giovedì 6 dicembre 2012

Andantino grazioso


Mi hanno sempre colpito, in cima agli spartiti dei brani musicali, le diverse espressioni poste ad indicare l'andamento e la velocità di un pezzo: brevi didascalie all'inizio dei vari movimenti, quasi sempre in italiano -  lingua della musica per eccellenza - che suonano come Allegro, Andante, Adagio, Largo, Vivace, Grave...e via dicendo.

Ma ad attirare la mia attenzione non è stato solo l'uso di questi termini ricorrenti e - se vogliamo - un po' generici, bensì la varietà con cui tali termini vengono precisati e declinati di volta in volta con diminutivi, vezzeggiativi, superlativi, o con l'aggiunta di espressioni volte a illustrare il carattere e in definitiva lo stile del brano. 
Per fare qualche esempio, troviamo Prestissimo, Vivacissimo, Allegretto, Adagietto (e come non ricordare quello della Quinta Sinfonia di Mahler?!....),   Andantino, Andantino rubato, Andantino grazioso e così via.
Un Allegro può essere maestoso, ma anche agitato; giocoso, ma anche risoluto; con fuoco oppure con spirito. Così pure, esiste l'Andante spianato, cantabile, con moto, ma anche l' Andante scolpito (avete presente la Fuga n.20 dal II libro del "Clavicembalo ben temperato" di Bach?....quella!) e spesso si arriva a precisazioni espressive come Arioso, Scorrevole, Sognante, Appassionato e via dicendo
Per non parlare poi di certe notazioni più ampie come l' "Assez doux, mais d'une sonorité large" sullo spartito della famosissima "Pavane pour une Infante défunte" di Ravel.

Se prima rilevavo una certa genericità, qui al contrario devo riconoscere che la fantasia dei compositori si è sbrigliata in una miriade di sfumature una più sottile dell'altra, che vanno a cogliere e individuare colori e ritmi di un brano, prescrivendo sì il tempo e il modo di esecuzione, ma lasciando forse anche una certa libertà interpretativa a chi lo suona. Lo dico perchè certe bellissime espressioni che inducono talora a sognare, mi sembrano una sorta di "poetica del vago e dell'indefinito" di leopardiana memoria e in questo, a mio avviso, sta il loro fascino.

Non sono sempre così nette, infatti, le differenze tra un Andante, un Andante moderato e un Andantino; o un Adagio, un Largo e un Larghetto: dipende dall'epoca del brano, dall'autore e dal contesto musicale. Ma qui sta il bello. 
Cosi pure, suonare un pezzo con l'indicazione Carezzevole oppure Con sentimento lascia spazi aperti alla sensibilità di chi lo esegue perchè non si tratta solo di rispettare un tempo e una certa quantità di battiti del metronomo, ma di ricreare uno stile, un'atmosfera. 
E qui il discorso si fa certamente più complesso, perchè entra nel vivo del rapporto autore-esecutore che si gioca tra la necessità di essere fedeli al testo musicale, e l'inevitabile coinvolgimento personale di chi suona seguendo il tocco delle proprie mani, ma soprattutto la percezione del proprio cuore. Tant'è vero che, a volte, anche le esecuzioni del compositore stesso non sono identiche tra loro e ognuna di esse è vita che ricrea la vita. 

Ma - dicevo - il bello sta proprio in questo, perchè è dal cuore che tutte le notazioni citate partono e insieme ad esso pulsano: sono tempi, ritmi, stili che nascono dall'anima e ad essa ritornano dopo aver abbracciato anche quella dell'ascoltatore. 
Notazioni che creano un clima, che sono uno sguardo sul mondo, capriccioso o sereno, calmo o appassionato, tenero o impetuoso come il vento del mattino, come un passo di danza, come un'attitudine verso la vita. Semplicemente.

E allora, a commento di queste considerazioni, dal "Concerto per pianoforte e orchestra in la minore op.54" di Robert Schumann (1810 - 1856), propongo il secondo movimento indicato come "Intermezzo: andantino grazioso", con un diminutivo e un aggettivo che ne sottolineano tutta la delicatezza iniziale.
Il brano si apre infatti con accenti di straordinaria leggerezza, quasi le note accennassero un lievissimo passo di danza, mentre la melodia si fa poi più struggente e - sia nella parte orchestrale che nella voce dello strumento solista - va acquistando toni di più romantica intensità.

Buon ascolto!

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Ecco le parole che suggeriscono come eseguire il pezzo secondo il compositore. Interessantissime le svariate terminologie che citi con tutte le loro implicite sfumature (ricordo un 'senza sordino' del "Chiaro di Luna" di Beethoven). Di fatto, poi, tutto è lasciato alle capacità emotive e interpretative degli esecutori. Non tutti sono così fortunati da esser condotti per mano dal compositore, come sta succedendo all'orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova e al grande violinista Mariusz Patyra diretti dal nostro amatissimo Giovanni Allevi nel Concerto del SUNRISE TOUR!
Grazie dello spazio, cara Annamaria.
Un abbraccio.
egle

Annamaria ha detto...

Certo, Egle, se c'è profonda sintonia tra compositore ed interprete, l'esecuzione diventa davvero qualcosa di magico.
Sai che ogni tanto mi ritrovo a chiedermi: se Bach fosse vivo....quale di suoi interpreti preferirebbe???
Glenn Gould, Angela Hewitt, Bahrami, Kenneth Gilbert o la mia amatissima Dinnerstein??? Mah...
Giro la domanda agli esperti.
Ciao!!!

Ambra ha detto...

Interessante questo colto excursus nel mondo degli aggettivi qualificativi, alterati, derivati e via dicendo. L'avevo notato anch'io da sempre, ma, per incauta superficialità, senza fermarmi a considerazioni profonde come hai fatto tu.
Considerazioni che condivido così come la curiosità di sapere se gli interpreti di oggi davvero rispondono alle aspettative dei personaggi musicali di ieri.

Annamaria ha detto...

Ambra, le mie sono considerazioni molto semplici. Ma se davvero, andiamo a guardare tutte le indicazioni che gli spartiti riportano, troviamo una quantità di sfumature che ci aprono un mondo...
Grazie e buon weekend....innevato!!!

Cosimo Piovasco di Rondò ha detto...

Arrivo per la prima volta in un nuovo blog e ci trovo il mio adorato Schumann... Bella sorpresa!
Bello anche il tuo articolo, approfondito senza essere specialistico, ma non per questo superficiale.
È vero quello che dici sulla relatività dei termini musicali (praticamente sempre in italiano in tutto il mondo, o quasi: solo i francesi, inguaribilmente nazionalisti, usano spesso la loro lingua). Mi risulta – ma non sono un esperto, se dico castronerie perdonami – che sia stato Beethoven il primo ad apporre notazioni metronomiche sugli spartiti; prima di allora allegro, andante, presto volevano dire semplicemente che un tempo andava suonato più o meno velocemente di un altro; in epoche più recenti l'indicazione dei battiti del metronomo è diventata la regola, e l'interprete ha minori libertà. Forse per questo i moderni hanno fatto spesso ricorso alla musica aleatoria.
Le indicazioni di stile (maestoso, cantabile, con sentimento e chi più ne ha più ne metta) non sono invece codificabili, e la sensibilità dell'esecutore gioca un ruolo di primo piano...
Lieto della conoscenza, un sorriso, tuo
Cosimo Piovasco di Rondò

Annamaria ha detto...

Ciao Cosimo e benvenuto qui!
Grazie del tuo commento, te ne intendi e come!!! E' stato davvero Beethoven ad introdurre l'uso del metronomo, tant'è vero che le cosiddette indicazioni "agogiche"(Adagio, Allegro ecc.) hanno un valore diverso a partire dal periodo romantico, rispetto al passato.
Ed è vero anche che le precisazioni di stile restano sffidate alla sensibilità del singolo.
Sono contenta che Schumann ti piaccia.
Buona giorrnata!!!

Cosimo Piovasco di Rondò ha detto...

La figura di Schumann mi ha sempre affascinato, oltre che per la sua musica (che comunque mi piace moltissimo) anche per la sua vicenda umana, quasi paradigmatica del periodo romantico.
La sua storia d'amore con la grande pianista Clara Wieck mi ha talmente colpito da ispirarmi, anni fa, un lungo racconto che giudico tuttora tra i meglio riusciti della mia produzione.
Un caro saluto, tuo
Cosimo

Annamaria ha detto...

Cosimo, non sapevo che fossi uno scrittore...Complimenti, e ancora auguri di Buon Natale!!!

Cosimo Piovasco di Rondò ha detto...

Non lo sapevi perché non hai mai frequentato il mio blog, dove mi autocelebro spudoratamente :-D...
Bacioni, tuo
Cosimo

Annamaria ha detto...

Allora chiedo umilmente scusa.
Colmerò le lacune....(spudorato linguaggio da ex-insegnante)
Ciaooooooooooo!!!!