochi metri dalle finestre di casa. "Addio monti sorgenti..." e che siano alberi o pergolati uccisi è sempre un lutto.
Un abbraccio, Annamaria.
egle

Annamaria ha detto...

Cara Egle, quanto mi piacciono le esperienze che racconti e i tuoi ricordi!!! Me lo fai proprio immaginare il tuo cortile sterrato con l'orticello e poi lo scempio successivo...
Grazie della tua condivisione!