domenica 25 marzo 2012

Marzo: splendore di un'Annunciazione

Ci sono dipinti che la storia dell'arte ha reso famosi, ma che abitano un po' distanti le sale dei musei; altri invece che - ugualmente preziosi e importanti - si sono intrecciati per qualche motivo alla nostra vita e vivono con noi in una sorta di familiarità.

Talora sono quadri che abbiamo ammirato dal vivo e ci sono rimasti nel cuore, o riproduzioni che da sempre abitano con noi e la cui visione quotidiana ci ha reso vicine, quasi persone di famiglia con le quali dialogare in un muto gioco di sguardi.
E' per me il caso dell'
"Annunciazione" di Simone Martini (1284 - 1344) conservata a Firenze alla Galleria degli Uffizi.

Quando, a dodici anni, per la prima volta ho traslocato e finalmente ho avuto una cameretta tutta per me, mia mamma aveva posto vicino al mio letto un quadro che raffigurava proprio l'angelo di questa Annunciazione. Da quel momento, è stato mio per sempre e anche adesso che altri traslochi sono seguiti al primo e altri angeli si sono aggiunti alle pareti di casa, quello di Simone Martini è ancora lì a vegliare il mio sonno.

Allora, a me poco più che bambina avevano destato stupore le grandi ali ricche di sfumature sfolgoranti di luce, il ramoscello intorno ai capelli simile a un diadema, e soprattutto il rovescio del mantello col suo disegno scozzese peraltro non raro nei dipinti senesi del Trecento. Ricordo infatti che, quando - ancora adolescente - avevo visto la "Natività della Vergine" di Pietro Lorenzetti, anche lì avevo scoperto lo scozzese. Portavo allora un kilt giallo e nero ed era stata una singolare sorpresa ritrovarmi addosso....la coperta raffigurata nel quadro!

Ma a parte queste notazioni spicciole, il fascino che esercitava su di me l'angelo mi aveva indotto ben presto a cercare la riproduzione completa di quell'Annunciazione. E quando poi mi ero recata a Firenze a vedere l'originale, mi era parso di ritrovare un'immagine ormai di famiglia, qualcuno con cui avevo instaurato un legame profondo, come sarebbe stato - molti anni dopo - con l'angelo di Lorenzo Lotto del Polittico di Ponteranica.

Agli Uffizi la prima volta, mi aveva dato una sensazione strana entrare in contatto con quell'opera di Simone Martini così raffinata e leggiadra e al tempo stesso sentirla come un pezzo di casa mia. Tale era il coinvolgimento interiore e la passione di cui avevo caricato quel dipinto che era stato come vedere lì anche una parte di me. L'avevo guardato quasi con pudore e davanti agli amici che mi accompagnavano ero rimasta in silenzio.

Nel tempo, poi, ho amato anche altri pittori e altre Annunciazioni dagli accenti di più marcato realismo, ma questa è rimasta sempre la prima e indimenticabile, come i tratti inconfondibili del suo autore: l'ovale dei visi, il taglio sottile degli occhi e la bocca piccola dall'espressione talora quasi corrucciata.

Ho imparato in seguito ad apprezzare altri aspetti del dipinto:
il fondo oro che impreziosisce e illumina la scena, l'elegante sinuoso gioco di linee che accompagna sia il mantello dell'angelo che quello di Maria e la posizione delle due figure. Cogliamo infatti, da un lato, lo slancio dell'angelo nella sua lieve inclinazione ripresa anche dal ramo di ulivo, e dall'altro la dolce ritrosìa della Vergine sottolineata dalla curva del suo corpo e dal gesto della mano che chiude il manto sotto il viso.
Ma tratti di finezza sono evidenti in tutta la composizione: dalle bordure dei panneggi al sedile di Maria simile a un piccolo trono, dal vaso coi gigli fino alla cornice dorata che spartisce gli spazi con sottili elegantissime colonnine tortili e archetti in stile gotico fiorito. Una cornice che comprende anche gli scomparti con Sant'Ansano e Santa Margherita - opera di Lippo Memmi - e che non appare giustapposta all'opera, ma elemento inscindibile come la preziosa custodia di un gioiello diventa parte integrante del suo splendore.

Proprio lo splendore di questo dipinto a me così caro desidero proporre qui oggi che ricorre la festa dell'Annunciazione, insieme a un intensissimo brano di Bach.
Tratto dal "Credo" della "Messa in si minore BWV 232", il maestoso
"Et incarnatus est" è un coro a cinque voci che induce a meditare sul mistero dell'Incarnazione di Gesù con accenti di pathos che talora sembrano preludere anche alla sua futura Passione.
Un brano di rara profondità e grande spessore polifonico come solo Bach ci sa regalare.

Buon ascolto!

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Brava Annamaria!
Molto bello il tuo commento artistico con il pezzo di Bach.
Un abbraccio.
egle

Annamaria ha detto...

Grazie, Egle!
Un abbraccio anche a te e buona serata!

Unknown ha detto...

grazie per questi preziosi momenti di bellezza, ridanno fiducia allo spirito

luigina salmaso ha detto...

ciao...interessante la tua descrizione...molto ben dettagliata....ciao..luigina

Annamaria ha detto...

Sì, Luca, lo splendore di Simone Martini e la grandiosità di questo pezzo di Bach risollevano davvero.
Grazie!

Annamaria ha detto...

Luigina sono contenta che il post ti piaccia.
Vedo dal tuo blog che anche tu, oltre alla poesia, ami l'arte: ci sono sempre riproduzioni splendide.
Grazie!

Caterina ha detto...

Ciao cara, amo leggere le tue parole molto attuali ed ascolto con entusiasmo questo pezzo di Bach! Sai é qui la primavera, e forse fra alcuni mesi (7)(spero che non é troppo presto parlarne) diventeró nonna:)).
Baci

Annamaria ha detto...

Grazie, Caterina!!!
Sì, veramente stupendo Bach, ma
bellissima anche questa primavera che mi annunci col tuo diventare nonna.
Ti abbraccio forte e un bacione a te e famiglia!!!

Anonimo ha detto...

buona settimana

Annamaria ha detto...

Grazie Darjo, buona continuazione anche a te!

Daria ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Sandra M. ha detto...

Stupenda descrizione, come sempre. Non avevo mai notato lo scozzese della fodera del mantello. Questo angelo l'ho sempre visto un po' arcigno e guardato parecchio di sfuggita ( anche quando l'ho visto dal vivo ...ahimé tanto tempo fa)attratta più che altro dalla postura e dall'espressione di Maria che trovo stupenda.
Adattissimo e travolgente il brano.

Annamaria ha detto...

Sì, Sandra, la postura di Maria è di una bellezza incredibile: sorpresa, pudore, timidezza, forse paura sono rappresentate in modo efficacissimo e delicato. E quel Bach travolge davvero nel profondo.
Grazie!

Paola ha detto...

Gradevolissimo, e sono contenta di essere riuscita ad entrare e ad ascoltare anche il video.. Da tempo non ce la facevo, come ti dissi già. Ti auguro una buona domenica delle palme con un affettuoso abbraccio

Annamaria ha detto...

Paola, sono proprio contenta che finalmente tu riesca a entrare e ascoltare la musica!
Buona domenica delle palme anche a te e un grande abbraccio!!!
Grazie!