giovedì 29 novembre 2012

Novembre: vivere dentro.

Anche novembre è ormai finito, tra piogge e nebbie - almeno qui in pianura - e qualche spera di sole. Un mese per certi aspetti pieno di fascino, ma per altri opprimente: mi fa tristezza  infatti al mattino aprire la finestra e non vedere il cielo, l'orizzonte che si staglia nitido, fosse anche nel vento impetuoso che precede il temporale. 

Ma c'è un tempo per ogni cosa, come ci insegna la saggezza delle stagioni coi loro colori, i frutti e l'aria dal soffio sempre nuovo; come ci mostra la natura che, nel periodo autunnale, inizia a chiudersi e a vivere dentro, covando nel segreto della terra quei semi che, al momento giusto, fioriranno.
E il digradare di novembre verso il buio, con giornate che si accorciano e fanno apprezzare la tranquillità, induce anche a lasciare maggiore spazio ai pensieri e a ciò che l'interiorità suggerisce, magari nella solitudine di un angolo appartato.

Sarà per questo che - nei miei vagabondaggi musicali su youtube - a catturarmi oggi è stata l'immagine posta come copertina di una clip audio della quale ringrazio chi l'ha caricata  anche per il bel collegamento tra musica e pittura che propone. 

Si tratta di un dipinto di Rembrandt van Rijn (1606 - 1669), "Il filosofo in meditazione", conservato a Parigi al Louvre.
E' un'opera di grande fascino per i colori caldi e scuri che costituiscono il tessuto pittorico e che - nonostante i contrasti tra ombre e luci - si fondono mirabilmente tra loro tanto che figure e oggetti sembrano emergere da un impasto di tinte e prendere forma ora accarezzati dalla luce, ora affiorando dal buio.

Ci troviamo in un interno, un ampio ambiente segnato e quasi diviso in due dal movimento della scala a chiocciola con le sue linee curve, nel quale si alternano chiazze luminose a spazi d'intensa penombra, sia ai lati che nel vano superiore dove la scala conduce.
E' frequente in Rembrandt questo gioco luministico sull'oscurità degli sfondi,  comune peraltro a molti pittori del Seicento olandese ma anche italiano, e  viene subito in mente Caravaggio. Tuttavia, mentre in quest'ultimo i contrasti tra buio e luce risultano più netti e conferiscono ai dipinti un senso di drammaticità, qui mi pare che contorni, colori e figure siano più sfumati e si fondano in una sorta di tenda protettiva, di caldo intimo rifugio che inquadra il protagonista della rappresentazione.

E com'è raffigurato il filosofo in meditazione? 
E' un vecchio dalla barba bianca, le mani pacatamente intrecciate in grembo, il capo leggermente chino di chi volge lo sguardo non intorno ma dentro di sè, in un atteggiamento di calma contemplativa. Un fiotto d'intensa luce dorata piove su di lui dalla grande finestra a lato, facendo affiorare dal buio oggetti e particolari, senza tuttavia riuscire a raggiungere tutto lo spazio circostante che resta avvolto dall'oscurità.

Ma è proprio questo spazio, vasto, imponente più delle figure stesse, a parlarci quasi più di esse: dalla scala a chiocciola che sembra rappresentare una salita nell'ombra - o una discesa nel profondo - fino ai tocchi di pennello, talora solo guizzi di luce nel buio, come nel particolare della figura che attizza il fuoco. 
Sfumature di colore che sono sfumature dell'anima e ci guidano in un percorso verso l'intimità e l'arcano quasi il filosofo - più della luce che piove su di lui - percepisse il buio, l'interiorità col suo mistero che si materalizza nella penombra circostante.
Un buio che tuttavia - nonostante la scala sembri salire verso il nulla - non è oscurità che intimorisce, ma ombra che accoglie intima, quasi protettiva, forse anche grazie alla dolcezza degli sfumati e al particolare di quella donna che, in un canto della stanza, ravviva il fuoco conferendo alla scena una sorta di familiarità. 

Ed è la stessa atmosfera di intimità che troviamo nel brano di Arcangelo Corelli (1653 - 1713), la "Sarabanda in re minore op.5 n.7"
Qui infatti - allo stesso modo dei colori del dipinto - la malinconia della tonalità e la crescente intensa fusione dei vari strumenti nel tessuto orchestrale ci fanno percepire il senso di una discesa nel nostro mondo interiore e invitano anch'esse, pacatamente, alla meditazione.

Buon ascolto!

domenica 25 novembre 2012

Appuntamento blogger : sintonia di un incontro.

Brigata piccola, oggi, all'incontro dei blogger a Milano, ma sempre viva la gioia di ritrovarsi e di godere della  reciproca compagnia.
E nella cornice sapientamente scelta da Ambra, c'è stato davvero di che rallegrare il cuore e addolcire anche il palato. 

Ma....di che cosa avranno parlato i protagonisti di questo appuntamento?
Di viaggi o di ricamo? Di attualità o di cinema? Di pittura o di musica?

Di tutto questo e anche di più, perchè a monte degli svariati interessi di cui ciascun blogger si occupa, comune a tutti è il piacere della condivisione, la gioia che i post messi in rete possano costituire "un luogo dove incontrarsi" - come recita il sottotitolo del blog di Ambra - e siano una piccola grande ricchezza per chi vi s'imbatterà navigando nel vasto mare del web. 
E se il denominatore comune in fondo....è la vita declinata in tutte le sue manifestazioni - dall'intensità di un racconto ai colori di un dipinto, dall'interesse di un réportage o di un'esperienza personale alla perfezione di un lavoro di cucito, solo per fare qualche esempio - è bello, ogni tanto, uscire dalla dimensione virtuale (che poi tanto virtuale non è...) perchè la sintonia che avvertiamo tra noi condividendo i rispettivi scritti, passi anche attraverso gli sguardi e il sorriso.
E quella che abbiamo respirato oggi è stata senza dubbio una grande sintonia!

Allora, a commento di una giornata così piacevole, propongo all'ascolto il primo movimento, "Allegro", della "Sonata per archi n.3 in Do maggiore" di Gioacchino Rossini (1792 - 1868), una melodia animata e distesa ad un tempo, fluida e scorrevole nel suo andirivieni di luminosissime note. 
Si tratta di un brano di grande leggerezza che - a mio avviso - riflette bene il clima vivace e sereno che ha accompagnato il nostro incontro, intenso anche se sempre troppo breve per la molteplicità degli argomenti e dei discorsi che si sono intrecciati e che vorremmo continuare con maggiore calma in una prossima puntata.
Con un caloroso GRAZIE a chi c'era, un saluto a chi non era presente e la speranza che in futuro la brigata possa essere più numerosa!

Buon ascolto!

giovedì 22 novembre 2012

Un Bach senza tempo per Santa Cecilia

Ancora una volta, la festa di Santa Cecilia che ricorre oggi viene a ricordarci quanto la Musica scenda dall'alto come una scintilla di Paradiso a illuminare la nostra vita.
Nasce dall'alto, fiorisce dall'anima, s'insinua in noi come il rivolo sottile di una sorgente e rimane nel cuore a scorrere con la leggerezza di un ruscello o la potenza di un fiume in piena, ricco di passione. 
E' da sempre vita che si declina in suoni, infinita e varia come vario e infinito è lo spirito umano dove sette sole note non sono limite angusto alla fantasia, ma orizzonte immenso in cui spaziare volando.

E mi piace pensare che la protezione di Santa Cecilia comprenda proprio tutti coloro che si avventurano in questo volo sognante verso l'infinito della Musica: dai grandi compositori ed esecutori a chi suona solo per diletto, fino ai più piccoli che muovono i primi passi su di uno strumento e sanno gioire della meraviglia delle note con freschezza talvolta rara.
Me lo suggerisce anche il dipinto di Nicola Poussin qui riportato, dove la Santa è raffigurata in mezzo ad angioletti e bambini, quasi a significare il cuore intatto come quello di un bimbo che la Musica ci restituisce, consentendoci di riattingere ad una purezza originaria.

E' per festeggiare allora Santa Cecilia in nome di questa purezza che oggi torno di nuovo a Bach con un brano che - se ce ne fosse bisogno - dimostra una volta di più la grande modernità del compositore e le potenzialità insite in ogni aspetto della sua monumentale produzione. 
Si tratta della "Sinfonia" che apre la "Partita in do minore BWV 826" della quale tempo fa avevo postato il brillante Capriccio.
Il pezzo si compone di due parti, Grave adagio e Andante, molto differenti tra loro. La prima è una lenta introduzione dai toni malinconici e drammatici, mentre quella che segue è un'aria variegata come un filo che si dipana e s'inanella in modo sempre più animato fino a lasciare il posto a una vivacissima fuga.

Lo riporto qui in duplice versione: quella originaria e l'arrangiamento fatto da Les Swingle Singers, gruppo mitico (..almeno per me!), specializzato nella riproduzione di musica classica, ma non solo, attraverso il canto a cappella o con l'accompagnamento di un bassista e di un batterista. 
Il brano è tratto da "Jazz Sebastien Bach" primo cd del gruppo che risale agli anni Sessanta e che - tra l'altro - ha contribuito a familiarizzarmi con la musica classica.

Immenso Bach! Gli cambi il ritmo - ma rispetto all'originale interpretato dalla Argerich....neppure poi tanto! - e ne viene fuori subito un brano jazz, sincopato e accattivante, nervoso quel tanto che ce lo fa amare subito e capace di restarci nel cuore senza perdere nulla di tutto il suo incanto!

Buon ascolto!

 

domenica 18 novembre 2012

Terapie

Ancora una volta è la giornalista Marina Terragni ad offrirmi lo spunto per il post di oggi.
Nel suo articolo di sabato 17 novembre su "IO donna" infatti, affronta un interessante e delicatissimo argomento domandandosi quanto la forza delle emozioni possa incidere su di una patologia tumorale provocandone l'insorgere o, al contrario, favorendone la guarigione.
E lo fa con riferimento al libro di Christian Boukaram - oncologo e professore di neurologia a Montreal - intitolato "Il potere anticancro delle emozioni" (ed. Urra) di cui riporta alcuni concetti essenziali. 

Partendo dall'osservazione che, a parità di fattori di rischio, non tutti sviluppano la malattia, Boukaram afferma che a creare le condizioni perchè si sviluppi o meno un cancro non sono solo fattori ambientali o genetici, ma anche esistenziali; è quindi evidente la presenza di un legame tra il vissuto psico-emotivo di un individuo e l'insorgere della patologia.
Ipotesi non nuove se vogliamo, ma che nel testo vengono suffragate dai risultati di una ricerca condotta presso l'università dell'Ohio che ha verificato l'utilità della terapia psicologica per aumentare la sopravvivenza e ridurre le recidive, in quanto lo stato mentale del paziente è in grado di esercitare una forte influenza sul DNA di tutte le cellule, comprese quelle cancerose.

Anche se una sintesi è spesso riduttiva e l'argomento esige che ogni affermazione sia fatta con molta cautela, è certo affascinante l'idea che la profonda unità del nostro essere - peraltro sostenuta anche dalla medicina antica - crei un continuo scambio tra corpo e psiche. Afferma infatti la Terragni che il messaggio più importante di questo libro è proprio "il superamento dei dualismi che ci affliggono".
E nello stesso tempo, pur senza sminuire l'importanza delle terapie ufficialmente riconosciute, è interessante pensare alla potente funzione che possono svolgere le emozioni positive, quasi come fiori che sbocciano su di un terreno arido e brullo ricostituendone l'integrità e la bellezza.

Ciò mi sembra un'ulteriore conferma del fatto che anche le emozioni offerte dalla sfera dell'arte possono attivare processi terapeutici capaci di incidere a fondo sulla nostra vita.
Nel creare tali processi - ho avuto occasione di dirlo più volte - la musica ha un ruolo di primo piano soprattutto grazie al suo linguaggio che tocca immediatamente le corde della psiche attraverso le frequenze dei vari suoni e il flusso di energia che essi comunicano. 
E' una qualità che gli antichi conoscevano bene: nella Bibbia si narra che il giovane Davide placava con l'arpa la follìa di Saul e - per venire a tempi un po' più vicini noi - possiamo ricordare che Bach ha composto le Variazioni Goldberg per alleviare l'ansia e l'insonnia del nobile Von Keyserling. 
Oggi poi le applicazioni della terapia dei suoni sono ancora più vaste e lo dimostra il fatto che la musicoterapia è divenuta una vera e propria disciplina paramedica.

Per questo, propongo all'ascolto il "Canone in Re maggiore" di Johann Pachebel (1653 - 1706) che nella profonda regolarità del suo ritmo ci regala una sorta di pacificante respiro. 
Si tratta di un brano conosciutissimo, riadattato in numerose versioni moderne - da quella più famosa degli Afrodite's Child in "Rain and Tears" alla più recente dei Modà in "Come un pittore", per fare solo qualche esempio - dove le canzoni sono costruite sullo stesso giro armonico del Canone.
E al di sotto delle ventotto variazioni di cui esso è costituito che si succedono con crescente complessità, il ritmo di fondo - reiterato e sempre uguale - apre davvero il cuore ad una riposante meditazione regalandoci uno sguardo progressivamente più positivo e sereno.

Buon ascolto!

domenica 11 novembre 2012

"Qui danza" : irrefrenabile gioia di vivere.


Giornata di pioggia questa, anzi, di acqua torrenziale. 
Osservo dalla finestra i campi dietro casa già in parte allagati, mentre l'occhio mi va al calendario: undici novembre???....
Ma non dovrebbe essere l'estate di S. Martino? E dov'è finita?...

Sento il bisogno allora di ritrovare attraverso la musica quella vivacità e quel colore che il paesaggio odierno non mi offre, per ricomporre almeno nel cuore la luminosità e il sereno orizzonte ora nascosti dietro le nubi.

Per questo, oggi propongo all'ascolto "Qui danza" di Giovanni Allevi, 
del quale - tra l'altro - proprio pochi giorni fa è uscito "Sunrise", nuovo cd comprendente una Fantasia concertante di cinque brani per pianoforte e orchestra e un Concerto per violino intitolato "La Danza della Strega". 
Ed ecco ancora il tema della danza che ritorna come una sorta di segreto filo rosso, a legare due composizioni che nascono dalla stessa sorgente vitale, anche se profondamente diverse nello stile e lontane nel tempo.
Il pezzo di oggi infatti non è tratto dall'ultima creazione del musicista ascolano, ma dal cd "No concept" del 2005.

Si tratta di un vivacissimo brano per pianoforte solo: gioia di vivere allo stato puro insieme a un sapore un po' rock e un po' jazz, anche se - a proposito di Allevi - di jazz vero e proprio non si può parlare in quanto il compositore ha più volte affermato di non sentirsi portato per l'improvvisazione. 
Al contrario, come ha precisato spesso usando un'espressione singolare e incisiva, ogni sua nota è sempre stata scritta sul pentagramma "per decreto dell'anima". E l'accostamento di questi due termini così diversi - uno relativo all'ambito della legge e l'altro a quello dello spirito - mi pare ribadisca con notevole forza quanto sia l'interiorità a guidare l'artista nel progettare ogni sua opera e ogni particolare del processo compositivo.

E' il ritmo la cifra più significativa di questo animatissimo brano, all'inizio martellante e ripetitivo, poi leggero al punto da farsi in alcune battute anche giocoso. Un ritmo che, man mano che la musica procede, ci afferra nel movimento della sua irresistibile e irrefrenabile vivacità fino a coinvolgerci e portarci via - corpo e anima - nel vortice della sua danza.
Un ritmo che ci restituisce sorriso, attitudine gioiosa verso l'esistenza insieme alla percezione che a danzare con noi sia la Musica, la Vita stessa, l'Infinito qui e ora : nell'universale e nel particolare, nel grande e nel piccolo, nella volta stellata e nel fiore, nelle passioni e nei sogni quotidiani, nei sospiri o nelle rabbie.

"Qui danza", e nulla di noi sfugge a questa danza che da ogni lato ci prende e ci avvolge e talora invece non vediamo presi dal chiasso esteriore o interiore. 
Ma basterebbe fare un passo indietro quasi a recuperare una visione d'insieme, per cogliere il segreto linguaggio dell'universo e sentir rinascere in cuore la gioia, nell'ebbrezza di un vivacissimo ritmo così come nella delicatezza di un battito d'ali di farfalla.
Ed è proprio ciò che Allevi sembra suggerirci con questa musica carica di irrefrenabile energia.

La clip video - peraltro ricca di splendide immagini - si chiude purtroppo pochi secondi prima che il brano finisca, ma in compenso l'acustica è perfetta.

Buon ascolto!

lunedì 5 novembre 2012

Preludio d'inverno

Primi di novembre: il cuore della stagione autunnale. 
Ma si alternano giornate dal tempo un po' strano.
Appena ieri si parlava di ottobrate, poi d'improvviso il freddo pungente ha portato un anticipo d'inverno: mattinate gelide, pioggia insistente, in certe località già la neve.
Oggi invece....sembra primavera e - almeno qui da me - il cielo ci regala una brezza tiepida e una trasparenza che esalta i colori. Ma le previsioni dicono brutto tempo, o forse nebbia. 

E' un po' un'altalena, ma per certi aspetti anche un dolce digradare verso la stagione invernale che ci permette di godere di ogni sfumatura dell'autunno abituando al clima gli occhi e il cuore prima di chiuderci nel fascino - ma anche nel disagio - del gelo. 

Sarà per questa particolare atmosfera che sono tornata ad ascoltare un artista che amo molto, Sting, in uno dei suoi più affascinanti cd: "If on a Winter's Night...", raccolta dalla quale tempo fa ho già postato qui due brani: "You Only Cross My Mind in Winter", sulle note di una meravigliosa Sarabanda di Bach e "Lo, How a Rose E'er Blooming" ripreso da un canto di Michael Praetorius.

Oggi, in sintonia con questo lento cammino verso l'inverno, è la volta di "Now Winter Comes Slowly", pezzo che ricalca l'omonimo brano di Henry Purcell (1659 - 1695) tratto da una delle sue più celebrate opere, "The Fairy Queen".
Da inglese a inglese, dunque, a distanza di più di tre secoli: da uno degli esponenti più significativi della musica barocca britannica fino al poliedrico Sting che, nel suo itinerario dal rock al jazz e al pop, non ha mai dimenticato la musica classica. 
Qui, attraverso la sua interpretazione e la sua voce straordinaria, le antiche note non solo mantengono intatta la propria bellezza, ma a mio avviso assumono un fascino ancora maggiore per l'atmosfera d'incanto fiabesco e d'intimità che Sting sa creare. E proprio lentamente l'artista ci accompagna verso il chiuso dell'inverno, così come il tema iniziale del pezzo scende gradatamente lungo la scala cromatica.

Ho riportato qui di seguito anche la clip video del brano originale nella rappresentazione dell'opera di Purcell: protagonista è la figura che impersona l'Inverno, la musica è uguale, ma diverso il tono, qui meno intimo e molto più marcato e solenne.

Buon ascolto!

giovedì 1 novembre 2012

Ai Santi in terra e in Cielo

A tutti i Santi, 
compagni di strada 
su questa terra 
o già vivi in Cielo, 
un ricordo in musica!


Gaudenzio Ferrari (1475 ca. - 1546): "Concerto degli Angeli", Santuario della Madonna dei Miracoli, Saronno.


Giuseppe Tartini (1692 - 1770): "Concerto per violino in mi minore D 56 - Adagio".