giovedì 27 ottobre 2011

Ottobre

La raffigurazione di Ottobre, nel "Ciclo dei Mesi" dei fratelli Limbourg, si dispiega in una veduta pianeggiante e aperta che - come già in diverse miniature precedenti - presenta il castello sullo sfondo e le operazioni agricole in primo piano.

Tuttavia, siamo lontani da quel clima di silenzio che si respira in altre rappresentazioni che vedono l'edificio situato in piena campagna a dominare i lavori campestri in totale tranquillità.
Qui, a ben guardare, lungo il fiume che separa il castello dai campi arati di fresco, una via che passa sotto le mura merlate si anima invece di vivacità cittadina e ci lascia intendere che siamo proprio a Parigi.

Come nella miniatura del mese di Giugno infatti, il corso d'acqua riprodotto a metà del quadretto e che sembra dividerlo esattamente in due parti, è la Senna. Ma mentre là lo sguardo era rivolto in direzione del Palais de la Cité, qui invece è l'antico palazzo del Louvre con le sue torri a campeggiare sullo sfondo.

Diversi personaggi, soli o a gruppetti, sono disseminati lungo la via, mentre dietro di loro il castello è descritto con la stessa minuziosa accuratezza che contraddistingue ognuna di queste miniature.
Torri e torrioni, comignoli e finestre fino alle figure di drago dei doccioni, tutto è riprodotto col gusto della precisione che ritroviamo peraltro anche nei campi in primo piano, nel disegno parallelo dei solchi brulli, o nel reticolo di fili tesi in secondo piano.

Tuttavia, questo gusto del particolare, qui come altrove, non è fine a se stesso, ma è la rappresentazione della vita che fiorisce serenamente in ogni suo aspetto, quotidiano e non.
Troviamo quindi un realismo che porta gli autori a non trascurare nulla: dalle figure che stanno conversando sulla strada, al barcaiolo sul fiume; dai gesti del contadino a cavallo e del seminatore, fino al becchettare degli uccelli nei solchi, anch'essi rappresentati nella varietà dei loro movimenti.
Nulla è lasciato al caso. Ed è singolare che, osservando il quadretto, l'occhio cada sugli oggetti, prima ancora che sulle persone: dal sacco bianco della semente in primo piano, all'erpice al centro del campo, su su fino allo spaventapasseri, quasi a disegnare una linea prospettica che conduce fino al castello.
Una descrizione attenta e ordinata quindi, vivace e pacata ad un tempo soprattutto nelle tinte tra le quali, al di là delle macchie di rosso e di blu, prevale il bianco insieme al colore della terra arata che attende la semente
.

Dello stesso carattere di vivacità e pacatezza di questa immagine è il brano che propongo oggi:
il primo movimento (Villano y ricercare) della "Fantasia para un gentihombre" di Joaquin Rodrigo, fantasia di cui mesi fa ho postato il secondo tempo.
Vivo e ritmato nella prima parte, il pezzo si fa dolcissimo nello splendido ricercare dove la chitarra - all'inizio solista - viene poi progressivamente accompagnata dagli altri strumenti per giungere a un finale di grande intensità.

Buon ascolto!

sabato 22 ottobre 2011

Fascino di una fisarmonica

Sono grata all'amico blogger Mirco del sito "Tra sogni e realtà" se posso dedicare il post di oggi ad uno strumento musicale molto particolare, popolare e inusuale insieme come la fisarmonica.
E' stato Mirco infatti, con la sua passione, a sollecitare in me l'interesse verso questo strumento che mi ha aperto un mondo di interpreti e di sonorità nuove.

Dicevo inusuale e popolare ad un tempo, perchè la fisarmonica non fa parte dell'organico di una tradizionale orchestra sinfonica e tuttavia trova spazio da sempre in tanti piccoli complessi musicali, nelle feste, nelle sagre o più semplicemente dove si balla.
Vero è che anche compositori come Ciajkowskj o Verdi - per far solo qualche esempio - talora hanno inserito nelle loro opere piccole parti per fisarmonica e oggi, sempre più spesso, la troviamo come strumento solista accompagnata da un' orchestra.
Ma nonostante questo, essa - con la sua ritmica così spiccata - è rimasta per molto tempo legata al mondo popolare del canto e della danza.


A nobilitarla, per così dire, inserendola in un vero e proprio repertorio classico o jazz o addirittura rock sono stati compositori e interpreti più recenti.

Ed è un uso raffinatissimo della fisarmonica che tali autori hanno fatto sfruttandone in pieno le risorse timbriche e ritmiche, sia che essa riproduca una potente sonorità simile a quella dell'organo, sia che ricordi il canto più sottile di un violino.


Tra i contemporanei, trovo affascinante sopra gli altri
Richard Galliano, compositore ma anche esecutore ed interprete, famoso per la sua collaborazione con moltissimi musicisti tra i quali Astor Piazzolla.
Il pregio di Galliano è l'aver fatto della fisarmonica uno strumento versatile capace di interpretare con lo stesso incanto musiche del passato e del presente così come differenti linguaggi.
Lo contraddistingue anche un forte legame col repertorio classico e con la musica di Bach in particolare, nella quale - come il fisarmonicista ha affermato - trova "il senso dell'avventura, il brivido della scoperta". Di Bach infatti Galliano ha eseguito svariati concerti oltre a pezzi tratti dalle suites orchestrali
, e sullo stile del musicista tedesco ha improntato anche alcune sue composizioni.

Tra queste "Aria", che propongo qui oggi, è forse il pezzo di Galliano più rappresentativo in questo senso.
Vi possiamo ritrovare echi della
Toccata e fuga in re minore come di altri brani bachiani ricreati e fusi in un'originalissima ricerca che sfrutta al massimo le sonorità dello strumento solista, quasi fosse un organo.
Una testimonianza dell' attualità indiscussa di un autore come Bach, ma soprattutto della capacità di Galliano di ricrearne la bellezza attraverso la sua straordinaria, modernissima inventiva e la mirabile padronanza della fisarmonica.

Buon ascolto!

mercoledì 19 ottobre 2011

Prima candelina!

Ebbene sì, oggi "Gioire in Musica" compie un anno!!!
Incredibile, ma vero: a partire da quel martedì 19 ottobre 2010 in cui un po' timidamente ho dato inizio a quest'avventura
, il mio piccolo spazio è cresciuto, arricchendosi di tante melodie e tanti lettori ma soprattutto ascoltatori!

A dire il vero, covavo da tempo il desiderio di trovare un ambito in cui condividere con altri le musiche che amo, ma non avevo mai pensato a un blog. L'idea me l'ha suggerita un'amica che mi aveva letto dentro questo desiderio chiuso in me come un fuocherello nascosto sotto la cenere.
Al momento però avevo rifiutato: figuriamoci, senza alcuna esperienza del web o quasi, non sarei stata capace!


Poi un giorno - in uno di quei pomeriggi un po' così...che sembrano girare a vuoto - mi ci sono messa tentando i primi passi con molte incertezze e tanta paura di combinare qualche pasticcio.
Ma appena "Gioire in Musica" ha preso forma sotto i miei occhi e ho pubblicato il primo post....mi ci sono appassionata come fosse stata cosa mia da sempre e d'allora è stato un crescendo d'intensità.

E quando - tra commenti, iscritti e la pagina delle statistiche che mostra da dove il blog è stato visto - ho capito che i lettori c'erano, ho provato una gioia grandissima.

Certo, sono consapevole di essere solo un modesto tramite di opere d'arte non mie, mentre tanti altri blogger hanno il pregio di condividere creazioni proprie.
Ma anche essere un piccolo canale di trasmissione è un'attività che mi impegna una bella fetta di tempo e - lo confesso - ogni tanto mi dico: "Devi darti una calmata! Pubblica un po' meno, magari solo due o tre volte al mese!".
Ma poi non resisto:
i brani musicali sono lì, dentro di me - come scrivevo una volta - "in gioiosa lista d'attesa" che premono chiedendo di essere condivisi.
E vi assicuro :
pensare che una persona magari sconosciuta, dall'altro capo del mondo, possa trascorrere anche solo pochi minuti in serenità ascoltando la musica che metto in rete, mi riempie di una felicità impagabile!

Per questo, ringrazio tutti coloro che in quest'anno sono passati di qui: lettori abituali o solo di passaggio, conosciuti e sconosciuti, vicini e lontani, dal Giappone al Brasile, dalla Spagna all'Ungheria; ringrazio chi ha lasciato un commento e chi si è limitato ad ascoltare, così come quegli amici - blogger e non - che mi hanno incoraggiato nel dare forma a un sogno.
Da tutti sono stata profondamente arricchita e la vostra presenza mi regala una gioia così concreta e viva che va ben al di là del virtuale.


Allora, per festeggiare torno al primo amore, al musicista con cui ho aperto un anno fa questo blog, quel Mozart capace - con l'incanto delle sue note - di abbattere le sbarre di qualunque carcere materiale o metaforico, come scrivevo nell'Incipit a proposito dell'aria da "Le nozze di Figaro" riportata nel film "Le ali della libertà".
Oggi è l' "Adagio in Mi maggiore K.261" per violino e orchestra che ho deciso di regalare a me e a voi nell'interpretazione di un grande violinista del Novecento: Arthur Grumiaux.
E' proprio la sonorità luminosa e purissima del violino, qui, a valorizzare il canto di questo brano, gli squarci di limpidezza e i tratti di malinconia, insieme all'orchestra che accompagna il solista con misurata intensità.
Un Mozart soavissimo che ricorda i Concerti per violino K. 216 e K.219 come pure, per certi aspetti, la Sinfonia concertante K.364.
Un Mozart che ci guida - come sempre - con uno sguardo di serenità e di supremo equilibrio.

Buon ascolto! Il sogno continua....

giovedì 13 ottobre 2011

"Classico ribelle" : lo sguardo di un poeta

"Quelli che non sentono questo Amore
trascinarli come un fiume,
quelli che non bevono l'alba
come una tazza di acqua sorgiva
o non fanno provvista per il tramonto,
quelli che non vogliono cambiare,
lasciateli dormire!"

Sono state queste parole del poeta persiano Jalal'al Din Rumi
a venirmi in mente nei giorni scorsi dopo aver letto "Classico ribelle", terzo libro del Maestro Giovanni Allevi uscito da circa un mese per l'editrice Rizzoli, facendo seguito a "La musica in testa" e "In viaggio con la Strega" pubblicati nel 2008.
Quelli di Rumi sono gli occhi incantati della poesia insieme alla volontà di assecondare il fluire della vita verso il cambiamento, ma anche Allevi ha qui lo sguardo di un poeta, mosso da amore per la realtà che gli sta intorno e dal desiderio di afferrarne il mistero attraverso l'arte.
"Classico ribelle" infatti presenta una scrittura nitida che nasce sempre da un moto del cuore, dal percepire che "dietro l'apparente semplicità delle cose c'è una grande profondità" perchè "il divino è ovunque, basta togliere di mezzo l'abitudine" (pag.49).

Il libro si compone di capitoli brevi, snelli, anche quando il linguaggio si fa denso di riflessioni filosofiche e musicologiche.
Ma sbaglierebbe chi pensasse a una lettura da terminare in fretta. Al contrario, perchè se ne possa cogliere tutto lo spessore il testo va centellinato con calma, sia che il compositore chiarisca il suo pensiero sulla musica contemporanea anche in rapporto alle critiche di cui è stato oggetto, sia che annoti episodi autobiografici, squarci di vita raccontati con semplicità e freschezza.

Interessante il discorso sulla possibilità di una musica "classica contemporanea" che, senza azzerare la tradizione, riempia però le forme classiche di contenuti del presente.
Ciò non significa misconoscere il genio dei grandi del passato che Allevi stesso - in più di un'intervista - ha dichiarato di adorare, ma accoglierne la lezione osando il nuovo, come ciascuno di essi a suo tempo ha fatto, nella prospettiva di chi compone musica immerso nei ritmi dell'attualità.

E questa immersione a tutto tondo nella vita del presente, mi pare significativa anche per un altro verso: l'autenticità da cui il libro è pervaso.

Autenticità con cui il compositore ricolloca al centro l'individuo, ribellandosi all'idea che il successo sia mera questione di numeri - come la società vorrebbe farci credere - e affermando che esso si fonda sulla capacità di raggiungere il cuore delle singole persone suscitando emozioni.
Autenticità nel ricondurre il bisogno viscerale di comporre musica ad un irrefrenabile grido di amore per il mondo, talmente intenso da tradursi in sofferenza anche fisica, quando accade che esso non sia corrisposto.
Autenticità nel trovare il coraggio di mettersi in gioco dando spazio all'anima.

Un incoraggiamento alla speranza, dunque, soprattutto per le nuove generazioni che Allevi esorta alla fiducia di poter concretizzare i sogni e alle quali - citando Turoldo - insegna lo stupore dinanzi al fluire del tempo ogni giorno sempre nuovo e inedito.

E per passare dalle parole alle note,
un Allevi non recentissimo, ma sempre ricco di intensità. Dal cd "Joy" (2006), "Vento d'Europa" è un brano inquieto come un fiume in piena, malinconico e irruente come le luci ed ombre di un'anima appassionata, e ben rispecchia una delle più significative affermazioni del libro:
"La musica va afferrata per strada, ma solo un cuore a pezzi può sentirla.
E' qui la scintilla divina!".


Buona lettura e buon ascolto!
(il brano termina due minuti prima della fine della clip audio, ma è comunque riportato integralmente)

domenica 9 ottobre 2011

Festa blogger: secondo appuntamento

E' stata Milano la cornice della seconda festa blogger, organizzata dall'infaticabile fantasia di Ambra, coadiuvata dall'eclettica Sandra e da Erika che però non ha potuto partecipare.
Gruppo numericamente inferiore, stavolta, rispetto al precedente appuntamento bolognese, tuttavia atmosfera ugualmente vivace.

Se dovessi riassumere in una parola la caratteristica principale dell'incontro, direi che è stata la spontaneità, quel sentirci da subito a nostro agio come amici di vecchia data sia con chi avevamo già conosciuto, sia con chi vedevamo per la prima volta.
E certo, la condivisione sui nostri blog di pensieri, interessi, impegni, racconti, creazioni artistiche e via dicendo, crea una sorta di familiarità che facilita poi il dialogo rendendolo più vero.

Tra chiacchiere, battute, foto e un pensiero a chi non era presente, mentre davanti a noi si alternavano le portate di un pranzo sontuoso, abbiamo messo in comune un po' dei nostri interessi, piccoli scorci della nostra quotidianità e tanta passione per ciò che ciascuno di noi, nel suo spazio virtuale, sta realizzando.

Un grazie di cuore a tutti: amici che ho rivisto con gioia (Ambra, Stefano, la dolcissima Mirta con Mauro, Sandra e Franco che ci hanno scattato innumerevoli foto) e altri per me nuovi. Mi piace ricordare il garbo di Elio e Graziana, la simpatia di Carla insieme al suo genio di squisita pittrice, poi Fabrizio, Francesco e infine Silvio e Mirco, frizzanti nella loro giovinezza che ha drasticamente abbassato l'età media del gruppo.
Insomma, un incontro breve ma pieno di sorriso che mi ha fatto tornare al mio treno con un senso di profonda gratitudine.

Il regalo musicale che desidero condividere con tutti gli amici blogger e dedicare alla festa di ieri, è il
"Perpetuum mobile (Moto perpetuo)" op. 257 di Johann Strauss jr., pezzo animato e scintillante, ricco di varietà e movimento che mi sembra proprio adattarsi alla vivacità e alla simpatia del nostro incontro.
Si tratta di una fantasia per orchestra, uno scherzo musicale a ritmo di polka ispirato forse da una festa di carnevale, dove il tema viene ripetuto all'infinito dai singoli strumenti e che - proprio perchè moto perpetuo - manca della conclusione.
"Und so weiter..."
(e così continua...) sono le parole con cui solitamente viene interrotto insieme ai gesti del direttore d'orchestra o talora a una battuta di spirito.
Lo riporto qui nell'esecuzione della Filarmonica di Vienna in occasione del Concerto di Capodanno del 1987.

Splendida a mio avviso la direzione di Herbert Von Karajan che sottolinea la particolare voce dei singoli strumenti, dal più grande al più piccolo, e che qua e là si vena umorismo. Così come strappa un sorriso, alla fine, l'interruzione del pezzo dove il vecchio leone sembra dire :"Per ora basta così!"

Ma il brano dovrebbe proseguire all'infinito....

"Und so weiter"..... e così continua non solo la musica, ma anche l'amicizia, la gioia, la condivisione del gruppo blogger che, come un'orchestra nella varietà dei suoi strumenti, ieri ha fuso le sue voci e si propone di farlo ancora, nello straordinario di un incontro conviviale, ma prima di tutto nella quotidianità dei nostri blog.

Buona visione e buon ascolto!

mercoledì 5 ottobre 2011

"Cortesàni"

Ci sono passioni che ci entrano nel cuore da adulti e altre invece che nutriamo fin dai tempi dell'adolescenza, se non addirittura dell'infanzia.

Trovo che, a volte, queste ultime si rivelino più autentiche, perchè fiorite su di un terreno ancora intatto e se magari, nel tempo, le circostanze della vita ci hanno portato ad abbandonarle, poi si risvegliano con rinnovato vigore, come qualcosa che ci appartiene dal profondo e vive intrecciata ai nostri primi sguardi di amore sul mondo.


Così è la mia passione per i canti di montagna, della quale ho scritto già in passato e che affonda le radici nella mia adolescenza.
Una passione che si ridesta più viva ogniqualvolta scopro un coro, una melodia capaci di illuminarci dentro.

Il canto che ho scelto oggi intitolato "Cortesàni" - ancora di Bepi De Marzi come altri già postati tempo fa - s'ispira a un paesetto veneto ("Cortesàni" appunto) ed è un piccolo gioiello di poesia in note e in parole. Due brevi strofe, riportate qui di seguito, che sull'onda del vento tratteggiano la tristezza dell'inverno, ma anche la speranza della primavera col suo ritorno alla vita.
L'interpretazione del coro I Crodaioli col suo ritmo lento, ricco di sfumature ben modulate, conferisce poi al canto una soavità religiosa, quasi la solennità di un antico corale
.

Buon ascolto!


"Dopo Cortesàni
sul prà del tempo fermo,

no canta più l'amore,
la se gà fermà l'inverno,

no torna primavera,

nei prà ze sempre sera,

e il vento cava 'l core,

è l' vento del dolore.

Vento nelle mani,

o vento tra i capelli,

ho visto gli occhi chiari

come l'acqua dei ruscelli,

ritorna primavera

e canta nella sera,

ritorna dentro i fiori

nel tempo degli amori.
Dopo Cortesàni, dopo Cortesàni..."